Titolo: Colpa delle stelle
Titolo originale: A fault is our stars
Genere: Letteratura straniera
Data prima pubblicazione: 2012 (in Italia nel 2012)
Casa Editrice: Rizzoli
Collana: Narrativa
347 pagine
Prezzo copertina: 16,00 €
EAN 9788817060578
Di ogni libro segnato sulla wishlist, acquistato o preso in prestito in biblioteca, conoscono benissimo la storia. So perfettamente perché ho deciso che DOVEVO o DOVREI leggerlo. Quello che recensisco oggi come libro del mese, il primo giorno dell’anno, ha una vita tutta particolare.
Mesi fa avevo letto in un articolo che ne avrebbero presto fatto un film, così ho deciso di portarmi avanti per non trovarmi impreparata al momento dell’uscita al botteghino. L’ho cercato in biblioteca, scoprendo che addirittura andava prenotato perché, a quanto pare, è un libro molto richiesto. Come d’abitudine non mi sono documentata sull’autore, sulla sua bibliografia o sulla trama, se non quel tanto che bastava per capire che non si trattava di un libro horror – non riesco proprio a digerirli, men che meno i film – e che potevo mettermi in coda per aspettare il mio turno di lettura. Poi è arrivato, sono andata a ritirarlo e l’ho messo sulla pila dei libri da leggere. E lì c’è rimasto, per ben 27 giorni. Finché qualche giorno fa, controllando il mio stato di utente-bibliofilo sul portale online del Sistema Bibliotecario Provinciale, mi sono resa conto che il prestito stava per scadere e che non avrei potuto rinnovarlo perché, ovviamente, il libro era già stato prenotato da un altro lettore.
Le opzioni quindi erano 2:
- restituirlo senza averlo letto e rimettermi in coda per riaverlo quanto prima (e si spera riuscire a leggerlo, stavolta)
- divorarlo in 3 giorni, abbandonando temporaneamente le altre letture in corso (Thomas Hardy, oramai, mi dà per dispersa), così da poterlo restituire nei termini.
Ho preso in mano il volume, l’ho sfogliato velocemente: era scritto con un carattere abbastanza grande, quindi le 340 pagine in realtà si potevano leggere tranquillamente con una media di 50 pagine l’ora (quindi in 7 ore scarse). Mi sono seduta sul divano, di fronte alla stufa, con la copertina sulle gambe e il gatto accoccolato di fianco… E ho iniziato.
Erano mesi che non mi trovavo di fronte a un libro del genere. Avete presente quei libri che ti rapiscono per portarti nel loro mondo, fatto di personaggi che sembrano tuoi amici da sempre, che ti fanno perdere la cognizione del tempo, che ti fanno rimpiangere di avere dei bisogni fisiologici che ti costringono ad abbandonarli per alcuni minuti (non sono una di quelle persone che ama leggere in bagno), che ti lasciano in uno stato di disorientamento quando ti devi per forza fermare (tengo famiglia anch’io)? Questi sono i libri che mi hanno spinta ad aprire questo blog, quelli che si meritano tutti i giorni dell’anno il “premio” di Libro del Mese. Quelli che mi sento di consigliare anche a chi non ama leggere, perché sono sicura che li farebbero facili, anche solo per poche ore.
Lo so, il genere è quello degli Young Adults, libri per “giovani adulti” (una terminologia molto in voga per descrivere i libri da adolescenti con gli occhi a cuore), ma a volte tornare per un po’ di ore indietro nel tempo non è un male. Io ci ho rivisto pezzi di me stessa, tra le righe; nottate passate al telefono a dire poco più di niente, svegliarsi nel cuore della notte per vedere se ci sono messaggi sul cellulare, infatuazioni inspiegabili e sentimenti contrastanti… anche se non ero malata, ero pur sempre una ragazzina innamorata.
In più se lo si legge dalla giusta angolazione in Colpa delle stelle si vedrà molto di più. Io, ad esempio, ci vedo un libro sull’amore, sulla patetica quanto crudele lotta alla malattia del secolo, sulla speranza della vita dopo la morte, sulla forza di essere genitori e sulla forza di essere figli, sulla difficoltà di stare vicino a una persona che sta per morire, a una «granata» che vorrebbe minimizzare le sue vittime, ma non può.
La trama è semplice: una sedicenne malata di cancro che ha perso la sua adolescenza dietro a tubi e macchine per respirare, circondata da genitori che la amano e farebbero di tutto per lei, tanto da spingerla a farsi degli amici incitandola a partecipare a un gruppo di supporto. Qui Hazel (la protagonista) conosce Augustus, un ex giocatore di pallacanestro affetto da osteosarcoma. Si conoscono, si innamorano, si capiscono più di tanti adulti.
Il finale è prevedibile, fa piangere. Ma tutto ciò che viene prima e dopo lascia senza fiato, senza lacrime, senza parole.
Conclusione: l’ho terminato in 7 ore scarse e sono addirittura in anticipo sulla scadenza del prestito.
Nota: il titolo è tratto da un passo del Giulio Cesare di Shakespeare (atto I scena 2) quando Cassio dice a Bruto: «La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi».