Come assumere la servitù

Creato il 18 marzo 2010 da Mauser @Mauser89

Prendendo spunto da alcuni commenti e attingendo a piene mani dal libro di Isabella Beeton "Mrs Beeton's Book of Household Management", mi è venuto lo spunto di scrivere un post su come una brava padrona di casa doveva assumere il personale domestico e, naturalmente, come questo doveva proporsi.
L'argomento mi sta a cuore, visto che cercare lavoro nella società moderna è oltremodo difficile, tra la crisi, la carenza del lavoro e il precariato diffuso [sono una precaria anche io, segretaria con contratto co.co.co.] mi sembrava interessante vedere come andavano le cose nel passato, forse animata dalla speranza che il mondo del lavoro fosse migliore.
Trovare lavoro, per chi era sveglio e volenteroso, non era difficile, ma bisognava essere disposti a sgobbare parecchio, perchè a quel tempo tutti i lavori, dallo scrivano alla lavandaia erano durissimi, sia per gli uomini che per le donne e bisognava, anche all'epoca, essere disposti a non rimanere fossilizzati in una zona, dove magari le proprie aspettative di occupazione non erano un granchè, ma recarsi anche in altre regioni e sotto padroni diversi.
Il mondo del lavoro girava parecchio, forse quanto i nostri "tempi moderni", alcuni sostengono ancora di più, questo perchè, almeno per la servitù (ed è di loro che parleremo oggi) il concetto di fedeltà ad una casata, ai propri padroni, era qualcosa di inesistente.
Con la fame e la vita dura, dovrebbe infatti venir naturale cercare di elevare la propria posizione quanto più possibile, in relazione a quanto già fatto, all'esperienza accumulata e alle referenze acquisite: inoltre, in una grande magione come poteva essere una country house inglese, era difficile fare carriera, si rischiava di fare la sguattera di cucina tutta la vita.
Per questo gli uomini, ma soprattutto le donne, cambiavano spesso lavoro e il tempo che passavano in una dimora, a parte casi particolari come quello di governanti eterne e altro, non superava quasi mai i 3 anni.
Che cosa doveva fare, quindi, una brava padrona di casa o una governante quando una delle sue cameriere o cuoche si licenziava? Cercarne un'altra... e come? Ecco qualche strada.
Il passaparola
Sicuramente il metodo più efficace di tutti.
Inutile che vi spieghi come funzioni, sentireste insultata la vostra intelligenza.
Il metodo più sicuro era chiedere ai propri dipendenti rimasti, questi infatti, se si trovavano bene nel loro posto di lavoro, avrebbero consigliato solitamente parenti (sorelle, fratelli, cugini/e) o amici fidati per fare bella figura e sperare in una piccola promozione o, nel caso, nel training del nuovo arrivato, che comportava comunque l'avere qualcuno sotto di sè da schiavizzare a piacimento.
Anche domandare a chi se ne stava andando poteva essere un'ottima scelta, perchè questi avrebbe consigliato qualcuno di fidato per il ruolo che aveva ricoperto e che sapeva meglio di altri come andava svolto: camerieri e cameriere di casa, infatti,s viluppavano un certo attaccamento alla propria mansione e, escludendo i casi di chi detestava il proprio impiego, solitamente consigliavano persone che sapessero svolgere bene ciò che loro avevano fatto fino ad allora.
Se la situazione era drammatica e nessuno dei candidati ottenuti con questa strada soddisfaceva le proprie richieste, c'erano sempre vicini, amici e parenti vari che potevano raccomandare qualcuno. La raccomandazione era fondamentale.
Analogamente, anche per chi cercava lavoro il metodo del passaparola era la fonte primaria di informazioni, come la stessa Agnes Grey, dall'omonimo libro di Anne Bronte dice; e lei stessa viene assunta come istitutrice proprio tramite conoscenze di famiglia.
Annunci sui quotidiani
L'annuncio sui giornali, prevalentemente locali, era anch'esso un ottimo metodo, peccato che fosse però più costoso, perchè gli annunci si pagavano in base al numero di parole, come i telegrammi.
In epoca Vittoriana soprattutto, era usanza pubblicare sui quotidiani, specialmente quelli che uscivano spesso, quindi una volta a settimana, qualsiasi tipo di informazione: dalla nascita dei figli all'apertura di una galleria, agli sconti e ai suggerimenti, perfino racconti e romanzi a puntate, i cosiddetti romanzi d'appendice.
I quotidiani avevano un'apposita area riservata dove si potevano pubblicare annunci riguardante il personale a servizio, specialmente servitù, giardinieri, istitutrici e così via.
Jane Eyre, protagonista dell'omonimo romanzo di un'altra delle sorelle Bronte, Charlotte, trova il suo primo impiego a casa Rochester proprio tramite un'inserzione sul giornale e lo stesso vale per moltissime sue simili.
Chi cercava personale pubblicava qualche riga riguardante le referenze da presentare, l'indirizzo da contattare o a chi fare riferimento, le mansioni da svolgere e l'esperienza richiesta.
Saltuariamente era richiesto di trasferirsi, per esempio durante il boom delle Colonie Americane, tra Sette e Ottocento capitù che alcune famiglie di emigrati in America richiedessero sui giornali famosi della loro capitale personale disposto a trasferirsi per un periodo nelle colonie.
Questo fu valevole anche per colonie come l'India (cfr. Il giardino segreto) e l'Australia (cfr. Georgie) e altri luoghi sotto la giurisdizione del Commonwealth dove si aveva un grande flusso di inglesi, ad esempio Hong Kong e la Cina in alcune sue regioni (cfr.La locanda della sesta felicità con Ingrid Bergman, L'amore ai tempi del colera e ancora Anna and the King con Jodie Foster nei panni dell'istitutrice).
Naturalmente per chi cercava l'avoro c'era la possibilità di pubblicare il proprio curriculum nel caso qualche datore fosse interessato leggendo il quotidiano, giocandoli sul tempo, per intenderci.
Referenze
Come adesso si usa spedire i propri curricula alle società dove si aspira di lavorare, anche all'epoca si usava qualcosa di simile: venuto a sapere della mancanza di personale (problematica latente) oppure desideroso di essere assunto presso una tale famiglia, il candidato poteva presentarsi dalla padrona o dalla governante con una lettera di referenze.
Questa lettera, simile alla moderna lettera di presentazioneera tipicamente uno scritto da parte del precedente (o dei precedenti) datori di lavoro che testimoniavano che costui o costei era stato a servizio presso di loro e si era comportato correttamente. Alcune volte i precedenti datori si dilungavano nello spiegare le motivazioni che erano seguite alla partenza della persona oppure aggiungevano i compiti svolti e le mansioni che gli/le riuscivano meglio.
Non scrivere una lettera di presentazione era considerato sinonimo di non aver lavorato bene per il proprio precedente datore, per questo chi non poteva portare referenze o era al primo impiego o era visto con sospetto da parte dell'esaminatore.
[L'unica a non DOVER portare lettera di referenze è, naturalmente Mary Poppins, "praticamente perfetta sotto ogni aspetto"].
A tal proposito cito un brano tratto da un romanzo di Lisa Kleypas dove la protagonista, Sophie, si candida per un posto di aiutante presso il capo dei Bow Street Runners, sir Ross Cannon, e viene assunta come cameriera, qui si spiega qualcosa sulla lettera di presentazione:

