com’era quel paragone tra le stagioni e le età dell’uomo?

Creato il 08 agosto 2012 da Plus1gmt

La temperatura, quando sale, gioca brutti scherzi. Il caldo è un alleato nel complotto che si perpetra nei tuoi (tuoi in generale, sia chiaro) confronti. Prendere il treno dà più fastidio, camminare è più faticoso, la pazienza è agli sgoccioli, se devi ancora partire metti la polvere della tua vita grama sotto lo zerbino della coscienza, se sei appena tornato sei infastidito il doppio per quella polvere da pulire  sotto lo zerbino della coscienza di cui ti eri dimenticato e te la prendi con il te stesso di tre settimane prima. Ma non è sempre così grigia.

Quando hai un po’ di tregua capita che senza rendertene conto d’improvviso ti rilassi in eccesso e crolli addormentato, ovunque ti trovi. Sei seduto su una panchina sotto un albero al momentaneo fresco, c’è pure una brezza, e prima di accorgerti che in quel momento non c’è proprio nulla da temere, i bambini a cui stai badando sono a zonzo in bici e non c’è nessuno che viene a rivolgerti la parola, serri le palpebre e cadi. E assistendo da fuori a una scena del genere, cercando di rispolverare anche solo per un istante il metro di giudizio di un giovane, un adulto che sonnecchia in pieno giorno su una panchina lascia un po’ così, perché quando si è ragazzi si dà per scontato che i grandi seguano un modello comportamentale rigorosissimo. Siano adulti, appunto.

E solo quando poi si consegue la patente di maturità si ha il diritto di andare dietro le quinte della vita dei nostri modelli, e magari scopri che c’è uno zio che ha fatto trascorrere una vita da inferno a tua zia tradendola in tutti i modi possibili e, oltre il danno la beffa, una volta rincoglionito dall’età ha accusato sua moglie di tutte le nefandezze che le ha inferto lui, confondendo e sovrapponendo la sua vita su quella della sua vittima. Ma quando eri giovane era il padre dei tuoi cugini, questo poteva bastare.

Così tiri un sospiro di sollievo se te la stai cavando bene, e una pennichella di fronte a un nutrito gruppo di adolescenti non è certo la fine del mondo. Basta quel pizzico di vergogna che subentra al torpore del sonno nel momento in cui la testa ha un sussulto e cerchi di ricomporti. Quando si è grandi le responsabilità sono una adiacente l’altra come piastrelle. Ma con tanto di fughe nere, interstizi in cui ci si deve cimentare con tutte quelle emozioni di cui da adulti ci si vergogna e tutte le tracce di sporco che quelle emozioni hanno lasciato colare proprio lì, ed è con l’olio di gomito che si trascorre quella parte della vita – la seconda – che non c’era poi tutta ‘sta voglia di raggiungere. Così da un pubblico totalmente immaginario, perché con così pochi anni non catturi l’attenzione di chi ha ben altro a cui pensare, si passa all’avere spettatori impietosi che stanno ad aspettare il colpo di teatro comico per metterti alla berlina. Come appisolarti all’ombra nel mezzo di un pomeriggio di estate.



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