Come ricordero' quel trasloco da Ambilly a Varsavia, con le bimbe piccole.

Creato il 08 aprile 2013 da Valeskywalker @valeskywalker
Nei giorni antecedenti l'arrivo dei traslocatori, il foglio elettronico con l'elenco di chi fa cosa ha iniziato ad allungarsi esponenzialmente: piu' cose venivano fatte e colorate in verde, piu' se ne aggiungevano nuove da fare in rosso.
Il piano strategico prevedeva che io sarei arrivata a Varsavia con le bimbe qualche giorno dopo il Senator, il quale sarebbe giunto guidando la nostra auto e avrebbe atteso l'arrivo dei traslocatori. Cosi' alla vigilia del trasloco ho portato la Viatrix in Italia dai nonni con la trunki, stipata del minimo di vestiario e corredo necessario per i giorni successivi, quella stessa trunki che sarebbe stata uno dei due bagagli a mano del nostro biglietto madre + bagaglio a mano +bagaglio a mano +1child +1infant+ passeggino.
Al ritorno su al paesello francosvizzero ho avuto il tempo di un pranzetto di saluto con l'amica nuova che mi ha regalato questo posto e poi e' giunto il momento di iniziare a giocare, che il gioco se non duro si e' fatto pero' vero.
Il trasloco di per se' e' stato rapido e indolore: Alec&Marek e i loro colleghi altrettanto giganti, si sono presentati alle 8 del mattino di sabato con decine di scatoloni da montare, km di scotch e rotoli di carta a bolli e sono ripartiti 9 ore dopo con due camion carichi di tutti i nostri mobili e possedimenti materiali. Chiedere ai traslocatori di non mescolare le macchinine con le formine con i cubetti con gli animaletti etc, sarebbe stato pretendere troppo, e quindi mi sono auto arruolata per il mestiere di separare tutti i giochi in decine di buste trasparanenti per congelare alimenti, messi poi dentro gli scatoloni che mi ha regalato una amica di Ginevra traslocata da Lima.
Cosi' quando l'altro giorno ho portato gli scatoloni piegati al bidone condominiale della differenziata, non ho potuto fare a meno di trovare divertente che qualche vicino di chiedera' dove sono i nuovi vicini peruviani.
Ho passato l'ultima notte nel nostro nido francosvizzero insieme a Meraviglia, dormendo per terra sulla moquette con  un sacco a pelo, in uno spazio vuoto di ogni mobile e pieno solo di ricordi.
Mi sono svegliata presto, piena di dolori che non sono piu' cosi' giovane per fare ste bravate, e ho passato la domenica a pulire casa, che lunedi si sarebbe verificato lo stato dei luoghi, una procedura che in teoria dovrebbe tutelare il proprietario di casa da inquilini che avessero divelto muri o scassato apparecchiature elettrodomestiche durante il periodo di locazione, e invece si trasforma in una situazione assurda per cui ti viene trattenuta la caparra versata al momento del contratto perche' nei cinque anni in cui hai vissuto in questa casa hai camminato sul pavimento, appeso quadri alle pareti, utilizzato la vasca, girato le manopole dei lavandini etc.
A meta' pomeriggio  di pulizie, mentre Meraviglia giocava con lo scottex e le spugnette, mi sono resa conto che anche se fossi sata capace di far specchiare quella casa, tanto la tizia dello stato dei luoghi avrebbe comunque avuto da ridere su qualcosa, non valeva la pena uccidermi di fatica.
Ho salutato la mia vicina francese, la prima persona che mi ha accolto quando arrivai cinque anni prima: sotto una pioggia battente che non faceva per nulla rimpiangere di partire, mi ha dato uno strappo al tram ginevrino, per arrivare a casa di amici che mi hanno accolto con il calore della compagnia, le vitamine del primo pasto non a base di pizza nelle ultime 48 ore e un comodissimo divano letto.
