E’ bene partire avendo già un’idea dei soggetti che andremo a fotografare, pertanto, il consiglio è consultare guide di viaggio cartacee (ottime le Edt, traduzione italiana delle Lonely Planet, e quelle del TCI, Touring Club Italiano), ma anche quelle online e leggere il più possibile sulla nostra destinazione.
Dare una scorsa a qualche libro fotografico sulla regione ci aiuterà. Se si viaggia “non organizzati” la pianificazione dovrà essere più accurata, ma anche aggregati ad un gruppo, sapere in anticipo che cosa troveremo sul nostro itinerario ci aiuterà.
Un suggerimento: appena arrivati a destinazione, guardiamo con attenzione le cartoline in vendita lì. Naturalmente serviranno come “foto segnaletiche” fungendo come documentazione di base per la propria ricerca e interpretazione personale, ben tenendo presente che le cartoline presentano sempre una visione stereotipata della realtà locale, quindi la tentazione di “copiarle” sarebbe distruttiva.
Il dilemma: cosa portarsi?
Detto di accessori e ricambi, affrontiamo il “cuore” del problema: quale attrezzatura portarsi in vacanza?
Le scuole di pensiero sono sostanzialmente due: c’è chi parte con tutto l’armamentario disponibile, chi predilige l’essenziale.
Entrambe le scelte hanno i loro pro e i loro contro, ma anche la natura del viaggio condizionerà pesantemente la scelta. Se sono previsti lunghi percorsi a piedi, per esempio, ogni etto in più si farà sentire, e la fatica potrebbe condizionare negativamente la voglia si scattare.
Oggi, grazie al digitale, c’è perfino la possibilità di partire ultraleggeri con una macchina tascabile in grado di riassumere in sé tutte le caratteristiche di una reflex. In più le compatte, non avendo lo specchio sono completamente silenziose al momento dello scatto.
Quello che mi sentirei di consigliare, per esperienza personale, è dotarsi comunque dello zoom che abbia le lunghezze focali che più corrispondono alla nostra personalità e quindi ai soggetti che fotografiamo abitualmente. Quindi se preferiamo architetture e paesaggi i grandangoli da 24 mm a 35 mm, se preferiamo fotografare la gente, folle e primi piani, preferiremo focali dal 35 mm al 180 mm, per i particolari da 200 mm a 300 mm (focali secondo la scala per il 35 mm analogico, ricordando che ,con il digitale, le stesse focali si devono moltiplicare x2 per avere la focale effettiva).
Esaminiamo quindi, per comodità, due tipologie di viaggio:
A con caratteristiche essenzialmente paesaggistiche ed etnografiche (luoghi e persone),
B più improntata anche ad aspetti naturalistici o particolari architettonici.
Ipotesi A
Fotografando essenzialmente paesaggi, monumenti e persone. Servirà coprire un “range” di focali che va dal grandangolo più o meno spinto al medio tele. Da “coprire”, a seconda delle preferenze, con ottiche fisse o zoom.
Diciamo che si potrà già fare parecchio con ottiche che partono dai 24-28 mm per arrivate agli 85 mm o ai 200mm.
Una soluzione “tuttofare” potrebbe essere uno zoom 24-85 mm o 24-120 mm; in alternativa, riducendo la gamma di focali disponibili e risparmiando qualcosa (se già non possedete le ottiche, ovviamente) il buon 28-105 mm.
Infinite le combinazioni possibili, magari “allargando” la gamma di focali: stando su quelle che garantiscono un buon rapporto qualità-prezzo, si può fare quasi tutto con 18-35 mm, 50 mm f/1.8 o f/1.4 l’unica focale che ci permette di arrivare ad aperture così spinte, 70-300.
La variante più costosa e qualitativamente più performante di questa combinazione è costituita da 17-35 mm f/2.8, 50 mm, 80-200 mm o 70-200 mm f/2.8.
Se invece si preferiscono le ottiche fisse, un buon “tris” per questo genere di reportage di viaggio è costituito da 28 mm o 24 mm, 50 mm e 85 mm.
Un buon Kit di base è la focale venduta con il corpo macchina reflex, il 18-70 mm come partenza, che può essere ampliata affiancandogli uno zoom da medio tele a tele (vedi sopra le possibili varianti) e/o, verso prospettive più ampie, dal 12-24 mm, come detto prima, a seconda delle proprie attitudini.
Ipotesi B
Pur conservando almeno uno “spazio” per le riprese di paesaggio e d’ambiente (quindi sempre valido il suggerimento 18-35 mm o 17-35 mm + 50 mm luminoso), occorrerà ampliare la gamma di ottiche verso i “tele”.
Scelta più economica 70-300 mm o più performante 80-200 mm f/2.8 o 70-200 mm, stabilizzati per evitare il mosso che è dietro l’angolo con i teleobiettivi, per il peso del tele che fa tremare la mano e perché più visibile sulle piccole aree riprese.
Per coprire buona parte delle situazioni le ottiche di cui sopra andranno bene, ma qualche volta potrebbe servire qualcosa di più lungo, quindi, non volendo prendere, in questo contesto, in considerazione ottiche iperprofessionali, dalle prestazioni eccelse ma impegnativi per costi e dimensioni, un’ottima soluzione di partenza è il 300 mm f/4, o un 80-400 mm sempre stabilizzato.
Fin qui abbiamo parlato di ottiche che vengono prodotte dalle varie aziende fotografiche, quindi le cosiddette ottiche originali, ma per ridurre i costi ci si può rivolgere anche alle ottiche universali (Tamron o Sigma), che offrono anche lunghezze focali (in zoom) che raggiungono i 500 mm.
Consiglio aggiuntivo: comunque non disdegnate l’opportunità di una “compatta” come back up, digitale: è un ottimo “block notes”, occupa poco spazio, pesa poco e vi consentirà di fotografare in luoghi dove la discrezione è d’obbligo. Tra l’altro, ormai questi mostri tecnologici sono in grado anche di girare filmati, alcune, perfino in HD.
Non sottovalutate l’opportunità del flash, che però consiglio di non utilizzare ad ogni pié sospinto per non rovinare l’atmosfera creata dalla luce naturale. Ormai tutti gli apparecchi, reflex o compatti, hanno integrati e di buona potenza; potrà servire per riequilibrare l’illuminazione utilizzando la tecnica del fill in, che con il digitale risulta essenziale in quanto, nonostante le letture esposimetriche matrix, su più punti o anche spot, il controluce è sempre critico e difficilmente riequilibrabile con la post produzione con Photoshop. Attenzione però che i flash integrati, con le reflex, funzionano bene con l’ottica zoom di base, perché ottiche che sviluppino una lunghezza fisica maggiore dell’obiettivo provoca una fastidiosa ombra su una parte della fotografia.