Cosa sia davvero questo libro non è facile dirlo. Anzi, non ci sono riuscito nemmeno terminata la lettura: ed è parte importante del suo fascino. Romanzo, saggio, chiacchiera e divagazione.
C'è un'isola meravigliosa dell'arcipelago intorno a Stoccolma. C'è l'autore con il suo vizio di collezionare insetti, anzi, mosche, anzi una specifica famiglia di mosche, i sirfidi, che abbondano su quell'isola idilliaca. E da questi esseri viventi che quasi sempre sono per noi solo una fonte di fastidio se non di disgusto, quali pensieri, quali riflessioni sulla vita e tutto ciò che abbiamo dentro e ci circonda.
C'è grande umorismo, in queste pagine. Ma con la leggerezza ci sono anche tante cose importanti: perché dalle mosche, vai a capire come, si arriva a parlare di paesaggi dell'anima, di lentezza, di poesia dell'attesa. Si vola verso luoghi lontani, che l'immaginazione e la lettura ci permettono di raggiungere, tanto da arrivare fino a una remota penisola siberiana il cui nome io avevo appreso solo sul Risiko. E ci scoprano tante figure curiose e dimenticate, esploratori e scienziati.
Può bastare? Sono convinto che a rileggerlo ne scoprirò, di altre cose