Collateral – Il non-sense del vivere moderno

Creato il 11 agosto 2014 da Nicola933
di Viviana de Lillo - 11 agosto 2014

Collateral (Id.)

Genere: Azione

Regia: Michael Mann

Cast: Tom Cruise, Jamie Foxx, Jada Pinkett Smith, Mark Ruffalo, Peter Berg, Bruce McGill, Irma P. Hall, Barry Shabaka Henley, Richard T. Jones, Klea Scott, Bodhi Elfman, Emilio Rivera, Jason Statham, Javier Bardem

2004

119 min

Ehi Max, un uomo sale sulla metropolitana qui a Los Angeles e muore. Pensi che se ne accorgerà qualcuno? – Vincent

La locandina del film

Di Viviana de Lillo. In una cupa Los Angeles notturna, Max, un giovane tassista, interpretato da Jamie Foxx, dà un passaggio ad una procuratrice distrettuale che sta lavorando ad un importante caso da discutere l’indomani in tribunale. Terminata la corsa, un nuovo passeggero prende posto sul sedile posteriore del taxi: si tratta di Vincent, un uomo di mezz’età, interpretato da Tom Cruise, che propone al giovane tassista di accompagnarlo in giro per la città tutta la notte in cambio di un lauto compenso. In realtà, l’uomo è un sicario ingaggiato per compiere l’omicidio, nell’arco della medesima notte, di alcuni testimoni implicati in un’inchiesta su un gruppo di narcotrafficanti. All’insaputa della missione del suo cliente, Max accetta di accompagnarlo, divenendone involontariamente complice.

Sebbene di primo acchito la pellicola sembri un poliziesco convenzionale, Collateral svela la sua reale natura sin dal titolo. Nomen omen, direbbero alcuni. Mentre, infatti, sulla scena si delineano i passaggi canonici del genere, nello specifico un cattivo particolarmente abile che contempla la polizia brancolare nel buio, proprio lì, di fianco alla narrazione che appare principale, all’interno del claustrofobico abitacolo di un taxi, prende corpo una sorta di road movie esistenziale con protagonisti un buono ed un cattivo, figure, qui, solo all’apparenza antitetiche.

Tom Cruise (Vincent) e Jamie Foxx (Max)

Max, infatti, è un uomo smarrito nei propri sogni, rappresentati in parte da una cartolina con impresso il mare cristallino delle Maldive e in parte dalla prospettiva di un investimento nel progetto di una compagnia di limousine, che non esita a mettere il buon cuore da parte pur di salvare la pelle, mentre Vincent è un uomo freddo quanto spietato, la cui determinazione, però, si rivela in alcuni punti difettosa, tendente a lasciare troppo spazio alla malinconia ed all’inquietudine.

Costretti ad una relazione di mutuo aiuto dalle drammatiche circostanze che li vedono protagonisti, di entrambi vengono allo scoperto aspetti occulti delle rispettive psicologie, in un costante gioco di specchi.

Mentre la notte scorre e la missione di morte procede, è ormai chiaro che la portata poliziesca della pellicola è una mera velleità, una scenografia standardizzata, tesa a celare e al contempo enfatizzare l’indagine psicologica dei due protagonisti.

I dialoghi di stampo filosofico tra i due uomini durante la corsa stonano con la mattanza in atto, sconfinando in una crescente sensazione di sbando e perdizione che culmina nel momento in cui il taxi incrocia un lupo smarritosi nel caos della metropoli americana.

Una scena del film

La mancanza di senso e lo smarrimento che ne deriva sembrano accomunare l’esistenza di uomini e animali in un patetico teatro dell’assurdo, in questo caso quello losangelino, dove tutto sembra essere dominato dal caso.

Un caso particolarmente scaltro, dal momento che nella lista delle vittime di Vincent v’è anche una persona cara a Max.

Michael Mann sigla con Collateral un’autentica riflessione sul vivere moderno. E lo fa a modo suo, con il suo straordinario talento, nella resa digitale di una Los Angeles iperrealista, dove la logica ha ceduto il passo al caos, attraverso l’indagine psicologica di due personaggi che non sono centrati a tutto tondo sui valori che sembrano in un primo momento caratterizzarli e distinguerli, e mediante una narrazione su due livelli, il cui cuore semantico giace proprio lì, a lato di quello che viene recepito, prima di comprenderne la reale natura, come l’ennesimo plot poliziesco.

Un taxi attende il suo passeggero. La sua identità e la destinazione della corsa non sono regolate da alcuna legge, a parte quella del caso. Ma al mondo, anche fosse altrimenti, non importerebbe comunque.

★★★★


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