Come piazzo l’arte?

Da Marcofre

Ribadisco un concetto: l’arte (e la definizione non è mia, è troppo intelligente per esserlo) è qualcosa che contiene efficacia e valore. Firmato da Flannery O’Connor, che io chiamo affettuosamente “zia” (“Ehi, zia, mica ti offendi vero?”).
Io produco arte. Non fare quella faccia! Se scrivi significa che hai tanta di quella presunzione che potresti anche regalarla, e ne avresti comunque una montagna, tipo l’Eiger. Dicevo: produco arte. E come diavolo faccio a piazzarla?

I bei tempi andati

Non dovrebbe essere difficile, vero? Leonardo, Raffaello, Jan Van Eyck: tutta gente che faceva arte e la piazzava alla grande. I loro committenti erano spesso banditi, ma pagavano. L’arte esiste grazie ai banditi, o comunque grazie a persone che non hanno rispettato le regole. Però facciamo finta di non ricordarcelo perché non è bello, non è “chic” dire che la Galleria Borghese esiste perché il cardinale Borghese rubava i quadri, se gli piacevano. Oppure se l’autore praticava prezzi troppo esosi, lo faceva imprigionare. Nel giro di un mesetto, era il cardinale a decidere il prezzo, e poteva anche essere: gratis. (Ehi, cardinale Borghese, ovunque tu sia, e temo di sapere dove sei: hai tutta la mia simpatia. Agirei come te, se ne avessi la possibilità).
Il punto è che trovare un mecenate è fuori discussione, anche se: mai dire mai.
Ma la domanda resta sempre lì: come piazzo la mia arte?

Un brand, un brand, il mio regno per un brand!