E' un affresco sulla mia infanzia. Oggi la vedo alla luce di tante discese e salite e questa proiezione sul mio passato mi fa risaltare soltanto le cose belle, la figura di mio padre nella mia casa, che non mi ha mai portato allo stadio, era un uomo di cultura e fervente politico, ma mi faceva vedere il mondo dalle sue spalle. Questo brano me lo hanno fatto ascoltare due degli autori e mi è piaciuto subito. Ho fatto apportare qualche variazione nel testo, perché la storia parlava di una ragazza che allora aveva circa venti anni, mentre io all'epoca avevo appena otto anni. Allora con Franco Califano abbiamo cambiato il testo.L’interpretazione data da Mia Martini risulta elegante, raffinata, intensa, in grado di accentuare un clima nostalgico e venato di malinconia, che da più vigore alla canzone, a tal punto da regalare dei brividi persino a Ray Charles, presente in quella edizione come artista straniero ad affiancare Toto Cutugno.
Il brano non ottiene il favore delle giurie, e verrà inserito nell’album La mia razza che non bissa, pur essendo di qualità, le vendite del precedente Martini Mia che riesce ad ottenere il disco d’oro, consegnato all’epoca per 100 mila copie vendute. Il cruccio eventuale di essere considerata da un pubblico elitario viene superato in parte dalla conquista soprattutto dell'applauso degli addetti ai lavori e nell’aggiudicarsi per la terza volta il Premio della Critica, che dal 1996, dopo la prematura scomparsa, porta il suo nome. Lei stessa dichiarerà: Sono profondamente onorata, e anche un po’ commossa, di fronte a questi riconoscimenti. Sono ritornata di nuovo a Sanremo per presentare una canzone in cui credevo e che mi ha dato tanta soddisfazione. Tante persone mi hanno dimostrato stima e affetto. Avrei voluto come compagno, in occasione del festival, Charles Aznavour. La nevicata del ‘56 avrebbe acquistato un altro tono ma … non è dato agli artisti scegliere il loro partner straniero. In ogni caso, dopo anni difficili,ho riscoperto la gioia di vivere e di cantare.
Franco Califano, in una intervista realizzata, dopo la scomparsa di Mia Martini, parla della loro collaborazione, sin dai tempi di Minuetto e aggiunge:Nel ’90 scrissiLa nevicata del ‘56 e Mia se ne innamorò subito. Lo presentò al Festival di Sanremo ottenendo il premio della critica. La sua fu un’interpretazione perfetta, dolce e nostalgica. A pensarci ora, Minuetto e La nevicata del ‘56 scandiscono la vera nascita e la più matura rinascita di Mia Martini. La sua voce? Grandissima, viscerale, sempre capace di trasformare la quiete in rabbia per ridiventare, infine, nostalgicamente arrendevole.
Luigi Lopez commenta su Facebook, in tempi recenti, la genesi di questa canzone, composta nel lontano 1975.Ci sono alcune cose che, dopo anni ed anni di equivoci ed inesattezze, vorrei precisare. Cose che incuriosiranno tutti gli ammiratori e …gli esegeti di Mia Martini, indimenticabile ed insuperata artista con cui ho avuto il privilegio di condividere un lungo percorso musicale, denso di emozioni ed irripetibili soddisfazioni!
La nevicata del ‘56 fu scritta non meno di 35 anni fa: Carla Vistarini ed io eravamo in un periodo florido di invenzioni musicali. Le nostre canzoni erano molto apprezzate….quasi tutte con destini fortunati ed esiti di gradimento e vendite di dischi, davvero considerevoli. Scrissi la musica de La nevicata del ‘56 con la collaborazione di Fabio Massimo Cantini. Non potevo immaginare che Carla ponesse su quelle nostre semplici note, una vera e propria ‘poesia’, con versi di rara bellezza, un affresco di Roma, evocativo di un evento indimenticabile che la canzone ha contribuito a fissare per sempre nell’immaginario e nei ricordi di tanti italiani: una nevicata che con i suoi ‘incantevoli fiocchi, non sarà mai uguale a nessun’altra.
Fu Gabriella Ferri, a quei tempi (1975 o giù di lì…),ad ascoltare per prima il nostro piccolo capolavoro! Con la mia chitarra ed una indicibile emozione, eseguii la nostra canzone, seduto al centro di una stanza del Cenacolo, il piccolo ‘Ateneo Musicale’ voluto dalla RCA, per incentivare gli incontri e gli scambi di idee fra gli ‘Emegenti’ della cosiddetta ‘Scuola Romana’.
Erano presenti Ennio Melis, Mario Cantini, Riccardo Mischelini, Ettore Zeppegno; quasi tutti i dirigenti della RCA (almeno una trentina di persone…di quelle che ‘contano’), circondavano la sedia su cui ero seduto. Perché un tale spiegamento di forze? Ma perché c’era lei! Gabriella Ferri in persona, accompagnata dal suo produttore Piero Pintucci, invitata espressamente per ascoltare quella che le era stata annunciata come la canzone perfetta, per proseguire nella tradizione dei suoi successi legati al suo smisurato amore per Roma. Lo ricordo come se fosse ieri il silenzio che si creò durante l’ascolto…e alla fine, nel coro dei consensi, Gabriella mi abbracciò commossa: aveva gli ochhi bagnati di lacrime (!!!)
….Il seguito ve lo lascio immaginare: ci furono consensi, entusiasmo, ottimismo, fino al Festival, dove poi sappiamo che Mia conquistò il meritatissimo Premio della Critica! Mia Martini a Sanremo, cantò la versione originale della canzone, quella che noi tutti conosciamo, con una piccola variazione proprio all’inizio: un unico rigo di Franco Califano, estrapolato dalla sua versione al maschile. Tutto qui.Perché si continui ad attribuire la paternità de La nevicata del ‘56 al compianto, grande cantautore scomparso, è un mistero tutto italiano: in questo sconclusionato paese, così ricco di creatività, manca la cultura del riconoscimento e del rispetto del ruolo proprio dei creativi, degli autori.Certo, Franco Califano ha eseguito centinaia di volte la sua versione cantautorale, come non riconoscergli la paternità di quella? Ma, lo ripeto, La nevicata del ‘56 cantata da Mia Martini al Festival di Sanremo del 1990, porta le firme di Carla Vistarini, Luigi Lopez, Fabio Massimo Cantini e Franco Califano, nel rispetto di una collaborazione che comunque c’è stata…ma la reale consistenza di tale collaborazione è la ragione di questo mio lungo post. Una chiarificazione dovuta soprattutto per evitare che si continui ad attribuire a Franco Califano una primogenitura della canzone che non gli appartiene. Franco è stato un mio grandissimo collaboratore in altre, numerose opere che abbiamo condiviso e firmato insieme e se fosse ancora qui, con un suo sorriso, sono sicuro approverebbe queste mie precisazioni che lui stesso avrebbe potuto fare, se qualcuno mai gliele avesse richieste ma che nessuno mai ha avuto ‘voglia’ di chiedergli.
Elaborazione del testo di Pippo AuglieraPost correlati:
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