Sono ripartita al mattino, sempre sotto la pioggia battente, con Meraviglia aggrappata nell'Ergo, verso quella che non era gia' piu' casa, ma un contenitore vuoto. La tizia dello stato dei luoghi e' stata implacabile come prevedevo e lunghissima. Ha contato ogni puntino di microscopico segno di uso ..e intanto il mio treno che doveva partire in 5 ore diventava treno tra 4 ore, tra 3 ore, tra 1 ora...insomma  la tizia continuava a trattenermi senza offrirmi ne' un passaggio ne' comprensione per la mia necessita' di non perdere il treno per tornare in Italia a un ora decente della sera, alla fine sono dovuta letteralmente correre via, con Meraviglia nell'Ergo davanti, lo zaino sulla schiena, e un sacchetto del supermercato con dentro arrotolato il sacco a pelo e lo zerbino (dimenticato dai traslocatori, usatissimo ma sai com'e', e' il valore sentimentale). Ho preso la targhetta dalla buca delle lettere coi nostri nomi e sono corsa all'autobus, nemmeno il tempo di voltarmi indietro a guardare ancora una volta l'altalena su cui hanno giocato le bimbe. Niente.
Autobus perso. Il prossimo in mezz'ora.
Se perdo il treno arrivo giu' dai miei alle otto e mezzo anziche' alle sette e sono stanca morta.
E non ho nemmeno abbastanza formula per Meraviglia per farla arrivare fino alle otto e mezzo.
Non posso chiamare un taxi perche' ho finito il credito sul cellulare e non posso ricaricare con la carta di credito francese perche' ho chiuso il conto.
Il Senator mi ha lasciato come sempre molti piu' soldi di quelli che mi servono per emergenza che non si sa mai. 
Questa e' un emergenza.
Vedo una limousine dell'Hotel Kempinski arrivare nel senso opposto.
Mi sbraccio per bloccarla.
Si abbassa il finestrino dell'autista.
Scusi, ho perso l'autobus e devo assolutamente prendere il treno alla stazione di  Ginevra per andare in Italia, se non e' di fretta mi darebbe un passaggio, le do 50 franchi (anche un taxi vero mi sarebbe costato cosi', ho pensato che era una buona offerta)
Gliel ho chiesto quasi in lacrime.
La porta dietro si e' aperta.
E fu cosi' che in piovoso giorno di fine marzo 2013, per la prima volta entrai dentro una limousine: con uno zaino sulle spalle, una figlia aggrappata nell'Ergo e un sacco del supermercato con dentro uno zerbino e un sacco a pelo.
Nemmeno 20 minuti dopo in stazione, ho ringraziato che esistano ancora i telefoni pubblici cosi' ho avvertito l Senator di esser ancora abile, arruolata ed in viaggio verso nostra figlia grande.
A meta' viaggio mi e' colato mezzo litro di sangue dal naso e mi sono messa la faccia dentro un pannolino di Meraviglia per tamponare, dopodiche' quando ho smesso di dipingermi di rosso mani jeans e testa della figlia, ho ripulito le suddette superfici con le salviettine per il cambio.
In tutto cio' i miei 3 vicini di posto con cuffiette e i-phone non si sono accorti di nulla, come se fosse normale stare accanto a gente insanguinata dalla testa ai piedi. 
Infine, ho condiviso la frustrazione dei pendolari sull'Ic per Livorno da Mi Centrale delle 17.05.
E mi sono ricordata delle pozze di lacrime che facevo a Rogoredo la sera, quando aspettavo il treno per tornare a Pavia dopo la pratica nello studio figo di Milano. Meno male che quei tempi furono brevi relativamente all'arco della mia vita e non torneranno mai piu'.
Sono arrivata dai miei e dalla Viatrix con il ritardo di trenitalia previsto, ufficialmente senza casa, gia' partita e non ancora arrivata.
Due giorni di famiglia e Italia e poi avremmo affrontato in convoglio mammafiglie la seconda parte del viaggio ovvero l'inizio di questa nuova avventura.
fine prima parte - continua


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