Come non pagare il Canone Rai legalmente

Creato il 27 febbraio 2014 da Moveup

Scritto da: Nina Catalano 27 febbraio 2014 in Notizie dal mondo Inserisci un commento 1 visite

La Tassa italiana più stupida della storia.

Quando penso al Canone Rai, penso alla tassa più idiota che gli italiani si siano mai potuti sorbire, senza mai batter ciglio. La storia del pagamento di una tassa erroneamente chiamata Canone Rai è molto vecchia e solamente adesso, il popolo pigro sta iniziando a ribellarsi per dire NO AL CANONE RAI, è una tassa idiota. Fine.

Un po’ di storia sul Canone Rai: 

La storia del Canone Rai, che diventa un tema caldo soprattutto nei mesi di Gennaio e Febbraio quando lo Stato così come se ne avesse diritto, continua a tartassarci fra pubblicità e spot, facendolo ricordare anche agli stessi giornalisti durante i TG, è iniziata nel lontano 21 febbraio  del 1938, grazie al decreto legge n.246 che Disciplina gli abbonamenti alle radioaudizioni (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.78 del 5 aprile 1938) e che pensate un po’, il ministro Calderoli, nel famosissimo decreto taglia – leggi avvenuto nel Marzo del 2010 (quando abrogò più di 375.000 leggi) proprio questa,  non l’ ha abrogata.

Da allora il Canone Rai, chiamato all’origine Canone Televisivo in Italia, c’è sempre stato e tutti i possessori di un dispositivo televisivo sono tenuti a pagarlo.
Testuale: 

« Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto. »

Dal 21 Febbraio 1938 ad oggi Febbraio 2014 cosa è cambiato?

Sebbene quando nacque la necessità di tassare gli italiani che usufruissero di un servizio, quello televisivo per l’appunto, si parlasse di Tassa, nel tempo, la stessa tassa divenne una Imposta, inserita nella costituzione e quindi facente riferimento e pertanto regolamentata dal codice penale italiano.

Ma a quel tempo, ingenui come siamo sempre stati, ci sembrava corretto pagare per un servizio, “tu mi dai l’intrattenimento, io ti pago, per carità!”  Ciò che non si comprese, mi correggo, ciò che accadde fu poi la seguente:

Da sempre avvezzi alla presa in giro del popolo ingenuo e ammansito, lo Stato pensò bene di non far comprendere, che più di una tassa o imposta sul servizio, si stesse parlando di una tassa, o di una imposta, sul dispositivo.

Il che si è tradotto in:

Se sei possessore di un Televisore, devi pagare il Canone Rai. Punto.

Gli Italiani hanno fatto presto a storcere il muso a questa nuova Release 2.0 della versione Canone Rai, ma non finì qui. La storia del perché pagare il Canone Rai si fece ancora più cupa, quando sentendo il malumore dei cittadini, lo Stato, volle prendere nuovamente in giro i contribuenti, sperando in cuor suo di ripristinare quel rapporto di fiducia che c’era un tempo, quando il Canone era un Canone, e quando tutti vivevano felici e contenti.

Così si inventarono i servizi correlati, che, chi ha attivo un abbonamento Rai può vedere. Parliamo dei cartoni per i bimbi, di un canale edu, destinato all’educazione e alla formazione; ma nel mentre che i più eccellenti creativi della Rai escogitavano un modo per far pagare correttamente il maledetto Canone, non si accorsero che il mondo andava avanti e che i servizi che loro volevano pagati, noi grazie ad Internet ce li abbiamo, non dico gratis, ma con una cifra molto più democratica e sicuramente molto meno paracula.

In fine, ecco come non pagare il Canone Rai (legalmente)

In realtà, lo Stato Italiano, non permette di NON pagare il Canone Rai, ma c’è una chicca, legale, che ci consente di non pagarlo perché vengono meno i presupposti, ossia in assenza di un Televisore in casa. Così in vista del tacito rinnovo dell’imposta, chi non si accolla più di pagare la tassa più stupida del secolo, deve sotto la sua responsabilità penale, dichiarare di non possedere un televisore in casa e inviare la richiesta di chiusura dell’imposta.

Siete super tecnologici e avete 4 ipod, 1 ipad, 3 smartphone? Che diavolo ci fate con un televisore? Prende pure spazio…


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