14 marzo 2016 Lascia un commento
Si e’ parlato di Giulio Bargellini e il suo Magi ‘900, oggi invece andiamo a Reggio Emilia nell’ex fabbrica Max Mara che il patron Achille Maramotti, fondatore della casa e attento collezionista, volle trasformare in museo d’arte contemporanea. Scomparso nel 2005, egli lascio’ la collezione ai figli che con eguale passione condividono lo spirito del padre, continuando nella gestione e l’accrescimento del patrimonio.
Sede facile da raggiungere, si trova a pochi kilometri dall’uscita autostradale reggiana, si accede solo dopo prenotazione gratuita effettuabile via web. si possono scegliere due visite di diversa durata, da 1 ora e mezza e da 2 ore e mezza. Abbiamo scelto la visita piu’ lunga ma posso assicurare che il tempo non basta per godersi tutte le meraviglie della collezione. E meraviglie lo sono per davvero perche’ Maramotti fu un imprenditore illuminato che seppe leggere le tendenze artistiche e di mercato al loro fiorire, artisti incontrati dagli anni 50 in poi quando il rapporto era ancora diretto, spingendosi comunque negli anni ’80 in poi attraverso galleristi e atelier in un mercato molto diverso che prepotentemente si spostava al di la’ dell’oceano.
Inoltre’ vi sono esposizioni temporanee, oggi Anna Conway e una collettiva intitolata "Industriale immaginario", che se proprio ve ne fosse bisogno, spingono a tornare ancora e ancora. Entusiasmante, una realta’ bellissima che infonde gioia e speranza in un’Italia dove ormai non e’ rimasto quasi piu’ nulla di cui vantarsi.