Coltivare le parole

Da Paperottolo37 @RecensioniLibra

Non so come mi sia venuta quest’idea.
Sarà perchè sono un “Topolino di campagna” nato, cresciuto e tuttora vivente in una zona d’Italia che si può definire tranquillamente e a pienissimo titolo una zona di campagna.
Sta di fatto che ieri nel tardo pomeriggio mi è balenata alla mente , quasi come fosse una rivelazione improvvisa, l’idea di vedere gli scrittori come una sorta di “specialissimi coltivatori”.
Non so quanto questo paragone incontrerà l’approvazione altrui ma a me è parso bello ed accattivante perciò l’ho, per così dire, sposato.
In fondo, se ci si ferma solo un attimo a pensarci, uno scrittore deve, innanzitutto, coltivare il proprio linguaggio nonchè, forse ancor prima, il proprio talento per la scrittura.
Quindi deve spargere, il più possibile a piene mani, i propri “semi grafici” su quei campi immacolati che sono le pagine del libro che sta scrivendo e quindi mettere definitivamente “a dimora” il tutto pubblicandolo.
A questo punto, come un qualunque altro coltivatore, deve armarsi di Santa Pazienza ed attendere.
Attendere fiducioso che il seme o la piantina piantata (scusate il bisticcio di termini) dia i propri, si spera abbondanti frutti; questo senza però dimenticare mai di innaffiare la propria coltivazione pubblicizzandola il più possibile.
Ora, dopo questa mia spiegazione, non siete forse convinti anche voi della bontà o comunque della non assoluta e totale strampalatezza della mia “Teoria del parallelo bucolico” tra scrittore e coltivatore?
Grazie infinite per l’attenzione e la pazienza ed arrivederci alla prossima!
Buon inizio di settimana e buon tutto!
Con simpatia!
Riccardo