Pubblicato da Ossimoro
Eccomi a raccontarvi il caso letterario teutonico di stagione: l’autrice (perché trattasi di autrice, il nome si legge “Nina”) è georgiana naturalizzata tedesca, classe 1983, di professione sceneggiatrice teatrale e cinematografica, qui al suo primo cimento con la prosa romanzesca. Scrive nella lingua di Goethe (non me ne voglia Goethe, che si starà rivoltando nella tomba, se mi sente) e ci narra gli alti e bassi di un amore impossibile e tormentato tra due ragazzini, poi adulti, che condividono un segreto che è la chiave di una terribile tragedia di cui si sentono responsabili. Questo romanzo è la storia del loro ritrovarsi e riperdersi che culmina in un viaggio in Georgia, un luogo topico dove il passato, finalmente, si svelerà e il futuro potrà incominciare.
Una storia su cui avevo molte aspettative e che purtroppo si è rivelata scritta male, tradotta peggio, molto “raccontata” e poco “mostrata”: un esordio che tradisce molti errori tipici degli scrittori alle prime armi, un risultato spiacevole che non viene certo aiutato da una storia confusa, non consequenziale, globalmente poco avvincente, in cui uno spunto interessante è mischiato a elementi che, alla fine, si rivelano espedienti di comodo, dall'attrattiva davvero scarsa.
RECENSIONE Strano ma vero, a cercare in rete non si trovano quasi recensioni di questo libro, nonostante sia uscito da diversi mesi; una su Ibs, nessuna su Anobii e sui blog solo anteprime, nessuna opinione. Mi è venuto da pensare che, se tutti i lettori hanno faticato quanto ho faticato io a portarlo a termine, non è così difficile intuire il perché di questa carenza di recensioni.
L'inizio di Il mio dolce gemello è promettente: Stella, una giornalista forte e affermata, con una vita tranquilla, un marito devoto e un figlio delizioso, una famiglia stramba ma affettuosa, viene sconvolta dal ritorno nella sua vita del fratellastro Ivo, che ha segnato gli anni della sua gioventù con la sua affascinante incostanza, in un amore morboso, carnale e tuttavia del tutto infedele.
Dopo sette anni di silenzio Ivo torna a scoperchiare un vaso di Pandora di non detti, colpe condivise e un amore ritenuto impossibile, malato, devastante; la resa dei conti avverrà durante il viaggio in Georgia, dove Ivo deve recarsi come reporter, luogo dell'anima in cui, dopo 270 pagine, finalmente il lettore scoprirà qual è la grande colpa infantile che ha legato i due protagonisti, rendendoli fratelli, complici e amanti per l'eternità. Presentato così, il libro attira, peccato che poi sia più che altro il “come” a intaccare il “cosa”, in un circolo vizioso di racconti intrecciati, incongruenze, espedienti di pura facciata: la figura di Ivo, che dovrebbe risultare maledetta e intrigante, è soltanto odiosa, con il suo abbandonare a più riprese Stella perché “il nostro amore è impossibile”. Stella è a sua volta irritante, persa per Ivo e fragile come una banderuola. Ma la cosa in assoluto meno riuscita è la globale riprovazione (sociale e famigliare) che circonda il sentimento esistente tra Stella e Ivo: perché diamine questo amore è percepito come così impossibile? Non si tratta di un incesto, dato che non sono fratelli di sangue, e il fatto che abbiano condiviso un evento traumatico in tenera età non è un motivo sufficiente per chiudere ogni spiraglio di comprensione.
La qualità scadente della prosa non è l'unico problema: anche le sequenze sono costruite in modo opinabile, piene di lunghissimi racconti interni in prima persona e poveri di scene mostrate in presa diretta. Questo senz'altro non può essere un difetto della traduzione ed è la cosa che mi stupisce di più: l'autrice di lavoro fa la sceneggiatrice di teatro, per cui dovrebbe essere decisamente versata nel riportare le scene con un taglio recitativo, mentre in questo libro tutto ha una consistenza davvero statica.
Ciliegina sulla torta, il pessimo titolo, che stavolta è stato tradotto letteralmente: mellifluo, stucchevole, ruffiano e tuttavia inappropriato; la “gemellanza” tra Ivo e Stella di fatto non esiste, sarebbe stato molto più corretto “Il mio dolce fratello”. Copertina ambigua e bruttina.
Insomma, un libro che è un'occasione sprecata, un colpo di sonno inatteso: una storia con delle notevoli potenzialità che affoga tra la prosa scorretta, le incongruenze, le infinite sequenze di racconto (non tutte pertinenti), le ambizioni disattese da romanzo psicologico, il fallimento del tentativo di conferire fascino ai personaggi e mordente alla storia.
Consigliato solo in caso vogliate fare un regalo sgradito al vostro peggior nemico (o alla suocera).