Il postulato fondamentale della pedagogia è che LA PERSONA E’ RELAZIONE, ovvero ha un bisogno intrinseco, quasi innato, di entrare in relazione con L’ALTRO. La relazione si nutre di ESPERIENZE CONDIVISE intrise di COMUNICAZIONE, verbale e, soprattutto, non verbale.
La persona che nasce, il neonato, ha la sua prima relazione con la mamma fin da quando attende nel pancione di uscire nel mondo. I genitori perciò sono chiamati RELAZIONI PRIMARIE e spetta a loro il compito di porre le basi per il futuro. In che senso? Nel senso che le prime esperienze influenzano significativamente i comportamenti futuri. Le buone relazioni, cresciute e sviluppate fin da piccoli, gettano le basi per averne di altrettanto buone in futuro, quando, l’ormai uomo, andrà a scuola o al lavoro.
Come ho detto prima, la relazione è fatta di esperienze e di comunicazione. Spesso si cade nell’errore di considerare la parola come sinonimo di comunicazione. Questo è molto sbagliato, in quanto significherebbe implicitamente affermare che bambini piccoli e persone con disturbi del linguaggio non possano comunicare.
Eppure sappiamo con certezza, da studi e soprattutto da esperienze dirette, che TUTTI COMUNICANO!
Quale mamma dirà che il suo bambino non comunica con lei? Esatto, nessuna!
Ma come comunicano i neonati con noi?
Il PIANTO è sicuramente il primo segnale, ma è sbagliato considerarlo l’unico!
Vi è ad esempio il CONTATTO CORPOREO, quello pelle a pelle, dove entrambi, genitori e neonato, trovano piacere nella vicinanza e nel gesto di profonda intimità.
Fin dalla nascita, i bambini possiedono due capacità innate: il riconoscimento dei VOLTI e delle VOCI UMANE, in particolare quello della propria mamma e del proprio papà (nonchè la preferenza di queste ultime). L’intonazione della voce dei genitori e la prosodia fanno sì che il bambino, pur non capendo il contenuto delle parole, capisca il senso vago del discorso. Un tono dolce può essere rassicurante, velocemente appreso ed utilizzato per capire quando la mamma è arrabbiata! In seguito il piccolo inizierà a provare ad emettere dei suoni, raggiungendo così in modo naturale, anche grazie ai vostri rinforzi, il linguaggio parlato.
Piano piano verrà maggiormente sviluppandosi il CONTATTO OCULARE, con cui il neonato riconosce, per istinto, i volti umani ed inizia a preferire quelli noti. Inoltre può seguire lo sguardo del suo interlocutore se ne è attirato e allo stesso modo richiamare lui stesso l’attenzione. Con lo sviluppo della vista iniziera’ anche ad IMITARE I VOSTRI SGUARDI, per cercare, in modo molto semplice, di capire le sensazioni che state provando e trasmettendo (proprio da qui inizia lo sviluppo dell’empatia!).
Tutte queste e molte altre modalità di comunicazione concorrono a creare una relazione primaria e significativa tra i genitori e il bambino, ovviamente se questa è di QUALITA’. Tutto ciò è fondamentale per la buona crescita del cucciolo d’uomo. La comunicazione non verbale rimarrà comunque fondamentale durante tutta la vita.
Grande importanza va però attribuita anche al LINGUAGGIO perchè “concorre in modo determinante alla crescita maturativa delle capacità mentali… non rappresenta soltanto lo strumento con il quale il soggetto comunica i propri pensieri, le proprie opinioni, le proprie emozioni, ma è anche lo strumento per mezzo del quale la sua intelligenza elabora la propria visione della realtà, opera su di essa e si avvia alla STRUTTURAZIONE LOGICA DEL PENSIERO” scrive Luigi D’alonzo.
La persona, essendo fondamentalmente RELAZIONE, ha bisogno di comunicare e di potersi esprimere, a volte col linguaggio verbale, a volte con quello non verbale ed altre disegnando o cantando…
Comunicare presuppone però una RECIPROCITA’: ovvero entrambi i partecipanti “danno qualcosa di sè”, altrimenti si parlerebbe di trasmissione di contenuti. I neonati comunicano con noi in modi diversi dal linguaggio, i genitori e gli operatori che lavorano con essi non possono prescindere da questo assunto fondamentale, condiviso anche dalla comunità scientifica.
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