“La dittatura è il frutto avvelenato della democrazia che, come espressione della volontà del popolo è chiaramente un’utopia. Ci sono due poli che giocano attorno ad essa,
E così muore la libertà sotto gli scroscianti applausi. Storia certo, ma con un che di déjà vu molto attuale.
In un’Italia preda della crisi e del pericolo rosso, con un forte senso di disgusto nei confronti dei partiti si crede a Mussolini come al salvatore. Grande giocatore d’azzardo approfitta della situazione laddove si è
Strane analogie con un panorama odierno.
Anche allora c’era una stampa libera, una politica pluralista, dunque una democrazia, eppure, la sinistra divisa, non ebbe la forza di opporsi. Passato o presente? E tra tentennamenti, ripensamenti, schieramenti e attese, Mussolini scalzò la democrazia e prese il potere. Così avvenne il corto circuito, grazie allo sconforto e alla passività. Si ritenne che coinvolgere le masse fosse pericoloso, l’incubo della rivoluzione fece da freno e non scattò l’antiparlamento e fu così che iniziò il ricatto politico. La condizione mentale di servi indusse a cercare la via più comoda, quella di credere in “qualcuno” che toglie dai guai, che risolve. E il fascismo rese totale il suo inserirsi nella società e dopo, nulla fu più possibile…
Dunque la dittatura nasce senza un titolo giuridico di legittimità. Si impone con la forza e si legittima con la sua stessa vittoria. Assume anzi, a volte, il carattere di un governo che pone fine ad un processo di disordine sociale e politico, capace di porre ordine autoritario e violento, ma ordine, su una situazione precedente di disordine e confusione. Si autolegittima in forza della necessità di risolvere una situazione di emergenza. Un sistema che vuole eliminare ogni male e ogni infelicità. La supposizione è che un tale sistema sia fattibile, anzi inevitabile, che diviene invito per il regime a proclamare che esso realizzi questa perfezione e a esigere dai suoi cittadini riconoscimento e sottomissione, nonché la condanna di tutte le opposizione quali forme di vizio, ingiustizia e perversione.
Alla luce della storia siamo tutti corresponsabili di un sistema dittatoriale, anche chi subisce e non si ribella. L’eredità del passato insegna perché, ahimè, può non essere solo passato!