Un tè bollente, può essere una buona idea nel deserto. Probabilmente non lo è in questi giorni a Milano o Roma. E c’è una ragione scientifica.
Ci si può rinfrescare bevendo un tè caldo? Molti lo sostengono, facendo l’esempio delle popolazioni nomadi che vivono nel deserto, come i Tuareg e i Berberi, che consumano infusi bollenti anche nelle ore più calde della giornata. Ma le esperienze riportate da chi ci prova nelle infuocate realtà locali sono assai più contraddittorie.
Uno studio scientifico riportato dalla rivista dello Smithsonian può forse aiutare a dirimere la controversia.
UN TÈ DI CORSA. Alcuni ciclisti sono stati equipaggiati con sensori per misurare la temperatura della pelle e un boccaglio per rilevare la quantità di ossigeno consumato e l’anidride carbonica prodotta, cioè il calore generato dal metabolismo corporeo. I ricercatori hanno anche misurato la temperatura dell’aria, l’umidità e altri fattori ambientali. Risultato osservato: i ciclisti che mentre pedalavano bevevano acqua calda accumulavano meno calore degli altri.
FUNZIONA SE… In parole povere, è stato verificato che quando si manda giù una bevanda calda, il risultato è una minore quantità di calore accumulata dal corpo, ma a condizione… che il sudore aggiuntivo prodotto quando si beve possa evaporare.
La spiegazione è semplice: la funzione del sudore è proprio quella di far scendere la temperatura del corpo, e se questo avviene il risultato netto è di sentirsi più freschi. Ma per avere la sensazione di “fresco” il sudore deve essere in grado di evaporare dalla pelle.
Se questo non avviene, se la giornata è molto calda ma anche umida, se uno è troppo vestito, allora il sudore non evapora, e la bevanda calda non fa altro che aggiungere calore a calore.
In altri termini, se un tè bollente nel deserto può essere una buona idea, probabilmente non lo è in questi giorni a Milano.