La suddivisione in capitoli è solo una possibilità, non un obbligo, ma è comunque una convenzione che ha il suo perché e i suoi vantaggi.
A meno che non abbiamo optato per qualche soluzione alternativa (che magari potrebbe adattarsi a particolari tipi di storie), dunque, potremmo chiederci: qual è il modo migliore di gestire i capitoli?
Perché dividere in capitoli la storia?
La suddivisione in capitoli in un romanzo non è solo una convenzione, ma ha la sua utilità. È importante concedere al lettore delle pause, dargli modo di riprendere fiato. La lettura deve risultate agevole, scorrevole, deve essere uno svago e non una fatica. Dunque facilitiamo la lettura se ogni tanto la spezziamo.
L’importanza dell’apertura e della chiusura
Da un punto di vista psicologico siamo portati a incentrare l’attenzione prima di tutto sulla fine, secondariamente sull'inizio e ancor meno sulla parte che sta in mezzo. Apertura e chiusura di un capitolo dunque sono le parti più importanti per il lettore, quelle che hanno un maggiore impatto e restano più impresse. Dunque, quando scriviamo un libro, è importante dare il giusto rilievo a questi due punti. E tra le due, la chiusura è la parte più importante, anche in considerazione del fatto che si tende a terminare una lettura proprio alla fine del capitolo o a volte dove si presenta uno stacco “fisico”, come un segno di paragrafo bianco. E sarà questa parte a rimanere più impressa nel lettore. Una fine debole, fiacca e tranquilla di certo lo invoglia a continuare la storia.
La chiusura naturale di un capitolo
Quando interrompere? Quando concludere un capitolo? Con il tempo e l’esperienza, ovvero dopo molte ore di scrittura alle spalle, si arriva a intuire quando è il momento di fermarci, si acquista un “senso” appropriato. In generale, la fine di una scena potrebbe teoricamente essere la naturale chiusura. Dal momento che un capitolo è una piccola unità dell'intera storia, la scelta più logica è quella di interromperlo quando una piccola porzione della stessa storia ha fine, come in un saggio si conclude quando termina un argomento. Ma è sempre questa la soluzione migliore?
Interrompere una scena
Dal momento che il lettore è portato a interrompere la lettura proprio alla fine di un capitolo e che la quella fine gli resterà impressa, la maggior parte degli scrittori adottano il trucco di porre uno stacco proprio nel bel mezzo di una scena, magari al punto in cui viene fatta un'importante rivelazione o "sul più bello". E' una soluzione adottata molto anche nei film e nelle serie tv.
Esempi di interruzione ad effetto:
- rivelazione importante
- colpo di scena
- arrivo improvviso di qualcuno
- rovesciamento di una situazione
- circostanze in cui la tensione è molto alta
Come aprire un capitolo?
L’apertura di un capitolo non ha lo stesso valore di un incipit ma è comunque importante, perché come dicevo sopra facciamo molta attenzione all'inizio, in quanto lettori, e dunque è bene riservargli una certa enfasi.
Se abbiamo interrotto la scena nel capitolo precedente proprio nel punto più importante, si potrebbe riprendere da lì. Oppure no... e tenere il lettore ancora un po' in uno stato di sospensione, passando momentaneamente ad altro, se la storia lo consente.
Se c'è stato un cambiamento di luogo e di tempo, dovremmo usare l'inizio del capitolo per fornire le nuove coordinate. In modo particolare ciò può essere utile se c'è stato un forte salto temporale.
Spesso a me capita di aprire caratterizzando il "dove" o il "quando" della scena che sto per ritrarre in quel capitolo, per inquadrarla.
Esempi di caratterizzazione iniziale:
- il luogo dell'azione (dove)
- il tempo dell'azione (quando)
- tempo atmosferico, clima
Se c'è più di un punto di vista nella storia, inoltre, è bene che l'apartura del capitolo chiarisca senza possibilità di dubbi qual è il punto di vista che stiamo adottando.
Suddividere i capitoli secondo uno schema predefinito
Ho adottato questa soluzione nel mio primo romanzo: ogni capitolo è dedicato a una carta dei Tarocchi. In realtà non si tratta di uno schema rigido perché di fatto l'interruzione del capitolo ha poi seguito anche altre (mie) regole, ma in generale è possibile decidere a priori di riservare ogni porzione del nostro romanzo a qualcosa di definito.
Per esempio un capitolo può essere dedicato a:
- un periodo di tempo
- un punto di vista di un personaggio (se ne abbiamo più di uno)
- una località speficica (per esempio se si racconta di un viaggio)
C'è da dire che per quanto la soluzione di schematizzare sembri comoda, in quanto ci solleva dalla difficoltà di capire quando interrompere, è molto coercitiva, lascia poca libertà d'azione.
E' davvero necessario un capitolo?
Infine, forse, dovremo chiederci se è proprio necessario, al punto in cui siamo, un nuovo capitolo. A volte basta semplicemente uno stacco, un segno di paragrafo, per far riprendere fiato al lettore.
E voi come aprite e chiudete un capitolo? O avete deciso di fare addirittura a meno di questa convenzione?
Anima di carta