Come albero tenace
Poesia di Gianfranco Taglialatela, 2010
Intono litanie al tuo improbabile ritorno,
sospendendomi sulle vette raggianti che tu accendesti
portandomi in volo coi tuoi ricami nel cielo.
Ma sul pendio che guarda alla tua valle
io cauto insisto
e sono un albero tenace che irretisce la tua frana.
Perché se invece seguissi il fiume
che vuol gettarsi ora da questa fonte,
io scenderei ad incombere come inquieto rapace,
senza preda né approdo.
Spuntano nella lirica di Taglialatela evanescenti eppur concreti simboli del suo essere sensibile e attento ai segnali sottili dell’universo. Le preghiere affidate al cielo dalle vette luminose sono i pensieri di un Eremita che guarda indietro per osare di guardare in alto, con cautela e tenace insistenza, in solitudine. Un Eremita che, immobile e paziente, sceglie di trasformarsi in albero solitario e di affondare le radici nella roccia piuttosto che volare in basso come un’aquila in picchiata alla ricerca di illusorie prede e inconsistenti rifugi: un atto di amore verso la montagna.
Giovanni Pelosini