Come “domare la rabbia” – Comunicare da arrabbiati

Creato il 02 marzo 2012 da Teatromoderno

Oggiuno strumento pratico “impossibile”:riuscire a comunicare da arrabbiati. Che è appunto impossibile! Come fareallora? Un momento e lo vediamo. Innanzitutto lo abbiamo già detto negli altripost la prima cosa da fare è riconoscere la rabbia. Sia quella che c’è in teche nel tuo interlocutore (normalmente nell’altro è più facile.. almeno per meè così, e temo lo sia anche per te).
Unavolta riconosciuta è meglio rimandareogni comunicazione a un momento più propizio. E se non è possibile? E come fare per comunicare anchequesta possibilità di rinviare la discussione? Sempre un momento e lo vediamo.Prima ancora qualche parola sulla difficoltà di parlare quando siamoarrabbiati. S’innesca un meccanismo in cui ognuno urla all’altro.
Portaalla memoria l’ultima discussione animata che hai avuto. Ricordi che dall’altraparte ti urlava di tutto e tu facevi altrettanto? Quanto stavi ad ascoltare leparole? Le parole arrivavano un po’ a casaccio e soprattutto quelle piùoffensive, per il resto tendi ad assumere una posizione o di difesa oaltrettanto aggressiva (eh eh eh, parlodi te come se a me non succedesse..).
Loscambio quindi non è costruttivo ma distruttivo a quel punto anche parolecostruttive –ammesso che ce ne sono- se dette con rabbia sono recepite comeaggressive.
Trail contenuto ovvero la comunicazione verbale e il tono, la voce i gesti ecc.ovvero la comunicazione non verbale noi diamo retta a questa ultima. Quindipoco importa cosa stiamo dicendo o cosa dice l’altro. Aggrediamo e siamoaggrediti e ci resta solo da“difenderci” in quel momento lì. Basta un tono sbagliato per tornare aessere distruttivi.
Cambiare questo statodi rabbia è possibile e lo vedremo in un altropost. Qui vediamo com’è possibile comunicare rimanendo in uno stato di rabbia.
Riprendoil richiamo a quello che ha scritto quel monaco sulla rabbia: Thich Nhat Hanhin Abbracciare la Rabbia (cliccaqui per vederlo per intero):
Alle coppie raccomando sempre, quandosono arrabbiati l’uno con l’altra, di tornare al proprio respiro e al camminarein presenza mentale, di abbracciare la rabbia e guardare profondamente nellanatura della rabbia. Così possono essere in grado di trasformare quella rabbia,anche in soli quindici minuti o in poche ore. Se non possono farlo, alloradovranno dire all’altra persona che soffrono, che sono arrabbiati, e chevogliono che l’altro lo sappia. Proveranno a dirlo in un modo calmo. “Caro (ocara), soffro, e voglio che tu lo sappia”. A Plum Village, dove vivo e pratico,raccomandiamo ai nostri amici di non tenersi la loro rabbia per più diventiquattr’ore senza dirlo all’altra persona. “Caro/a, soffro, e voglio che tulo sappia. Non so perché tu mi abbia fatto una cosa simile. Non so perché tu miabbia detto una cosa simile.” Questa è la prima cosa che dovrebbero direall’altra persona. E se non sono abbastanza calmi per dirlo, possono scriverlosu un foglio.
La seconda cosa che possono dire oscrivere è: “Sto facendo del mio meglio.” Significa: Sto praticando per nondire nulla, non fare nulla con rabbia, perché so che in questo modo creereimaggiore sofferenza. Così sto abbracciando la mia rabbia, sto guardandoprofondamente dentro la natura della mia rabbia.” Dite all’altra persona chestate praticando il trattenere la rabbia, il comprendere la rabbia, allo scopodi scoprire se per caso quella rabbia proviene da una vostra cattivacomprensione, da una vostra percezione errata, da una vostra scarsa presenza mentaleo da una mancanza di abilità.
E la terza cosa che potreste volerglio volerle dire è: “Ho bisogno del tuo aiuto.” Generalmente quando ci arrabbiamocon qualcuno vogliamo fare esattamente l’opposto. Vogliamo dire: “Non hobisogno di te. Posso sopravvivere anche per conto mio.” “Ho bisogno del tuoaiuto” significa “Ho bisogno della tua pratica, ho bisogno del tuo guardare inprofondità, ho bisogno che mi aiuti a vincere questa rabbia perché soffro.” Ese io soffro, non è possibile che tu possa essere felice, perché la felicitànon è una faccenda individuale. Se l’altro soffre, non c’è modo che tu possaessere felice da solo. Così aiutare l’altro a soffrire meno, a sorridere, faràfelice anche te.
Mi sembrano dei suggerimenti molto affascinanti,forse un po’ difficili da mettere in pratica (suggerisco a chi ne avesse sentito lo stesso fascino di metterli in atto comunque). Uno strumento molto utile epratico per comunicare in modo costruttivo sta nel darsi delle regole erispettarle entrambi ecco come fare (io l’ho fatto :) ):
Strumenti Pratici: Scegliete un momento apposta per confrontarvi. Munitevidi uno o più fogli di carta ciascuno con relativa penna e un orologio davanti.Ognuno parla all’altro per un tempo stabilito senza essere interrotto (di normacinque minuti vanno benissimo, ma potete decidere un qualsiasi altro tempo)allo scadere dei cinque minuti, anche se non ha finito di parlare, lascia laparola all’altro. Chi ascolta e gli viene in mente qualche cosa prende appunti.Può essere molto utile scrivere anche le sensazioni che hai quando l’altro dicequalche cosa in particolare che suscita in te delle sensazioni più forti.
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