La Sacra di San Michele veglia la Val di Susa dall’alto del Monte Pirchiriano.Oppure la domina.O forse entrambe le cose.Troneggia sul cucuzzolo della montagna come se ne fosse un proseguimento naturale, una protesi creata dall’uomo ad estensione dell’opera divina.Ma la punta della montagna la racchiude anche dentro di sé, quasi a voler testimoniare che la sua anima è opera di Dio – e anche per ricordare che queste montagne le appartengono, che sono l’unica reliquia sacra che custodisce nel suo ventre.Per secoli la Sacra ha governato i paesi su cui veglia – con un potere parallelo a quello temporale, ma non meno autoritario ed influente.
Si dice che il monte su cui troneggia in origine si chiamasse Porchiriano, perché era la location prediletta di diversi guardiani di maiali; ma poi, nei registri ecclesiastici dell’epoca, hanno finto un distratto cambio di vocale, per dargli un nome più nobile, più adatto ad ospitare le sacre pietre di una delle abbazie più potenti del Piemonte medioevale.Si dice anche che la sua nascita sia da attribuire ad una visita notturna dell’arcangelo di cui porta il nome nei sogni di un monaco eremita –ma questa a quanto pare è la prassi che San Michele adotta per far mettere in cantiere tutte le abbazie a lui dedicate.Ed infine si dice che, quando la sua costruzione fu terminata, anche in cielo fecero festa, e ci furono sprazzi infuocati e festoni luminosi a far scintillare la notte. Forse lampi o stelle cadenti – qualche fenomeno celeste verificatosi con un tempismo perfetto per poterlo interpretare, volendo, con un’astuta mossa di marketing ecclesiastico d’antan, come un ringraziamento da lassù per la gloriosa opera costruita.
Ma la storia più nota legata a questa sirena medioevale ai cui piedi anch’io sono cresciuta, non parla di santi o di potenti prelati, bensì di una ragazza comune, una semplice popolana di nome Alda.Di Alda sappiamo poco: la sua figura si è ormai persa in mezzo alle onde del tempo ed ha assunto i contorni sfumati e trascendenti della leggenda, o addirittura del simbolo allegorico.Non sappiamo nemmeno più esattamente quando fosse vissuta, nemmeno in quale secolo; ma di sicuro è ormai trascorso un tempo sufficiente per non ricordare più nulla di lei, e al tempo stesso per far sì che sia rimasta una storia che ancora si tramanda, raccontandola di generazione in generazione.Una cosa però di lei la sappiamo: Alda era bella, molto bella. Talmente bella che era soprannominata la Bell’Alda – ed è con questo appellativo, quasi diventato il suo vero nome, tutto unito, che la sua storia è nota.
Alda era bella e, probabilmente, anche molto devota – poiché pare che si inerpicasse spesso su fino alla Sacra per pregare. Forse, in cima ai monti, protesi verso il cielo, si ha l’impressione di essere più vicini a Dio.Un giorno, però, mentre riscendeva verso valle dopo una delle sue consuete visite all’abbazia, si imbatté in due soldati.I due militi non erano pii e timorati di Dio come lei – o forse sì, ma, poiché questo talvolta non esclude contraddizioni a livello morale, diciamo che sostanzialmente mancavano di certi scrupoli etici, ancor meno sentiti in quell’epoca che nella nostra. A loro in quel momento non interessava alcun appagamento spirituale: erano solo in cerca di divertimenti terreni - che a lei piacesse o no.
A lei non piaceva, e si mise a correre.
Loro le andarono dietro, sghignazzando, perché già sapevano che sarebbe andata a rinchiudersi in una trappola, pizzicata fra loro ed il dirupo.Ma Alda, disperata, scelse il dirupo.
Chi crede nel destino dirà che è stata fortunata, chi crede in Dio dirà che è stata graziata: sta di fatto che la ragazza buttatasi dal precipizio riuscì ad atterrare illesa, sicuramente con qualche graffio, ma a diverse decine di metri di dislivello dai suoi aggressori, e poté tornarsene a casa salva, sulle proprie gambe.Alda però era devota di San Michele Arcangelo, e credeva che la sua salvezza fosse frutto di tutte le preghiere che gli aveva sempre rivolto. Forse in quel momento di disperazione si era sentita sollevare da mani invisibili, mani celesti che erano riuscite ad attutire la sua mortale caduta. Forse San Michele era intervenuto in persona per salvarla, o aveva sguinzagliato le sue schiere angeliche: gli angeli, del resto, sono visibili solo con gli occhi della fede, e lei di fede ne aveva tanta.
Poi, chissà cosa successe esattamente.A volte ad essere baciati dalla fortuna (o da qualche entità soprannaturale e sacra) si finisce per sentirsi invincibili. A volte si finisce anche per diventare un po' tracotanti, un po' troppo sicuri di sé.O forse, semplicemente, Alda ha peccato di ingenuità: magari nessuno in paese le credeva quando raccontava di essere stata salvata dagli angeli, e, siccome le bugie sono peccato, lei non voleva essere considerata una bugiarda.Che sia per vanità, che sia per una scommessa, o che sia per eccessivo candore, sta di fatto che Alda volle riprovare a ripetere il suo salto nel vuoto, stavolta sotto gli occhi di tutti, per mostrar loro le schiere celesti che sarebbero accorse a salvarla.Ma l'esercito alato di San Michele non lavora per soddisfare capricci o esibizionismi, e anche la statistica concorda che le probabilità di planare illese da un dirupo di diverse decine di metri sono molto basse.Stavolta né gli angeli né la sorte intervennero a salvare Alda.
Quando la ritrovarono, quasi certamente non era più bella.Oggi di lei ci rimane una torre, situata a nord-ovest della Sacra, che porta il suo nome ed è ridotta in rovina a causa di sismi, guerre ed incuria.E naturalmente ci rimane questa leggenda...
Serena Chiarle