Tanya, come afferma lei stessa, è il frutto di un'equazione classica:
Playa del Carmen + Ragazzo Italiano + Ragazza Messicana = Grande Amore.
Dalla cittadina di Modena, ci scrive per raccontarci le sue impressioni di donna messicana trapiantata nel Bel Paese. Ci parlerà dell'Italia della crisi economica, degli italiani e del Messico.
Infine ci suggerirà un meraviglioso viaggio in Messico che potrà diventare spunto per qualche bella avventura.
Come sempre Spero che la sua testimonianza vi ispiri numerose domande e commenti!
Ti lascio la parola Tanya, i nostri fedelissimi sono radunati e ti ascoltano!
Ci racconti come sei arrivata in Italia?
Sono arrivata nel lontano 1998, avevo appena finito l’università e volevo vedere il posto dove viveva quel bel ragazzone che avevo conosciuto un paio di anni prima.
Com'era per te l'Italia prima della tua partenza? Come te la immaginavi?
Non avevo idea come fosse Modena, generalmente si sa più di posti come Roma, Milano, Napoli… sinceramente non sapevo cosa aspettarmi da questa cittadina (Modena) di cui non avevo mai sentito parlare prima di conoscere il ragazzone di sopra qui sopra.
Mi immaginavo una nazione uniforme dal punto di vista culturale ma piano piano ho scoperto che in realtà Italia è un paese piccolo che contiene tante culture, origini, identità e tutto quello che deriva dalla propria “regionalizzazione” che la caratterizza. Trentino e Calabria non sono solo distanti in termini di distanze ma lo sono principalmente come modus cogitandi, operandi et vivendi.
Secondo te, in Messico, esistono dei falsi miti rispetto all'Italia e agli italiani? Ci fai qualche esempio?
Certo! Torno al discorso di prima, si fa di tutta un’erba un fascio! Si dice Italia e pensi a certi canoni che a volte ci impone il cinema, ed è anche vero che a volte la vostra fama vi precede; un esempio classico: italiano sinonimo di tombeur de femmes, si dice Italia e si pensa a queste enormi tavolate (con la tovaglia bianca e rossa a quadretti) grandi famiglie che bevono vino da questi fiaschi impagliati e mangiano: i mitici (e blasfemi) spaghetti alla bolognese!!!
Com'è stato il tuo processo di integrazione nella società italiana? Hai avuto qualche difficoltà?
Il processo è stato lento, molto lento, ho avuto enormi difficoltà a vivere la vita di piccolo paese in campagna, provenendo dalla grandissima e caotica Città del Messico; per me fu un cambiamento non indifferente, mi sentivo in mezzo al nulla.
Imparare bene la lingua (all'inizio non rispondevo neanche al telefono di casa, avevo paura di non capire oppure di non essere capita a mia volta), le usanze, gli orari, la gente; tuttora mi sento come un pesce fuori d'acqua; non sono fatta per la vita sociale di paese e capire i modi di essere delle persone senza, delle volte, rimanerci male.
E' stato un processo molto lungo, voglio dire, impregnarsi d’italianità non è impresa facile per una come me; praticamente passai due anni in silenzio osservando modi, atteggiamenti, temi di conversazione e tanti altri piccoli dettagli degli amici, di mio marito, del panettiere, della farmacista, del dottore, ecc.
E poi i negozi, il cibo, prendere la patente e, per ultimo, non ti dico il freddo! Gli inverni lunghissimi, la nebbia in Val Padana, il fatto di non vedere il sole per settimane intere.
Ho sempre detto che noi messicani non siamo un popolo geneticamente predisposto al freddo e, sinceramente, penso sia l’unica cosa alla quale non mi abituerò mai e poi mai.
Come vedi il Messico odierno dall'Italia, quali sentimenti ti legano al tuo Paese d'origine?
È tanto che non torno a casa mia, sono già passati quattro anni dalla mia ultima visita, sento che il Messico di oggi non è più quello che lasciai quattordici anni fa, a detta di altri, è ancora più caotico, più pericoloso, più corrotto, più caro, in somma più di tutto!
I sentimenti che mi legano a Messico si sono così interiorizzati, che faccio fatica a spiegarli, non è soltanto che mi manca la mia famiglia, gli affetti, fare colazione con chilaquiles e cena con tacos al pastor; mi manca lo spagnolo, ridere con la ambiguità degli “albures”, frasi simpatiche con velati doppi sensi, mi manca quella punta d’incoscienza per il domani; noi messicani ce la gustiamo in ogni suo piccolo momento, cosa che, fortunatamente, ci permette di sorridere, anche se le condizioni socio economiche non sono delle migliori per la stragrande maggioranza degli messicani.
Quali sono, secondo te, i pregi e i difetti degli italiani?
Ovviamente non si deve generalizzare né con i pregi né con i difetti, perché la gente brava e la gente nefasta si trova un po’ ovunque.
