Come i tacchini

Creato il 13 settembre 2013 da Sulromanzo

Il discepolo chiese al suo maestro una parola di saggezza. Il maestro rispose:

"Siediti dentro la tua cella e questa da sola ti insegnerà la saggezza".

"Ma io non ho una cella. Non sono un monaco!"

"Certo che tu hai una cella: guarda bene dentro te stesso!".

[...]

Un vecchio indiano e il piccolo nipote trovarono tracce fresche di tacchino e decisero di costruire una trappola. Trovarono il buco di un ceppo, lo ripulirono dalle foglie e cominciarono a scavare, spargendo il terriccio tra le foglie circostanti. Quando la buca fu abbastanza profonda, ricoprirono la trappola con dei rami, spargendovi poi sopra dell'erba. Con il coltello, l'indiano scavò un solco che dalla buca risaliva verso le orme di tacchino. Lungo il tragitto sparse dei chicchi di grano, gettandone una bella manciata nella buca.

"Adesso possiamo continuare la nostra passeggiata nel bosco" disse il nonno.

Prima di rincasare, il vecchio e suo nipote giunsero nel posto della trappola richiamati dai gorgoglii delle prede.

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Erano nella buca ad ingozzarsi di mais e ad emettere il loro inconfondibile richiamo. Il ragazzo chiese al nonno: "L'apertura è libera, basterebbe che abbassassero la testa e potrebbero andarsene. Perché non lo fanno?".

Il nonno si infilò, per quanto poteva, nella buca e ne tirò fuori un grosso tacchino gloglottante. Legategli le zampe con una corda, sorrise e sentenziò: "Il tacchino è come certe persone. Siccome crede di sapere tutto, non si degna di guardare in basso per vedere cosa c'è intorno. Tiene sempre la testa in aria, troppo in alto per imparare qualcosa".


[tratto da Brevetto di volo per aquile e polli di Anthony De Mello, Piemme]


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