Come affrontare il disagio psicologico e...lo stress che ne deriva! 1 Parte

Da Psychomer
Oggi diamo il benvenuto al Dr. Mazzani Maurizio, Psicologo e Psicoterapeuta a Roma, con il quale abbiamo deciso di cominciare un'ambiziosa collaborazione. Sul sito verranno pubblicati periodicamente articoli in chiave clinica che si andranno ad integrare con gli argomenti trattati da PSYCHOMER...e chi meglio di uno psicoterapeuta può far questo?!
Basta chiacchere, ora cominciamo (e lo facciamo col botto!), ecco il primo articolo di Maurizio: Come affrontare il disagio psicologico e... lo stress che ne deriva!
Perché ricorrere ad un intervento psicoterapico?

Cos’è una psicoterapia?Un articolo come questo nasce dalla convinzione, sorta in seguito alla mia pratica terapeutica, che generalmente le persone non hanno sufficiente conoscenza di cosa sia, ne a cosa realmente serva una psicoterapia, e soprattutto ritengo che esse, generalmente, non abbiano minima conoscenza di come operi uno psicoterapeuta.Il mio intento non è ovviamente fare pubblicità agli psicoterapisti, ma solamente offrire informazione per far meglio conoscere quell’azione sanitaria, che pur appartenendo alla casistica dei possibili interventi per la salute dell’individuo, se ne possiede scarsa conoscenza e talvolta addirittura una errata.E’ chiaro che per spiegare un simile argomento ci vorrebbe uno spazio di almeno 200 pagine, ma nonostante ciò cercherò di esprimere succintamente i punti salienti.Un propedeutico aspetto da chiarire, è che la psicoterapia agisce sullo stato psicologico dell’individuo “momentaneamente compromesso”. Tale compromissione, convinzione centrale dei cognitivisti, è che sia dovuta allo stress a cui l’individuo è normalmente sottoposto nel percorso della propria vita, ma che per particolari circostanze avversive, raggiunge talvolta valori cosi elevati da comprometterne la capacità cognitiva di fargli fronte.Inoltre concetto saliente in cui si fonda l’approccio terapeutico, ed in particolare quello che si rifà alla psicologia cognitiva, è che lo stress faccia parte della nostra vita e che non possa essere totalmente eliminato.L’obiettivo della psicoterapia, infatti, non è quello di incoraggiare i soggetti ad eliminare lo stress, bensì quello di renderli consapevoli della sua natura e del suo impatto sul proprio stato psicoemotivo, a tal proposito propongo una espressione incisiva dell’illustrissimo psicologo americano A. Selye ”la vita sarebbe noiosa senza la sfida di situazioni stressanti”.La meta non è quindi rimuovere o eliminare lo stress, bensì incitare le persone ad osservare gli eventi stressanti come problemi da risolvere, piuttosto che come minacce personali. Si ha perciò il fine di portare le persone a divenire degli abili risolutori di problemi, nell’affrontare le situazioni avversive che appartengono alla loro vita.L’incremento di abilità intrapersonali e interpersonali per fronteggiare lo stress costituiscono il motore di una terapia cognitivo/comportamentale. Cosa vuol dire ciò?Agire terapeuticamente, significa semplicemente far sviluppare competenze, alle quali attingere per incrementare le proprie capacità di tolleranza e resistenza, e far sì che diminuisca l’impatto emozionale ed i costi personali dovuti alle situazioni stressanti. Nella visuale terapeutica il processo d’intervento è visto nell’ottica di un graduale addestramento alla crescita del paziente, facendogli acquisire strategie comportamentali e cognitive, divenendo così più abile ad elaborare le avversità della vita.Sinteticamente, l’intervento è costituito da diverse fasi, la prima è chiamata di concettualizzazione ove si stabilisce una relazione terapeutica collaborativa, e si aiuta capire meglio la natura degli eventi di vita causanti stress, i suoi effetti sulle emozioni e sul comportamento.La seconda avviene puntando principalmente sull’acquisizione d’abilità di fronteggiamento dello stress, e la loro ripetizione inizialmente in ambito clinico per poi farle seguire in vivo. In tale fase s’insegnano varie tecniche sia cognitive sia comportamentali, sistematicamente progettate in relazione ai disturbi presentati, e all’atteggiamento (dubbioso, partecipante, diffidente, fatalista, razionale, ecc.) del paziente verso il training stesso. Il terapista in tal momento s’impegna a creare nel soggetto il maggior interesse possibile, affinché quest’ultimo partecipi con forte impegno alle pratiche terapeutiche.L’ultima fase si fonda sul sostegno e sulla verifica nel tempo delle abilità apprese. Questo stadio consiste nel testare continuamente, mediante domande specifiche e attraverso tecniche di inversione di ruoli quanto imparato. Nella parte conclusiva di tale stadio, è, infine, chiesto al soggetto una relazione scritta in chiara matrice cognitiva, di ciò che ha vissuto nel percorso terapico, esplicando chiaramente, dal proprio punto di vista, i progressi ottenuti. Quest’ultimo compito ha il fine conclusivo di imprimere ancor meglio quello che il soggetto ha compreso e riconcettualizzato nella pratica terapeutica; come anche costituire un punto fermo al quale riferirsi negli incontri dilazionati nel tempo, che hanno l’obiettivo di un maggior ancoraggio delle nuove abilità cognitive/comportamentali acquisite, in modo che esse diventino patrimonio irrinunciabile del soggetto.
Dr. Mazzani MaurizioPsicologo Psicoterapeuta