Ronchi ci spiega molto bene che le domande inerenti il come sono più attraenti e intriganti di quelle che chiedono che cosa o perché. Forse perché vengono alla luce per un qualche cosa di concreto.
“Ci si chiede come fare quando si è già presi nell’azione, quando non si può non fare e tuttavia si esita. Un’esitazione nella risposta che ha certamente il senso del dubbio, ma non del dubbio astratto, quello che costituisce l’orgoglio del filosofo.”
Nel “come?” si estrinseca un dubbio che è di certo più misurato e contenuto dell’iperbolico dubitare di tutto.
La domanda sul come è parte del mondo stesso in divenire. Non è coscienza di, ma cosa tra le cose.
Non è la domanda del “sapere”, non è che cos’è o perché, ma come, come fare quello che si sta facendo e che non si può non fare. Come fare, per esempio, a parlare, come farsi un corpo, come ricordare, come fare a vivere dato che la vita è adesso un assoluto privo di opposto.
“Si possono avere serissimi dubbi sulla legittimità filosofica della domanda che chiede come fare. Si rischia, infatti, di trovarsi in compagnia degli estensori dei manuali di auto-aiuto psicologico o dei novelli consulenti dell’anima che spacciano addirittura per filosofia socratica comuni formule di buon senso pratico.”
Twitter:@marcoliber
Rocco Ronchi
Come fare
Collana Campi del sapere
Feltrinelli
2012