Ci fu qualcuno che allora come Eugenio Scalfari e Camilla Cederna che parlò di “omicidio politico”, ma l’ipotesi che la morte di Feltrinelli fosse stata una “messa in scena” non è mai stata vagliata sul piano giudiziario. Eppure, oggi, a distanza di 40 anni, è possibile disporre di elementi che autorizzano quanto meno a sollevare forti dubbi sulla morte dell’editore e a suggerire la necessità di una riconsiderazione dei fatti di allora.
Prima grande fonte di dubbio sono le anomalie che una rilettura globale degli atti (oggi possibile in quanto recentemente scannerizzati dal tribunale di Milano) fa emergere riguardo all’inchiesta giudiziaria sulla morte: la perizia d’ufficio è stata compiuta in senso unidirezionale, senza vagliare l’ipotesi che Feltrinelli possa essere stato aggredito prima dell’esplosione, legato al traliccio con l’ordigno e fatto saltare. Importantissima, in questo senso, una perizia trascurata dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, che avrebbe potuto far aprire le indagini sull’ipotesi dell’omicidio. Si tratta della “relazione di consulenza medico-legale”, redatta da due luminari dell’epoca, il professor Gilberto Marrubini e il professor Antonio Pomari (il medico che ha dimostraci successivamente che Roberto Calvi non si suicidò, ma fu strangolato e poi appeso al Blackfriar’s bridge).
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Questo esplosivo documento, mai pubblicato sinora e corredato da foto impressionanti, sin dalla prima pagina contesta l’impostazione dei periti d’ufficio. Pare che le ferite rinvenute sul cadavere di Giangiacomo Feltrinelli non possano essere ascritte ad esplosione. Secondo Marrubini e Fornari c’è stato un vuoto di indagini.
Per Marrubini e Fomari le ferite riisultano sfalsate nel tempo, e si domandano«Viene fatto di domandarci se antecedentemente all’esplosione non fossero intervenute altre violenze”.
Sembra infatti che i polsi di Feltrinelli fossero stati legati: Il cadavere poi presenterebbe dei lividi ed inoltre nella cavità orbitale risulterebbe un ematoma da pugno o percossa. Anche la posizione delle mani dietro la schiena potrebbe far dubitare, soprattutto perché non vi è un’amputazione post scoppio Ma è recentissima la scoperta che l’ufficiale dei carabinieri che condusse le indagini sulla morte di Feltrinelli, il maggiore Pietro Rossi, era tutt’altro che un anonimo ufficiale: era in realtà l’uomo di collegamento tra l’Arma e il Sid (Servizio Informazioni Difesa).Rossi venne inviato apposta da Padova a Milano per occuparsi dell’inchiesta su Feltrinelli e “coordinare” le indagini.
Nel 1978 il maggiore Rossi diventerà addirittura capocentro del Sisde a Milano. Inoltre, la Divisione Pastrengo dei carabinieri guidata dal generale piduista Giovanbattista Palumbo (già collaboratore del generale De Lorenzo all’epoca del Sifar) da cui dipendeva Rossi all’epoca delle indagini su Feltrinelli, aveva creato – stando agli atti – «un gruppo di potere estremamente coeso al di fuori della gerarchia» e collegato con ambienti di estrema destra.
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