Si riscosse e riprese il colloquio. «Avete portato delle referenze, signorina Sydney?»
La donna scosse la testa. «Temo che il mio precedente datore di lavoro non sia disposto a raccomandarmi.»
«Perchè no?»
La sua compostezza venne finalmente meno e un'ondata di rossore le imporporò il viso.
«Ho lavorato per molti anni per una lontana cugina. Mi ha consentito di abitare a casa sua, dopo lamorte dei miei genitori, nonostante non fosse una donna falcoltosa. In cambio della sua carità, mi è stato chiesto di servire come cameriera tuttofare. Credo che la cugina Ernestine fosse soddisfatta del mio impegno finchè...»
Lisa Kleypas, L'amante di Lady Sophia, Mondadori 2009


Si scoprirà qualche riga più avanti che il motivo per cui Ernestine era così poco soddisfatta di Sophia era perchè lei aveva avuto un amante [che scandalo! Mamma mia!].
Uffici di Collocamento
L'ufficio di collocamente, sebbene con un altro nome [Centro per l'impiego, ndr] esisteva anche all'epoca. In questo ufficio chi era in cerca di lavoro e chi di personale si scambiavano le richieste e le necessità, entrando finalmente in contatto con lo scopo di soddisfare ciascuno le esigenze dell'altro.
Al centro di collocamente si compilavano dei moduli, appositamente archiviati per mansione in grado di svolgere, luogo di nascita, età e competenze varie, mentre i richiedenti scrivevano ciò di cui avevano bisogno.
Attraverso un gioco di collegamento fatto da impiegati ed impiegate, le due persone venivano congiunte e fatte conoscere, a volte senza neanche vedersi si stipulava il contratto in base a carte e referenze.
L'ufficio di collocamente era comunque l'ultima spiaggia, anche perchè andava pagato il servizio e non era una spesa che tutti potevano permettersi, specialmente chi aveva poca servitù.
Bene, spero che il post sia stato esauriente, mi sono davvero divertita a scriverlo, mi spiace di non essere stata tanto coerente con le vostre richieste, cercherò di migliorare, anche se a volte non riesco a resistere all'impulso di scrivere di getto ciò a cui sono appassionata in quel momento.
Bacioni grandi a tutti e buona serata