Capitano all’improvviso e senza preavviso alcuno nelle vite di ognuno di noi, situazioni reali assai pesanti, che mai e poi mai avremmo ipotizzato potessero verificarsi. Sono febbri improvvise che bruciano il corpo e lacerano l’anima, priva di anticorpi e di difese per scacciarle. Si verificano, mentre tranquilli e beati viviamo le nostre giornate, pensando che vada tutto bene e che avremo gli esiti sperati, oppure non pensiamo che qualcuno di nuovo possa turbare le nostre giornate, all’apparenza tutte fotocopiate uguali.Raramente mettiamo in preventivo che una virgolina possa andare di traverso o che un frammento di giornata possa venire spezzato. Non pensiamo mai nemmeno di poter bruciare la torta o l’arrosto, non ci sovviene che all’improvviso, a nostro figlio possa venire un quaranta di febbre e rovinarci così il week end al mare, programmato da mesi. Non ci passa lontanamente per la testa, che il tale o il tal altro evento potrà succedere proprio a noi. Quando la bomba ci scoppia tra le mani, è come se il cielo e tutti i suoi pianeti ci stessero cascando addosso, un boato ci squarcia in due e non riusciamo a spostarci per evitare la catastrofe, piccola o grande che sia. In tanti rimangono muti, impietriti, esterrefatti, impietriti e non sanno come muoversi da lì, quasi sempre si è impreparati ad affrontare il nefasto evento. Le delusioni si sviluppano in tutti i settori della nostra vita, non risparmiano nulla e nessun individuo, vanno a sparare nel punto della nostra fortezza, che credevamo il più forte e protetto. La cosa che può stupire e lasciare a bocca stupidamente aperta, è che se tali situazioni, succedono ad altri noi dispiaciuti e contriti pensiamo: ”Accidenti! Ma come farà a sopravvivere ora? Poverino, pensa un po’ che cosa gli è capitato! Se succedesse a me, non so come farei a tirare avanti! Ma no, a me non succederà mai, non può capitarmi una cosa simile! E’ altamente improbabile che mi succeda, ho pensato a tutto, io!..” E via con queste frasi tristi di circostanza,frasi e parole molto simili alle condoglianze che si fanno, quando composti e vestiti di satin nero, ce ne andiamo a far visita al defunto. Sulla bara, lucida, di noce massiccia con rigature in oro a ventiquattro carati, infiorata come Sanremo e Sanromolo durante il festival della canzone, abbracciamo i parenti superstiti, non sapendo dire altro che”Com’era buono! Aveva un carattere meraviglioso! Io sì che l’ho conosciuto bene, aveva il vizio di giocare a poker, perdeva sempre e si ubriacava, però che uomo distinto! Poi guardalo ora, sembra stia dormendo beatamente e sorrida! E com’è vestito bene, che bell’abito ha indossato, come se lo avesse indossato da solo, che fiori stupendi e costosi avete messo…E’ identico a quando era vivo…” Dimenticandoci che non è un matrimonio, bensì un funerale e un sano silenzio, accompagnato da un “Eterno Riposo” potrebbe fare senz’altro meglio. Scemenze pure, frasi sbagliate ed irrispettose per chi giace, frasi “prendi per i fondelli” per chi è rimasto. Ma tornando a noi, quando siamo immersi nel contrario di ciò che davamo per scontato, quando ci sentiamo morire e il cuore scoppia, come reagiamo e come pensiamo di proseguire il nostro cammino? La prima reazione che mi viene in mente, forse quella più scontata è la disperazione e lo sconforto totale. Non eravamo preparati, non l’avevamo messo in un angolino della nostra mente, che poteva verificarsi il contrario di ciò che stavamo beatamente vivendo? Può trattarsi di un trasferimento lontanissimo del luogo di lavoro, che ci viene comunicato dalla sera alla mattina, potrebbe essere l’avviso perentorio, che il padrone di casa ci dà lo sfratto e noi non sappiamo dove andare ad abitare, oppure notizie ben più gravi come la malattia di un nostro familiare, la morte improvvisa, il tradimento del coniuge scoperto per caso, o il tradimento, sempre gravissimo di un amico o di un