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Come rifiutare delle richieste: riprendiamoci il nostro spazio vitale in poche semplici mosse

Da Silvestro

A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma.

Come rifiutare delle richieste: riprendiamoci il nostro spazio vitale in poche semplici mosse
Non occorrono molti calcoli per rendersi conto che nella vita quotidiana sono in stragrande maggioranza i casi in cui si deve dire di no rispetto a quelli in cui si può accettare qualcosa o qualcuno; quindi è opportuno organizzare un piano d’azione per gestire le occasioni in cui si deve avanzare un rifiuto. Immaginate una bella dona attorniata da un gruppo di spasimanti: potrà dire di si a tutti? Certamente  no. Dovrà scegliere, fra i tanti, l’uomo che più risponderà ai suoi gusti in fatto di prestanza, intelligenza o bellezza. Agli altri sarà dunque costretta a negarsi, a dire di no.

Lo stesso può dirsi in ambito lavorativo: pensiamo per esempio ad un uomo d’affari che si trova a dover scegliere tra diversi concorrenti per un posto in azienda; non diversamente dalla donna vista in precedenza , dovrà dire un solo si contro molti no. Come si può rifiutare allora senza correre il rischio di esser tagliati fuori?

Cominciamo col considerare l’effetto che il rifiuto ha su di noi: nel migliore dei casi rimpiangiamo di non aver potuto fare quello che volevamo, nella peggiore delle ipotesi proviamo rabbia, rancore, risentimento verso chi ci ha negato la possibilità di realizzare quello che volevamo, magari anche ferendo il nostro amor proprio. Va allora rilevato come la reazione sia da imputare esclusivamente a come il rifiuto viene posto : saper indorare la pillola a chi deve trangugiarla è solo questione di tatto e di preparazione.

Il saper avanzare richieste serve a comunicare i nostri bisogni e le nostre aspettative; in modo assolutamente speculare, il rifiutare dà informazioni chiare su di noi e sulla nostra disponibilità.Vediamo allora qualche piccola regola con esempi pratici, così da poter imparare ad adottare il comportamento più idoneo in situazione analoghe in cui si pone il rifiuto.

1) Eliminare il “no” dal vostro vocabolario

Riflettete un momento: se dite un no secco, troncate ogni possibilità di proseguire, tutto si blocca, mentre, se usate al suo posto un semplice “non”, automaticamente occorrerà qualche parola a completamento almeno della frase, dell’espressione, magari con la possibilità di proseguire ulteriormente e di negoziare. Anche un bambino è disposto ad accettare un diniego se questo gli viene spiegato, se lo si convince, figuriamoci u adulto, con tutte le esigenze proprie di una personalità ormai affermata.

2) Lasciare sempre aperto uno spiraglio per una ripresa di contatto, magari per un altro tipo di rapporto

Nessuna relazione umana può sopravvivere quando entra in gioco il malcontento e sarebbe molto poco opportuno, per un uomo d’affari, per esempio, rompere con un fornitore o con un cliente, poiché questo si ripercuoterà su tutti i successivi contatti con effetti assolutamente negativi, semmai un giorno la posizione di forza si dovesse invertire ( il sapersi negare è dunque importante non solo per motivi di tatto ed educazione, ma anche per convenienza).

Se poi trasferiamo il dibattito dal campo d’affari a quello dei sentimenti e degli affetti, la sensibilità si acuisce e lo “spiraglio aperto” è d’obbligo, perché emozioni e sentimenti non possono essere costretti in limiti precisi, rigidi: per loro natura comportano implicazioni e complicazioni e chiudere tutte le porte significa perdere la partita e non poterla, forse, riaprire mai più.

3) Preparare il terreno quando si prevede di dover dire di no

Trovarsi, o far trovare altri di fronte ad un rifiuto è come finire contro un muro: se siamo preparati potremo almeno mettere le mani avanti per attutire il colpo. Se qualcuno o qualcosa ci avverte di cosa potrà accadere, la situazione sarà meno dura da affrontare e soprattutto, mancando l’urto della sorpresa, verrà sopportata meglio. Ovviamente spetterà all’altro saper recepire le informazioni utili per capire un eventuale rifiuto

4) Tecnica del disco rotto

Quando rifiutiamo una richiesta e l’altro tenta di colpevolizzarci dicendo magari “Da te non me lo sarei mai aspettato!”, è importante non perdere di vista quello che si vuole, non dobbiamo cioè cedere al richiamo delle sirene dei sensi di colpa che finirebbero per farci chiedere scusa ed assecondare la richiesta In questo caso è importante non giustificare il proprio comportamento ma ripetere con calma il proprio punto di vista, ripetendo le stesse parole, appunto come un disco rotto. Questa tecnica permette di proteggersi dalla manipolazione dell’altro senza deviare dall’obiettivo che si vuol raggiungere.

Nessuno è depositario di verità assolute, tuttavia la ricorsività di alcune situazioni quotidiane che, seppur variando nella forma, sono sostanzialmente equivalenti, permette di tracciare una sorta di profilo per alcune condizioni tipo, rendendo così più facile prevedere e agire nel porre e nell’accettare un rifiuto.

Guardiamo per esempio alle situazioni sentimentali: nel rifiutare un incontro potremmo anzitutto manifestare dispiacere per quello che si vorrebbe fare ma non è possibile ( “Lo vorrei anche io ma…. “, oppure “Sarebbe bello , però…”. E’ importante tener presente che in ogni caso si devono adottare frasi finalizzate a mantenere il rapporto sul piano dell’amicizia e della comprensione, malgrado il rifiuto. Ovviamente fa eccezione la situazione in cui rimandare è inutile perché è chiaro che le cose non cambieranno: se quel ragazzo che ci ha chiesto di uscire non ci piace è inutile tergiversare, bisogna dire “no”, senza mezze misure, così da non dare adito a speranze che, deluse in un secondo tempo, diventerebbero un’offesa, una presa in giro. Meglio non alimentarle. In tutti gli altri casi s’impone la diplomazia, doverosa, per non ferire chi non lo merita.

E’ inoltre importante avere l’accortezza di non promettere quello che non si può mantenere e di non pretendere quello che non si può avere: è importante a tal proposito aver chiare a monte le aspettative reciproche, così da non dover subire frustrazione, delusione e senso di colpa, legati agli eventuali quanto probabili rifiuti.

Nel caso poi dei rapporti amicali e lavorativi, vale comunque quanto suddetto, ma va adeguato il rifiuto: ciò che conta è una motivazione accettabile che spieghi come non sia possibile accettare una proposta malgrado la buona volontà ed il desiderio di farlo. In altre parole è necessario avere l’abilità di imputare la decisione negativa alle circostanze, senza dare l’impressione di imporre la propria volontà.

Ci sono mille sfumature per esporre le nostre ragioni e dobbiamo tener presente che gli altri hanno la nostra stessa sensibilità ( o così comunque supponiamo); è importante per questo dire di no con lo stesso tatto che vorremmo venisse utilizzato nei nostri confronti.

Impariamo a rifiutare le richieste, impariamo a salvare il nostro spazio vitale senza farci trascinare nel vortice dei doveri e dei sensi di colpa, poichè i rapporti migliori sono quelli in cui liberamente si può rifiutare senza temere che l’altro si possa offendere o senza aver paura di perderlo: quelli sono i rapporti sani.

(Ultimo articolo pubblicato “Se voglio starti vicino vicino… qualcosa vorrà pur significare!”: la prossemica e lo studio delle distanze personali”  )

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