Collezione Maramotti, Reggio Emilia (12-03-2016)

Creato il 14 marzo 2016 da Maxscorda @MaxScorda

14 marzo 2016 Lascia un commento

Continuiamo il viaggio nelle eccellenze d’arte italiane, sempre meno affidate al pubblico e al contrario curate da soggetti privati.
Si e’ parlato di Giulio Bargellini e il suo Magi ‘900, oggi invece andiamo a Reggio Emilia nell’ex fabbrica Max Mara che il patron Achille Maramotti, fondatore della casa e attento collezionista, volle trasformare in museo d’arte contemporanea. Scomparso nel 2005, egli lascio’ la collezione ai figli che con eguale passione condividono lo spirito del padre, continuando nella gestione e l’accrescimento del patrimonio.
Sede facile da raggiungere, si trova a pochi kilometri dall’uscita autostradale reggiana, si accede solo dopo prenotazione gratuita effettuabile via web. si possono scegliere due visite di diversa durata, da 1 ora e mezza e da 2 ore e mezza. Abbiamo scelto la visita piu’ lunga ma posso assicurare che il tempo non basta per godersi tutte le meraviglie della collezione. E meraviglie lo sono per davvero perche’ Maramotti fu un imprenditore illuminato che seppe leggere le tendenze artistiche e di mercato al loro fiorire, artisti incontrati dagli anni 50 in poi quando il rapporto era ancora diretto, spingendosi comunque negli anni ’80 in poi attraverso galleristi e atelier in un mercato molto diverso che prepotentemente si spostava al di la’ dell’oceano.
Organizzata su due piani con disposizione di massima cronologica, significa anche incontrare un’organizzazione tematica. Percio’ percorrendo la strada dell’informale e del concettuale, si passa per la scuola romana prima, l’arte povera poi approdando alla transavanguardia. Da qui in poi si fanno largo gli Stati Uniti e la Germania, in un  viaggio che prosegue ancora oggi da una parte all’altra dei continenti. Visita guidata da personale esperto e gentile, gruppo ristretto e opere da togliere il fiato, ecco gli ingredienti di un pomeriggio memorabile. Ragguardevole in qualita’ e in quantita’ con pochi eguali, soprattutto perche’ ci si allontana dall’Italia tanto generosa di storia e bellezza e si ha modo di godere di artisti che gallerie a parte, raramente i musei ospitano. Quando si ha l’acume e la cultura di saper scegliere un istante prima che il nome arrivi sulla bocca di tutti, si possono poi offrire opere d’artista che immaginiamo solo sui libri e in luoghi giganteschi come MoMA o Guggenheim. Se poi le troviamo collocate in uno stabile magnifico, ristrutturato ma che ancora porta le tracce del lavoro che ospito’, si aggiunge un senso di profonda solidarieta’ e appartenenza a chi direttamente e indirettamente ha fatto si che tutto questo divenisse realta’.
Inoltre’ vi sono esposizioni temporanee, oggi Anna Conway e una collettiva intitolata "Industriale immaginario", che se proprio ve ne fosse bisogno, spingono a tornare ancora e ancora. Entusiasmante, una realta’ bellissima che infonde gioia e speranza in un’Italia dove ormai non e’ rimasto quasi piu’ nulla di cui vantarsi.

Collezione Maramotti: pagina ufficiale