Se condiviso non necessariamente significa letto questo non toglie importanza alla condivisione di contenuti brandizzati, notizie incluse.
Le condivisioni sono importanti poichè creano passaparola, brand awareness e costruiscono fiducia, grazie al passaparola online degli utenti sul valore di un brand o di un giornale per quanto riguarda più direttamente il comparto editoriale.
Il passaparola, non c’è ricerca che non lo confermi, è il mezzo più potente, più autorevole per le persone. La comunicazione da pari a pari funziona meglio di qualunque altro mezzo, il passaparola è il veicolo più efficace e le persone hanno maggior fiducia in quello che dicono altre persone come loro. E’ per questo che le imprese cercano con tutti i mezzi di facilitare questo processo anche attraverso le condivisioni.
L’indagine condotta da Ipsos l’anno scorso forniva un quadro sufficientemente preciso di quali fossero le motivazioni razionali che spingono le persone a condividere un contenuto, ma sotto il profilo psicologico quali sono i sentimenti, le emozioni che fanno si che le persone abbiamo una maggior propensione a fare questo?
Alla domanda fornisce una buona risposta, e indicazioni importanti, un articolo pubblicato sul blog di Buffer, applicazione appunto per la condivisione di contenuti sulle reti sociali. “In The Science of Emotion in Marketing: How Our Brains Decide What to Share and Whom to Trust” viene fatto un interessante sintesi delle ricerche più attuali sulla questione.
La “ruota delle emozioni” di Robert Plutchik mostra alcuni dei diversi livelli emotivi, anche se ricerche più recenti sembrano dimostrare che vi siano solo quattro emozioni di base: felice, triste, impaurito/sorpreso e arrabbiato/disgustato.
Emerge come sia la felicità il principale driver per la condivisione su social media/network . Emozioni legate alla felicità costituiscono la maggior parte delle motivazioni contenute nella lista dei migliori drivers di contenuto virale dello studio elaborato da Fractl . Aspetto che confermerebbe una precedente ricerca, effettuata sulla condivisione degli articoli del «The New York Times» e che è ben sintetizzato dalla sovrapposizione dei risultati emergenti dallo studio di Fractl alla “ruota delle emozioni”
Se, come mostra l’immagine delle aree calde sopra riportata, sono le emozioni positive a generare desiderio di condivisione, non va sottovalutata l’area dell’ansia, della paura e, soprattutto, della rabbia. Infatti se la tristezza è un freno alla condivisione [basti vedere le timeline dei vostri contatti per verificarlo], dal già citato studio relativo agli articoli del «The New York Times» alcune emozioni negative sono positivamente associate con la viralità della diffusione dei contenuti.
Nel complesso si tratta di meccanismi psicologici noti che però messi tutti insieme aiutano a farsi un’idea su quali contenuti puntare se si vuole favorire la diffusione dei propri contenuti.
Aspetti che ovviamente vanno contestualizzati, con i giornali che possono pensare di puntare sia sull’area della positività che della negatività, le assicurazioni — ad esempio — che certamente fanno dell’ansia e dalla paura la propria ragion d’essere, e altre categorie di prodotti/brand che ovviamente devono puntare sulla positività, sulla felicità, come nel caso, uno per tutti, dell’alimentazione per l’infanzia.
Solo un ultima avvertenza d’uso. Che l’aspetto emozionale sia un driver importante è scritto alla pagina numero uno del bigino del marketing per ragionieri. In specifico riferimento alle condivisioni facilitarle, trovare dei driver che le favoriscano, come detto, è certamente importante, ma alcuni dei driver precitati, soprattutto quelli relativi all’area della negatività, possono essere terreno sdrucciolevole, prestatevi tutte le attenzioni del caso prima che vi si ritorca contro.
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