Un settore dell’intellighenzia occidentale, storicamente sensibile nei confronti della cultura asiatica, ama mettere l’accento sulla presunta paternità cinese della polvere da sparo e delle armi da fuoco, volendo così assegnare all’Impero Celeste un primato di indubbia valenza ed importanza sotto il profilo tecnico e scientifico. In questo modo si cerca di suggerire e sottintendere una superiorità dell’ingegno orientale su quello europeo.
Converrà a questo proposito segnalare e ricordare che se la storiografia è ancora incerta sull’attribuzione dell’invenzione delle armi da fuoco e della povere pirica, sono invece ampiamente documentati e documentabili il ritardo e l’ottusità del Celeste Impero in materia di armamenti, nello scontro con l’Occidente.
Se infatti gli Europei accumularono a partire dal XV secolo un vantaggio sempre più consistente e decisivo sulle altre civiltà, e questo in virtù delle loro migliorie in campo navale (velieri e galeoni), prima, e sull’utilizzo ed il perfezionamento del cannone, poi, i cinesi rimasero invece sempre indietro per quanto riguarda sia le forze di terra che quelle di mare, e questo per il loro rifiuto di adeguarsi all’impiego dei cannoni, decisivi nelle battaglie campali come tra i flutti.
Convinta della propria superiorità, l’orgogliosa cultura imperiale rifiutava l’assimilazione di modelli provenienti dall’Ovest, preferendo la sconfitta a quella che avrebbe percepito come un’autodegradazione.
Scriveva, sul tema, il missionario francese in Cina Louis le Comte (1655–1728): “I mandarini non potevano persuadersi a far uso di nuovi strumenti e ad abbandonare i loro ormai vecchi, a meno che venisse un ordine specifico dall’imperatore diretto a tal fine. Preferiscono il più scadente dei pezzi di antiquariato al più perfetto oggetto moderno, differendo in ciò da noi europei che non amiamo altro che la novità”.
A ciò si dovrà aggiungere la peculiare riottosità delle classi dirigenti cinesi alle innovazioni.
Nell’immagine: un galeone portoghese. Quando il navigatore lusitano Fernao Peres sbarcò a Canton, dette ordine di sparare alcune salve di cannone per salutare la città. La potenza delle armi portoghesi fu tale da gettare nel panico l’intera popolazione locale. Scrisse sull’ episodio il mandarino Wwang-Hong: “I Fo-lang-ki* sono estremamente pericolosi a causa della loro artiglieria e delle lor navi. Nessuna arma costruita dall’antichità storica in poi può competere con i loro cannoni”.
*Fo-lang-ki era il termine cinese che indicava gli europei.