In Italia le cose che devono essere intese in una sola maniera non si discutono; ad esempio se il vigile mi fa la multa è perché me la merito e la pago: punto e basta. Non esiste che ci parlo e gli offro la mordida, una tangente.
Mi piace che consideriate un reato circolare in macchina senza l’assicurazione, che è raro imbattersi in chi non rispetta i posti riservati ai portatori di handicap.
Mi piace il vostro essere diretti, senza fronzoli e mi piace che non ve la prendiate per ogni cosa, mi piace il vostro essere fieri della vostra storia, dei vostri grandissimi artisti, scienziati e di tutto quello che vi ha reso unici nel mondo.
Siete un paese piccolo ma pieno di cose belle, interessanti e buonissime.
Mi piace il fatto che siete fissati con il mangiare, 'sto NAS, e gli IGP, e i DOC, e i DOP e gli IGV, e il fagiolo con l’occhio tipico di non so dove e il pollo ruspante della val di non so dove: si vede che vi danno delle soddisfazioni!
Quanti programmi, libri ed economie intere che girano intorno a tutte queste cose.
E' meraviglioso vedere tutta l'energia e passione che ci mettete e non in vano! E un’altra cosa che mi piace degli italiani è il sistema sanitario pubblico.
E ora i vostri difetti!
Vi lamentate sempre! Se il sistema sanitario nazionale per voi è una cosa terribile, provate quello messicano.
Il Berlusca fa venire il vomito ma anche Renzi, ma ancora peggio Grillo, che vi indignate con le morti degli immigrati nel canale di Sicilia, ma Salvini con la Lega va fortissimo, ed è un pensiero dilagante che l’extracomunitario è in gran parte colpevole della forte crisi e decadenza che sta soffrendo in questi ultimi anni l’Italia.
Non amo chi ha la memoria corta, chiunque egli sia. Quando vedo il telegiornale, mi sembra che gli italiani abbiano cominciato a perdere un po’ la memoria.
Non mi piace nemmeno il culto per la bellezza ed i “trend” che certi italiani, soprattutto i più giovani, manifestano all'estremo.
Non mi piace che i ragazzi siano cafoni per essere “veri”; è un atteggiamento che li autorizza a dire di tutto a chiunque in nome della schietta verità. Decisamente non ci siamo.
Non mi piace il fatto che siate una società poco disposta a scendere a compromessi.
Non mi piace vedere i nonni che crescono i nipoti al posto dei genitori, casi spesso giustificati ma, in altre situazioni, si tratta di genitori che devono lavorare per pagare le rate del I-phone, di sky, delle vacanze al Villaggio di Sharm. Ma ai loro bimbi, chi ci pensa?
Più immaturi che mai, grazie alla perenne assenza dei genitori, ma sempre coi vestiti firmati!
Cosa dovrebbero imparare gli italiani dal popolo messicano in questo difficile periodo di crisi? E cosa i messicani dagli italiani?
Proprio quello che dicevo prima; lamentarsi di meno, ad agire di più, arrangiarsi di più e scendere a compromessi. Si può vivere onestamente e decorosamente con meno; lo so che questo discorso non è valido per un operaio della FIAT, ma io mi rivolgo a tutti quelli che salgono sul carro del pessimismo non avendo ragione di salirci.
Conosco alcune persone che, pur avendo pensioni e vite tranquille, non fanno altro che lamentarsi.
Ricordo un'anziana del paese dove abito che alla vista del mio pancione mi disse: “Certo che ci vuole del coraggio per avere dei figli in questi tempi”
Avrei voluto ribattere alla vecchietta “Ma lei ha fatto figli nel pieno della seconda guerra mondiale” ma non l'ho fatto, io non sono “vera” come i ragazzi di oggi.
Ciò che voglio dire è che la felicità è possibile anche senza quello che oggi ci sembra indispensabile, ve lo dice una che ha vissuto in un Paese dove la crisi economica ormai imperversa da decenni.
E che cosa dovrebbero imparare i messicani degli italiani?
Ad essere più seri, a rispettare gli impegni, noi messicani dovremmo dimenticare il ahì se va, un espressione simile al vostro "tanto...", dovremmo smettere di volere fregarci gli uni con gli altri e dovremmo dimenticarci le scorciatoie.
Mi piace il detto italiano “Chi fa male fa due volte”, mi piacerebbe che in México ci potessimo più fidare della gente in generale, essere sempre in buona fede.
Mi piacerebbe che non si dividessero i vagoni delle femmine e dei maschi nella metropolitana, che le donne fossero rispettate sempre, mi piacerebbe che per le usuarie dei mezzi pubblici non ci fosse il divieto assoluto di indossare minigonne o qualsiasi cosa che faccia intravedere un po’ di carne senza che il tipo di fianco o di fronte o di dietro, si senta in diritto di toccarle.
Mi viene sempre da ridere quando d’estate si vedono le ragazze che prendono il sole al parco, le sportive o la vigilessa bella e penso: “cosa farebbe qui il classico galletto messicano? Impazzirebbe!"
Mi piacerebbe anche che in Messico i diritti dei bambini fossero rispettati come lo sono qua in Italia.
