“Ma è fantastico, miracoloso, geniale!!!!!!!!!!!!!!!”
“E’ una antinevralgico, non un miracolo” taglia corto Teresa.
“Mannò…..è…..è……è meraviglioso!!!” rispondo io commossa quasi fino alle lacrime.
“E’ solo una medicina, una cosa che noi umani, comuni e mortali usiamo con notevole frequenza, nel nostro mondo civilizzato, e senza tante inutili euforie” ribatte lei.
“E sbagliate ad essere così superficiali perché è una cosa favolosa e voi dovreste essere grati, grati, grati a questa incredibile polverina magica!”
Ho detto “voi”, l’ho detto. Ehm…… non che questo faccia di me un umano immortale e non comune.
Forse non comune si: chi arrancherebbe per giorni e giorni nel dolore quando basterebbe prendere una bustina di anti dolorifico? Chi passerebbe notti insonni e si trascinerebbe a fatica durante il giorno schiantato da un paralizzante mal di schiena senza ricorrere a questa semplice soluzione?
Una persona non comune. Una non comune semi-rincretinita. Un’umana mortalmente stupida.
Come me.
Le soluzioni semplici non mi vengono mai in mente. Sinceramente non so perché.
“Questa volta sarai costretta, a farti venire in mente una soluzione semplice” mi avvisa Stefano. Sorride ma la sua osservazione sembra contenere una specie di minaccia. Velata, sottile, abilmente nascosta ma pur sempre una sorta di monito. “Sarò costretta” già mi piace poco, “soluzione semplice” invece ha un certo fascino. Come qualcosa di esotico, inconsueto. Perché la verità è che è più facile complicarsi la vita, piuttosto che il contrario. In particolare ciò vale per il genere femminile, che ha un’innata attitudine a tale pratica. Ed ancor più in particolare vale per il genere cui appartengo io.
E invece le idee vincenti sono sempre quelle semplici.
“Sarò costretta”. Ah….una sfida, però! Allora mi piace.
Teresa scrolla la testa, lei è rassegnata ed io un essere senza speranza. Oppure sono punti di vista.
Oppure si tratta di intravedere storie, cercare racconti dove non ce ne sono o non sembrano essercene.
A me piace.
E poi adesso non sono più piegata in tre dal dolore e non lo sarò per le prossime…..leggo sulla bustina….le prossime……mah, per un tot imprecisato di ore sarò un primate eretto e senza più memoria del pur recentissimo passato di sofferenza.
Invece resta la sfida: preparare un dessert in 30 minuti e non un minuto di più. Non sto parlando di scartare la Viennetta e nemmeno aprire la scatola del budino Elah. E tantomeno cavarsela con una stupida crema pasticcera e due cialdine. Un dessert di tutto rispetto. In 30 minuti. Non uno di più.
Perché?
Perché quel “gran genio del mio amico” (Stefano) ha pensato bene di coinvolgermi ( a mia totale insaputa) in una specie di gara tra cuochi, come una “Prova del cuoco” dè noantri, una tenzone tra mestoli di paese. O forse no. Forse potrebbe essere peggio….una gara tra veri professionisti.
Non ci avevo pensato.
Insomma, ci sarà una gara e questo è quanto. Tutto è nato perché, sempre quel gran genio e la sua fidanzata, si sono trovati a discutere con gli allievi di altre due scuole di cucina, ognuno a decantare le lodi del proprio o della propria maestra e….. ecco l’idea geniale che hanno partorito: farci giocare una gara. C’è una bustina per questo?
“Dai, sarà divertente!” mi incoraggia Giorgio
“Sarà divertente per voi che ve ne starete lì a guardare!!” replico acida per mantenere il punto.
Io non ho il senso della gara: mi mancano la malizia e quella piccola cattiveria implicita che sono necessari.
“E’ un gioco! Solo un gioco” insiste Stefano. Sarà pure un gioco intanto voi guardate e ve la godete e io devo faticare. Malata come sono, penso mentre nascondo le bustine di antinevralgico dietro la schiena. Per qualche motivo continua a sembrarmi un trucco da stregoni, una magia o peggio un inganno.
Preparare un dessert di tutto rispetto in 30 minuti, non uno di più.
Pronti al duello.
Per prima cosa metto sul fuoco la salsa d’arance che sarà pronta proprio tra trenta minuti.
La salsa d’arance
4 arance
60g di zucchero
In un pentolino a fondo spesso metto il succo d’arancia e lo zucchero. Lascio andare a fuoco moderatamente vivace finché non avrò ottenuto una salsa densa e fluida.
intanto preparo
Le sfogliette di frolla
200g di farina 00
100g di zucchero
100g di burro
2 tuorli
1 cucchiaio di Grand Marnier
Un po’ di zucchero semolato per la copertura
Dunque: sabbio la farina con il burro, aggiungo lo zucchero e quando ho ottenuto una polvere granulosa aggiungo le uova ed impasto molto velocemente con il liquore.
Stendo la pasta sottilmente (3 mm circa) e ritaglio delle lasagnette. Con le forme vi potreste abbandonare alla fantasia. Voi. Io ora non ho tempo!
Prima di infornare a 200° spolvero la pasta con abbondante zucchero semolato. 10 minuti e sono pronte, vanno tolte dal forno quando sono colorite ed un poco dorate.
È una pasta frolla, deve essere friabile e molto croccante.
Mentre la salsa va da sè e le sfogliette cuociono in forno preparo:
La crema di ricotta
600g di ricotta di pecora (di qualità e senza panna)
160g di zucchero a velo (senza amido aggiunto)
60g di scorzettte di arancia candita
30g. di scaglie di cioccolato fondente
2 cucchiai di Grand Marnier
Setaccio la ricotta e poi la lavoro con la spatola per ottenere una crema liscia e vellutata alla quale aggiungo, poco a poco, lo zucchero a velo. Mi raccomando senza amido. Incorporo le scorzette di arancia, le scaglie di cioccolato e il Grand Marnier.
Infine il cioccolato
La ganasce al cioccolato
40g. di cioccolato fondente 72%
40g. di burro
Non è proprio una ganache. Se restasse nei piatti a lungo si solidificherebbe.
Sciolgo il cioccolato con il burro, lo lavoro con la spatola per non fargli perdere lucentezza e poi lo colo sui piatti di portata. Impiatto delle quenelle di ricotta, le sfogliette e nappo con la salsa d’arance.
Per la versione in bicchiere: cioccolato sul fondo e pennellato sui bordi, ricotta, un po’ di salsa, ricotta a coprire, ancora salsa e le sfogliette di frolla infilate nella crema come cialde.
Altre varianti………sac a poche e fantasia………..
Concedetevi qualcosa di più di 30 minuti e montate meglio il piatto di come abbia fatto io.
O fotografatelo con maggior perizia!
Alla fine della gara abbiamo fatto una gran festa, ho riso tanto, durante la serata, che le lacrime hanno compromesso il rimmel ed il trucco e mi sono persa le bustine di anti nevralgico chissà dove.
Ci siamo scambiati ricette, sparato stupidaggini e scolati parecchi bicchieri di novello.
Solo a casa mi sono accorta che mi era tornato il mal di schiena.
E che avevo perso la gara.