“Come li mi nonno” by Stabile Valentina

Da Parolesemplici

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Come li mi nonno desso anche io

pensai, di fuggire, in un giorno pio

vedendo quali pigrizie m’arrovellavano

e quali gioviezze l’allumenavano.

‘Nfossato ‘n una valle stea Pino,

el nonno meo, irto e spirto

che la sua Rosa coltivava

co’ la voglia d’uomo che amava

Egli avea indirintorno

alti fusti, più di lui,

che quiete davan dal caldo giorno,

alla Rosa che in casa stea.

Quella casuzza un poco ammaccata

tutta d’edera era tormentata

ma ei non ne tenea conto ‘che

la mattina, primo dello gallo,

iva a ricercar li freschi

corbezzoli, mele e castagne

‘nche le fragole e le more,

pigliati per la Rosa sea.

Colazione in un attimo facea

che la casa già era piena,

dal giorno spento, di frumento

e delle altre delizie che ei coltivea.

Nelle stagioni che passavano

l’acino crescea che lui lo prendea

e li vino, come li romani,

facea coi piedi suoi

E zappava le terre, e pigliava

l’acqua dalle ruscelle;

qualche suo mico della caccia

gli portava, che la sera

ei mangiava. Ella sempre zitta

stea, l’unica cosa che facea

era aggiustar ciò che avea

in qualche piacevole bontà.

Nonostante ei patia freddo e

caldo per la terra sua, sempre

veglio era e sentimento avea

per quella sua creatura.

Alla fine, tutti e due, ai piedi

del Morfeo, pregavan’ el loro Dio.

Ella chiedea che el’Pino non

seccasse e che l’indomani

Nuove cose le portasse. Ei

chiedea alla Terra de resistere

nella tenue vita de sole e pioggia

che tutto facea crescer rigorgia.

Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane