Accusa di contravvenzione all’art. 27 della Legge sulle Privative, per essere stato trovato in possesso, il 21 maggio 1868, sul Cimo di Valstagna, di kg. 4,200 di tabacco da fiuto.
Sentenza del 29 Maggio 1872: multa fissa di L. 51 e 20 di proporzionale.
Il disgelo arrivò lentamente. Una mattina l’aria si fece piú calda e la mattina seguente più calda ancora.
Di giorno, i ghiaccioli che pendevano dal bordo del tetto brillavano sciogliendosi al sole. Di notte, Michele dormiva al suono intermittente del gocciolìo della neve che si scioglieva sul tetto. Ora poteva dimenticare quanto aveva sofferto fuori, con i piedi che sembravano due pezzi di ghiaccio, le mani che gli dolevano fino alle ossa per il freddo e il corpo tutto rattrappito attorno al tepore del cuore. Ora poteva dormire sereno e lasciare che il sonno lo portasse lontano.
In quei giorni lavorò soprattutto col tabacco in polvere riuscendo a portarne fuori diverse carghe.
Lavorando lanciava imprecazioni gioiose alla fortuna che finalmente sembrava esser passata dalla sua parte.
Non aveva finito, però. Ancora una carga e avrebbe potuto far bagaglio e incamminarsi verso casa.
Quel giorno volgeva al suo termine ormai e Michele aveva quasi finito il suo giro. Aspettava solo il Menego che gli desse il cambio.
Tutto era silenzio intorno, non un suono, se non il verso di un fagiano mentre il giorno si stava addormentando.
Michele sospirò profondamente.
La notte intanto sprofondava nelle tenebre. Più tardi sarebbero spuntate le stelle e il mondo avrebbe ripreso qualche contorno, ma ora, mentre lui indugiava un istante a guardare, nel cielo non restava che un’ultima striscia pallida all’orizzonte, la neve intorno scompariva nell’oscurità e le forme che parevano sorgere e aggirarsi erano le ombre del nulla.
Michele riusciva a immaginarle vere, lontane o vicine, pur sapendo che non c’erano affatto. Come l’ombra che aveva accanto a sé, quasi al suo fianco, l’ombra che prendeva forma uscendo dalle nebbie nella notte, come il sogno di un sogno…