Purtroppo la nostra, così sbandierata arte di arrangiarci, ha fatto sì che si chiuda un occhio (a volte tutti e due) su questo importantissimo problema.
Mi viene alla mente un altro episodio di un’altra anziana che, in una sala d'attesa all'ospedale, mi disse dispiaciuta per il brutto momento che la mia figlia stava attraversando: “a noi vecchi qualunque cosa, ma ai bambini no…”
Cosa consiglieresti ad un giovane italiano in partenza per il Messico per rifarsi una vita?
Di aprire la sua mente ed il suo cuore, di conoscere prima di giudicare, di essere umile e purtroppo gli consiglierei di non dimenticarsi mai che “fidarsi è bene ma non fidarsi e meglio” nel senso che noi stranieri in altri paesi, anche se conosciamo bene il territorio, la gente e le usanze siamo sempre dei sorvegliati speciali. L'autoctono può sgarrare ma quando lo fa lo straniero… attenti.
Se un italiano volesse conoscere il vero Messico che località dovrebbe visitare? Quali tipi di esperienze gli consiglieresti di fare?
Come dicevo prima, per me, i peggiori viaggi sono quelli organizzati, tipo villaggio turistico, dove divertimenti, relax, ristoranti sono all'interno delle strutture turistiche.
Il México è così grande e variegato che non è facile visitarlo tutto!
Ad esempio io non conosco la parte nord del paese, ma ho sempre sognato di conoscere Baja California, le sue famose spiagge, i vigneti ed essere testimone dell'ingombrante vicinanza con gli Stati Uniti.
Il mio sogno è sempre stato conoscere Casas Grandes, importante zona archeologica nello stato di Chihuahua al confine con la frontiera culturale chiamata Mesoamerica, per poi vedere alcuni degli stati famosi per la loro attività mineraria sin dalla sua formazione: Durango, Zacatecas, per poi partire alla volta di Nayarit con la sua famosa ed inconfondibile cultura huichol, e le sue belle spiagge meno conosciute ma non meno belle che quelle del suo stato vicino, Jalisco, culla della tequila e dei mariachi.
Michoacàn per quello che so ora è una regione da evitare, ma salirei volentieri a visitare Guanajuato bellissima città, Querètaro, e visto che siete già lì vi dovete togliere la curiosità e conoscere il Distretto Federale, (io mandarei direttamente là a chi mi chiede se in Mexico abbiamo “le macchine” e giuro che c'è chi me lo ha domandato) da visitare obbligatoriamente il templo Mayor i tanti e bei musei, le Cantinas del centro storico i quartieri come Coyoacan.
Vi farei provare una giornata tipo chilango (abitante di Città del Messico): la metropolitana, il traffico vero e la vita che non si ferma mai in quella meravigliosa e contraddittoria città.
Poi partite alla volta di Oaxaca, passando per la bella Puebla, ma Oaxaca per me è uno degli stati più belli che ci siano, un mix di vecchio e nuovo, cultura meravigliosa, gastronomia deliziosa da gustare, vedere, annusare al massimo nei tanti mercati, spiagge da sogno, prezzi competitivi.
Io mi fermo lì nel mio sogno immaginario ma non posso non dire niente a favore di Veracruz, Tabasco e Campeche.
Veracruz merita un intero viaggio per conoscerla e capire ritmi e diversità di paesaggi presenti in solo Stato.
Era il sogno di mio padre (Zacatecano) e aveva ragione non per niente esiste un famoso detto che recita “Solo Veracruz es bella”.
Fortunatamente il Chiapas è una regione molto battuta dagli italiani e posso capire perché, non mi vergogno a dire che il mio ragazzo italiano è stato colui che mi ha fatto conoscere il posto!
Infine Yucatan il mio posto preferito, ma lo Yuacatàn che dico io, a cominciare da Mérida, e percorrendo tutto il suo interno, degustando le meraviglie della sua gastronomia, le sue aziende henequeneras testimoni di antica abbondanza, ovviamente i vestigi archeologici a volte in mezzo alle piazze dei paesi accanto alle case, i conventi, e soprattutto la bontà della gente.
Di Quintana Roo non dico niente, perché voi Italiani siete di casa là e perché personalmente penso che sia schiava della sua bellezza, Il Quintana Roo è come la donna che vuole mantenersi sempre bella e purtroppo scende a compromessi sempre di più e, pur ammirando la sua ineguagliabile bellezza, trovo che sia stata deturpata... ahi! se non fosse stato per lei io non sarei qui!
Mi considero il risultato di un equazione classica:
Playa del Carmen + Ragazzo Italiano + Ragazza Messicana = Grande Amore!
Salutaci con detto del tuo Paese che ti piace particolarmente
È un detto molto messicano che racchiude in poche parole tanta ideologia messicana: “Con la madre y con la patria, contra todo y contra todos, con razón y sin ella”, e aggiungo uno vostro che mi sta a cuore:
“Mogli e buoi… da dove vuoi!”