Vi piace leggere i blog degli italiani all'estero? Se lo state facendo, probabilmente sì.
Anch'io ne leggo diversi, la mattina presto, con il primo caffè. Alcuni sono autentiche perle, scritti da menti brillanti, le cui osservazioni restituiscono un'originale osservazione del mondo.
Ce ne sono poi molti altri simpatici ma di contenuti meno ambiziosi che raccontano la quotidianità negli angoli più remoti del pianeta. Ecco quindi Marta (nome inventato) che spannolina a Milwaukee, Milena che compra un'auto a Londra, Sofia che prepara tiramisù a New York.
I resoconti leggeri non sono da disprezzare, anzi, ci trasmettono l'idea che, nonostante tutto, non siamo prossimi all'apocalisse; i bambini crescono e i dolci lievitano anche in posti lontani, in situazioni nuove.
Ciò che mi stupisce molto sono i commenti che lasciano i lettori a suddetti post. Si rivolgono alle espatriate come fossero star di Hollywood. Le nostre scrivono del bucato e questi ultimi si prostrano in segno di fantoziana stima, le esaltano per il loro coraggio e chiedono perle di saggezza universale.
Singolare no? Una volta per lo meno, per essere credibili, bisognava farsi crescere la barba, vestire una tunica bianca e sostenere di aver vissuto l'illuminazione.
Ma perché tutto questo accade? Facciamo un esperimento. Possiamo diventare emigranti di successo anche senza muoverci da casa, anche se viviamo in una realtà oggettivamente modesta come un paesino di provincia. Come? Così:
- Aprite un blog in blogger e chiamatelo, per esempio, “Vita a Rosegaferro”. Fatevi un bel header dinamico e moderno con il programmino Inkscape che si trova gratis sul web.
- Spendete venti euro per comprarvi un dominio tipo. "www.vitaarosegaferro.com" Agli occhi, dei più, sembrerete autorevoli.
- Apritevi una pagina Facebook del medesimo sito e installate l'apposito plug in sulla pagina del vostro blog. Invitate poi in massa i vostri amici ad iscrivervi.
- Scrivete particolari della vostra vita quotidiana e della gente che incontrate. Scrivete delle vostre serate al bar, delle gite al lago, dei figli che non vogliono dormire. L'importante è che siate positivi, simpatici e originali.
- Postate foto della vostra zona, meglio se compaiono persone sorridenti o indaffarate e, ovviamente, voi fra di esse. Non scattate foto nei giorni nuvolosi. Prima di postare le foto ritoccatele con un minimo di Photoshop affinché assomiglino a quelle pubblicano sulle riviste. L'essere umano infatti è un animale sociale e invidia la vita sociale degli altri perché la reputa più interessante della propria se poi ha l'illusione che voi viviate come un vip, piange.
A questo punto aspettate da qualche settimana a qualche mese fino al giorno nel quale troverete un commento del genere:
“carissimo, il tuo blog è molto interessante. Io sono di Milano che è una città senz'anima, fredda, stressante. Mi piacerebbe trasferirmi a Rosegaferro, questa ridente frazione di milletrecento abitanti.. Qui lavoro in banca ma il lavoro al discount che descrivi con tanta simpatia mi affascina e sarei pronto a mollare tutto per ricominciare.”
Insomma, nell'era della seduzione globale, siete riusciti anche voi a vendere un sogno. Se gli albanesi si imbarcavano per l'Italia solo per aver visto qualche puntata de “La ruota della fortuna” non sorprende che un blog colorato possa avere lo stesso effetto su qualcuno di noi.
I blogger però non sono dei truffatori, non vogliono farvi credere chissà cosa.
Credo invece che il blog rappresenti quello che per i cacciatori primitivi era raccontarsi i fatti della giornata seduti intorno al fuoco. Solo raccontando, infatti, si capisce meglio ciò che si sta vivendo; ci si rallegra di uno scampato pericolo o di una difficoltà superata, ci si sfoga di un dolore preparandosi all'indomani incerto.
Oggi non c'è più il fuoco e la foresta buia bensì internet e un futuro che cambia rapidamente. Sedetevi pure attorno ai vari fuochi virtuali, allungate le mani, scaldetevi, imparate qualcosa se volete, ridete, o date un virtuale colpetto sulla spalla al narratore ma poi basta. Andate a dormire.
L'indomani dovete andare a caccia, soli.