Come Dio comanda – Gabriele Salvatores

Creato il 10 febbraio 2015 da Maxscorda @MaxScorda

10 febbraio 2015 Lascia un commento

Cristiano vive col padre Rino Zena, uomo durissimo e in apparenza cattivissimo o meglio dire incattivito. Senza attendere troppo lo sappiamo neonazista o neofascista, come se fossero la stessa cosa nella conferma che qualcuno tra il personaggio, l’ autore o  il regista non hanno capito granche’ della faccenda ma questo e’ quanto.
Oltre agli stereotipi della xenofobia, l’uomo ha realmente difficolta’ a trovare lavoro a causa dell’immigrazione clandestina e selvaggia, per quanto problemi con l’alcool e le sue idee politiche, non lo aiutino di certo.
Il ragazzo ama profondamente il padre in un rapporto che si potrebbe dire difficile ma e’ solo diverso, forse antico di un tempo nel quale un genitore doveva insegnare ai figli a combattere e restare vivi al meglio, non limitandosi a spendere soldi per sentirsi un bravo educatore. L’uomo ha sotto la sua ala protettrice Quattro Formaggi, ex collega di lavoro dal lavoro rimasto mentalmente offeso e visto che la benemerita societa’ di democratici nulla fa per lui, trova in Rino un amico e tutore. Questa amicizia sara’ causa della tragedia che colpira’ ognuno di loro.
Incredibile a dirsi, ancora non me ne capacito, In Italia abbiamo ancora attori che sanno recitare.
Tutti, indistintamente. Non riesco neppure ad identificare un ruolo piu’ difficile dell’altro, il che m’impedisce di stilare classifiche anche se Filippo Timi mi ha realmente colpito con la sua capacita’ di definire un personaggio difficile sotto ogni punto di vista perche’ nascondere una vittima sotto le spoglie del carnefice non e’ facile, non e’ facile affatto.
Molto molto bravo Elio Germano nei panni dello stupido Quattro formaggi ma e’ un attore che di massima non sbaglia mentre Alvaro Caleca, il figlio, non mi risulta abbia interpretato altro e spero ci ripensi perche’ mi ha convinto.
Salvatores non osa molto e si appoggia su una splendida fotografia per mettere sul tavolo le sue carte. Certo che la sequenza notturna, in mezzo al bosco e durante l’acquazzone non deve essere stata uno scherzo ma se ne esce alla grande. Il testo invece mi ha lasciato perplesso. Non so quanto vi sia del romanzo ma sappiamo che Ammaniti ha partecipato alla stesura dello script, fatto e’ che averci infilato il neonazista non ha alcun senso ne’ bisogno se non per la solita ragione per la quale non siamo capaci di scrivere storie senza uscire dal cortilino delle ideologie contrapposte ma qui l’anomalia, l’evangelico messaggio dell’andare oltre le apparenze che rafforza il dramma umano, sorprende lo spettatore attraverso l’inversione di prospettiva. Il protagonista cattivissimo che in verita’ e’ il piu’ buono di tutti, sconfessa l’idea animalesca con la quale piace disegnare chi ha altre idee politiche oltre quelle imperanti, facendo di lui il padre amorevole, quello che aiuta i deboli e a maggior ragione l’uomo che perdona laddove gli altri condannano.Viste le forze in campo, tanta voltairiana benevolenza e’ sorprendente e’ inaspettata.
Un film uguale e nel contempo diverso dal solito che merita attenzione.

Scheda IMDB


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