genitore. Potremmo tornare a casa la sera e trovare la casa svaligiata dai ladri, ma com’è potuto succedere? Avevamo messo l’antifurto di ultima generazione, abbiamo otto cani rottweiler, quattro pastori tedeschi, sei alani, la recinzione con le scosse elettriche ,non doveva capitare!! Potrei citare un lunghissimo elenco di altre situazioni, che almeno un paio di volte ci hanno toccato da vicino e dalle quali nessuno di noi è o sarà esente. Ci sono le prime delusioni sentimentali, quando da ragazzine si prendono le cotte per il ragazzo più carino della compagnia, che puntualmente non ci fila e non ci guarda nemmeno di striscio, ma fa spudoratamente la corte sotto ai nostri occhi, alla nostra migliore amica. Due grandi ed insormontabili delusioni per l’eta: la prima, per non essere ricambiate e la seconda, col senno di poi, la più dolorosa, quella di subire una sorta di tradimento dalla nostra amica del cuore. A quel punto, non si sa cosa fare, se prendere a schiaffi il fellone traditore, rompere l’amicizia con la nostra cara amica, o perdonarla. Quest’ultima, potrebbe essere una prima tranquilla reazione: il perdono. A volte abbiamo anche la certezza assoluta di prendere la sufficienza nel compito in classe di ragioneria, invece si porta a casa un quattro secco, con la conseguenza di rabbia e pianti, punizione da parte dei genitori e per quattro sabati sera consecutivi , niente discoteca. Ma se eravamo certi che potevamo copiare da Topo Secchione, il migliore della classe? Ma se abbiamo trascorso mezz’oretta buona a studiare, sudando e bevendo diciotto aranciate? Almeno il sei politico quella str…della Prof. me lo doveva dare…. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di riprogrammare meglio l’obiettivo, insomma di riprovarci, facendo tesoro degli errori che reputiamo di aver compiuto nel primo tentativo. Quindi in questo caso, ci diamo un’altra chance e reagiamo, spostandoci dall’angolino del ring. Vi è anche una reazione neutra, liscia, morbida e di non dolore: non crearsi delle grosse aspettative, ma vivere in modo normale senza aspettarsi nulla di più. A questo punto, potreste pensare che questa è una conduzione della vita “light”, dove vi è l’accettazione di tutti gli eventi negativi o positivi che essa ci presenta, senza “squassarci” più di tanto ma attendendo che passi “a nuttata”. Potrebbe essere una soluzione: nessuna aspettativa, nessuna delusione, nessuna disperazione, nessuna vendetta. Con obiettivi precisi, ma senza farsi troppe illusioni. Spesso però le delusioni non passano, non riusciamo ad elaborare il lutto, qualunque portata abbia, per lunghissimo tempo e continuano a farci male come fossero appena accadute. Il marchio del dispiacere è ancora vivido e presente, la ferita non ne vuol sapere di rimarginarsi e nessuna cura, distrazione o palliativo può fare bene. Si dice che il tempo è un gran medico e cura, guarendo, tutte le ferite, si dice anche però il contrario che medico pietoso, fa piaga cancrenosa. Bel dilemma, non è vero?
Ripropongo oggi venerdì 14 Marzo 2014, questo post a mio avviso molto interessante, convinta più che mai che è molto difficile reagire alle delusioni. E’ infernale anche il solo pensiero di inghiottire il rospo senza legarcela al dito o a tutta la mano! Non ce lo aspettiamo mai il disastro, pensiamo sempre di vincere, non di partecipare, desideriamo la vittoria assoluta in tutti i settori della nsotra quotidianità, arrivare secondi o addirittura terzi è antipatico. Penso in questo preciso momento a chi è secondo nelal vita, o a chi sta in mezzo, a chi non vince mai, a chi pur avendo progetti ed idee pazzesche non riesce a realizzarle! ma questo sarà un altro tema, un altro post, ora vado a vedere come reagirò io stessa a fare la mia camminata al freschino. In genere vado più tardi, ma stamane aspetto visite e anticipo! Poi vi dirò. A propostito, voi come vi comportate nei nefasti casi di cui sopra?