Essendo stata dipendente dal colonialismo per un secolo, la stessa classe operaia dei paesi imperialisti “sente” questo e ciò spiega molto della loro continua resistenza al socialismo e la loro ostilità nei confronti dell’Unione Sovietica e della Cina. Non sono tanto gli eccessi stalinisti in questi paesi che li disturbano, quanto la paura di perdere privilegi che essi hanno avuto e di cui godono ancora, derivanti dal supersfruttamento del mondo coloniale. Così non è soltanto il loro interesse economico presente e passato nell’imperialismo, ma anche le loro paure per il futuro, che contribuiscono al conservatorismo politico e alla arretratezza dei lavoratori nei paesi imperialisti. Questi ultimi sono industrialmente “avanzati” a causa del colonialismo, ma politicamente sono “arretrati”’. E il compito di vincere e curare questa arretratezza, ivi compreso il socialsciovinismo, è uno dei principali compiti “educativi” che riguardano la pianificazione socialista in questi paesi: vale a dire lo sradicamento della “mentalità da schiavo” inculcata dai missionari, dai liberali, dagli “educatori” e dai regimi imperialisti e dai loro agenti locali.
Hosea Jaffe – “Il colonialismo oggi: economia e ideologia”, Jaca Book, 1970