Colpo gobbo del Jobs Act

Creato il 11 settembre 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

Tutto si può dire di Matteo Renzi, tranne che non sappia ottenere ciò che vuole. Sembrava, infatti, che l'approvazione degli ultimi decreti attuativi della sua creatura dovessero essere rimandati a data da destinarsi, causa impegni pressanti del Governo (riforma costituzionale, emergenza migranti).

Invece, ecco il Premier prendere di petto la situazione ed imporre al Consiglio dei Ministri l'approvazione dell'ultima tranche del Jobs Act: ora la riforma è completa. Rispetto a quanto già accennato, ben poche sono le novità emerse: in particolare, lotta alle dimissioni in bianco e controllo sui lavoratori.

Nel primo caso, si tratta di una novità assolutamente positiva, che serve per combattere uno dei peggiori abusi del mondo del lavoro italiano. D'ora in poi, sarà possibile dare le dimissioni solo ed esclusivamente tramite un modulo prestampato e protocollato, scaricabile del sito istituzionale del Ministero del Lavoro.

Il modulo, opportunamente compilato e firmato, dovrà, poi, essere trasemsso al datore di lavoro ed alla Direzione Territoriale del Lavoro, pena la nullità delle dimissioni.

L'altra novità è meno entusiasmante: la contestatissima norma sui controlli a distanza, alla fine, è stata inserita nei decreti ed è operativa, nonostante sembrasse che dovesse essere depennata, a causa dei conflitti con la legge sulla privacy.

Invece, il Governo è andato dritto per la sua strada, mantenendo il testo così come era stato scritto: le aziende, senza più la necessità di trovare un accordo con i sindacati (ma con l'obbligo di informarne i dipendenti), potranno tenere sotto controllo i propri lavoratori anche tramite pc, smartphone e tablet aziendali ed utilizzare i dati raccolti per fini disciplinari, sempre che questi non violino la privacy del dipendente stesso.

Ma proprio qui sta il problema. Se un dipendente, utilizzando l'email o i servizi di instant messaging, critica l'operato della propria impresa, sta contravvenendo al regolamento interno aziendale o sta esprimendo una sua libera opinione? E se tali strumenti fossero utilizzati, per esempio, per controllare quante volte un dipendente va in bagno: lo si sta monitorando, per essere sicuri che sta facendo il lavoro per cui è pagato o si sta violando la sua privacy?

Nonostante Poletti – vero ingenuo o finto tonto? – assicuri che le aziende utilizzeranno tali strumenti, esclusivamente per sanzionare i dipendenti fannulloni, alcuni giuslavoristi - molto più realisti – temono, invece, che il confine, troppo sottile, tra privacy e controllo non potrà che creare problemi di interpretazione della norma e conseguenti cause giudiziarie.

I sindacati, infine, lamentano la fine di decenni di conquiste sociali dei lavoratori, cancellati dal colpo gobbo del Rottamatore.

Danilo