Che fare, se dal fondo di un cassetto salta fuori un libretto di risparmio dimenticato lì da anni e contenente poche decine di euro? Sicuramente, non recarsi in banca per chiuderlo. Cioè quello che ha fatto, pochi giorni fa, una mia cliente di Forlì.
La quale, invitata da Unicredit a recarsi in agenzia per adempiere all'Adeguata verifica della clientela (decreto legislativo 231/2007), porta con sé il suo libretto, inutilizzato dal maggio del 2005 (quando prelevò 100 euro e lasciò in deposito appena 21 euro e 73 centesimi), decisa a chiuderlo.
"Non c'è problema", risponde la solerte impiegata Unicredit. Che in men che non si dica aggiunge sei nuovi movimenti al libretto e porta il saldo finale a 0 euro tondi.
Poi conclude: "Signora, le interessa aprire un conto corrente qui da noi?", senza accorgersi che la cliente era già scappata a gambe levate.
Nota dello scrivente: io ho provato a capire quali fossero le spese addebitate, ma ahimè le causali riportate a fianco di ogni movimento (per la precisione: SMI e SRE) erano indecifrabili, in quanto non comprese nella legenda stampata sul libretto. I misteri delle banche italiane..