Come affrontare il primo giorno di scuola

Da Maestrarosalba

Un titolo che non esaurisce un discorso il quale a dire vero è piuttosto complesso e articolato,  che non può quindi terminare nell'arco di un post: non solo primo giorno di scuola ma anche e soprattutto il periodo di adattamento, ovviamente differente a seconda che il bambino abbia fatto precedenti esperienze al nido. Considerato che l'organizzazione varia anche notevolmente da scuola a scuola,  poniamo l'accento in questa sede, sugli atteggiamenti da parte di scuola e famiglia tesi a rendere i primi giorni di scuola per il bambino di tre anni la migliore esperienza possibile.
 

La preparazione a casa

 C'è una fase, sia che il bambino abbia frequentato il nido, sia che sia  è stato a casa, di preparazione che precede l'ingresso a scuola.

Come? Non solo attraverso il racconto e la pre-visione di ciò che accadrà, che non deve essere enfatizzato né in senso troppo positivo, né in senso allarmistico ma semplicemente presentato come una tappa della crescita, portando esperienze di altri: un fratello maggiore, i cuginetti, gli amici, altrimenti riferendosi al fatto che anche i genitori ci sono andati da piccoli, è utile guardare insieme foto di quel periodo, visitare insieme la vecchia scuola, per farla breve cercare di far capire al bambino che la sua è un'esperienza comune nella cerchia delle conoscenze. Il secondo passo è la visita una o più volte a alla scuola (vedi sotto), l'incontro con gli altri bambini e tra le mamme che faranno la stessa esperienza, la scelta insieme del corredo che accompagnerà la nuova esperienza.
Le autonomie

L'abitudine al panno ad esempio andrà tolta con ampio margine di tempo, non come ho visto fare troppe volte, la settimana che precede l'ingresso a scuola. Il bambino deve essere autonomo e principalmente lo deve essere per sua tutela, fatti salvi i casi in cui non è possibile per ragioni di salute ad esempio.  Le scuole statali benché prevedano l'ausilio del personale non docente, che vengono retribuite per incarico ad hoc, non sempre sono attrezzate in tal senso (acqua, calda, bidet...). Inoltre spostarsi da lavoro perché il bambino ha fatto la pipì o si è sporcato non sempre è cosa fattibile. Una cosa è l'evento occasionale che ci sta tutto, altra il mancato controllo degli sfinteri.  Più il bambino è autonomo e più si evitano altre questioni anche legate alla disponibilità di personale che possa occuparsi adeguatamente dei piccoli.  Giusto per entrare nel pratico quando è capitato che a dover cambiare i bambini era personale anziano e di sesso maschile, ho preferito occuparmene di persona, sempre previa informazione tramite telefonata alla famiglia  se impossibilitata a venire di persona.

La preparazione a scuola

Sembrerà strano ma anche la scuola prepara l'ingresso dei treenni e degli anticipatari quando ci sono. Intorno ai mesi di maggio giugno è necessario rendere disponibili alcune date per dar modo ai futuri alunni di conoscere la scuola, in quell'occasione organizzare un gioco collettivo con un momento di incontro tra i bambini, facilitare la conoscenza tra le mamme, cominciare a fornire le indicazioni essenziali: cosa occorre (una lista scritta è meglio), cosa fare e cosa non fare.

Il primo giorno

Dopo tutti questi preliminari arriva il giorno dell'ingresso a scuola, tutte le scuole prevedono forme d'ingresso personalizzate per chi frequenta la prima volta, alcune sono istituzionalizzate con orari precisi, altre più elastiche prevedono accordi da prendere di giorno in giorno a seconda di come il bambino accetta la nuova situazione.
Non trovano il mio favore quelle scuole che chiedono ai genitori la presenza a scuola durante i primi giorni di frequenza dei bambini. Intanto perché si entra nel merito dell'organizzazione familiare: passate le ferie estive non tutti i genitori possono ottenere i necessari permessi dal lavoro. Poi perché una volta finiti quei giorni il bambino dovrà comunque confrontarsi con l'assenza delle figure familiari, da ultimo perché coraggiosamente occorre accettare che i nostri piccoli si staccano da noi e alle insegnanti incombe il fatto che dovranno occuparsi adeguatamente anche del bambino che piange. Ci sono le strategie per evitare che un bambino viva male questa fase di passaggio, ritenere che l'ingresso a scuola possa avvenire per forza senza una lacrima, senz'ansia è sbagliato: certo ci sono i bambini a cui il cambiamento piace, la vista di altri bambini li rende felici, ma le lascrime e la fatica del distacco sono un fatto assolutamente normale da accettare come tale, sta a noi cercare di fare in modo che il bambino passi dal pianto per l'assenza del familiare all'interesse per il gioco e le attività. 


Il momento del distacco

L'ambiente che accoglie dev'essere preparato allo scopo: un clima calmo e pacato, angoli gioco, libri, costruzioni, fogli e colori attireranno altri bambini che giocano e attireranno subito il nuovo arrivato. Non predisporrei un ambiente troppo festoso, né con musica di sottofondo o altri bambini che cantano.  E se proprio il piccolino non volesse abbandonare la mano del papà o della mamma è consigliabile evitare il passaggio forzato (come ho visto fare) accompagnato da urla e crisi isteriche del bambino. L'unica soluzione a quel punto è che il genitore consegni il bambino nelle braccia degli insegnanti o lo convinca a restare volontariamente e lasci il bambino senza prolungare il doloroso tiramolla, che è quanto di più deleterio si possa fare durante i primi giorni di scuola.  Se non ci si sente tranquilli e si è ansia, e lo si è sicuramente nei primissimi giorni, si può chiedere il telefono della scuola e chiamare dopo una mezz'oretta per sapere se il bambino si è tranquillizzato.

Quanto tempo deve stare un bambino a scuola il primo giorno di scuola Infanzia? 

Lo si diceva all'inizio ogni scuola adotta sistemi diversi prevedendo spesso un ingresso graduato con aumento di tempo quotidiano. In tante scuole questo tempo è uguale per tutti, in altre è personalizzato, se un bambino accetta di buon grado la nuova esperienza non c'è ragione, a mio avviso, di insistere con uscite anticipate, anche perchè i piccoli tranquilli sono spesso di aiuto per quelli più irrequieti.  

Quando è il genitore a essere ansioso

Se siete convinti che l'ansia del bambino sia un fatto suo esclusivo ebbene vi sbagliate. Essa più spesso deriva, ovviamente senza generalizzare eccessivamente, dalla preoccupazione di noi adulti. A volte si rende necessario tranquillizzare i genitori e lo si fa un po' allo stesso modo in cui abbiamo visto qui. Messaggi chiari, trasparenza, comunicazioni precise, un tono di voce calmo e sicuro, la capacità di trasmettere loro l'idea che il loro bambino è in buone mani e che qualsiasi necessità vi sia saranno i primi ad essere avvisati.
Sembrerebbe la parte meno importante di tutto il nostro discorso e invece è la prima: quando  il genitore si sarà convinto di aver affidato il suo bambino a persone competenti, accoglienti, che vogliono bene al bambino senza scadere nella melensaggine, che hanno a cuore sia l'apprendimento ma anche la sua crescita sociale e personale, ecco il resto sarà una passeggiata.

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