Come risalire dal fondo del barile. (Occorrente: 1 pupa; 100 gr. farina)

Da Suster
Prendere una pupa appena sveglia.
Assicurarsi che sia dell'umore adatto al corretto conseguimento del vostro obiettivo. Potete regolarvi sul campione di umore che qui vi presentiamo:

Predisporre il materiale necessario all'operazione:
  • una mamma con l'umore dentro un barile;
  • un tavolo della cucina ingombro di attività iniziate a metà (nel nostro caso, un pc acceso, alcuni video su Anna Maria Ortese su You-tube, il maldestro tentativo appena intrapreso di realizzare una pastiera napoletana. Ma comunque, fate voi: l'importante è che non sia proprio il momento in cui speravate che si svegliasse la pupa, interrompendo il vostro fancazz... ehm... i vostri sani intrattenimenti materni);
Es.
  • necessità di trovare qualcosa da fare a lei almeno finchè avete le mani piene di pasta frolla; 
  • un pavimento non necessariamente pulito, anzi, meglio se non avete ancora passato lo straccio;
  • una macchina fotografica che state imparando ad usare, ma che non si può dire che sappiate usare troppo, anche se continuate a dare la colpa all'obiettivo (sì, vabbè);
  • la volontà di perdere un casino di tempo a scrivere un post abbastanza minchione, e spazio sufficiente sul vostro blog per pubblicare una quantità ingiustificabile di foto di discutibile qualità;
  • un piccolo banco da lavoro (non necessariamente un tavolo a tutti gli effetti; altezza media da terra: 30cm., perché una lavoratrice di circa 80 cm di altezza possa arrivarci ginocchioni);
  • un recipiente per impastare farina;
  • farina e acqua tiepida;
  • strumenti di lavoro vari ed eventuali, che possono anche essere aggiunti nel corso della lavorazione, anzi, tanto meglio se vi arrivano fulminei lampi di genio a ravvivare la stasi di un'attività per cui l'interesse tende via via a scemare.
Noi vi proponiamo qui quelli di cui la nostra pupa ha disposto:
  •  Di un fantastico set di formine per biscotti precedentemente acquistate "all'uopo" (andatevelo a cercare sul dizionario: esiste, giuro!) ;
  • del suddetto piano di lavoro su cui è stato sistemato un canovaccio e un tagliere (il canovaccio per non far muovere il tagliere mentre lei "lavo'ava");
  • di un grande mattarello che quasi non ricordavo neppure di avere in casa (da dove verrà? Mah!);
  • Di un fantastico set di... pesciolini. No, non sono sassi: sono pesciolini, non vedete? E se guardate bene c'è anche un serpente (se lo dice lei...)




A questo punto siete pronti per cominciare:
lavo'ate la pasta con grande attenzione.



Perchè il lavo'o riesca "popio peffetto" occorre fermarsi di quando in quando a contemplare la pasta, e anche a parlarle, ché si sa che la pasta ogni tanto va incitata perché dia risultati ottimali, ma soprattutto cazziata: "no' ssi fa così, eh? Eh, patta? Cosa fai lì? Fai 'a tatta'uga?"


Stabilito che la pasta "fa la tartaruga" e da quel momento in poi, il piano di lavoro sarà pieno di tartarughe, intente nelle più svariate attività, dal fare la pipì al fare la nanna, a fare "Oh-itta!" (leggi "Oh-issa!"), quindi, fate attenzione a quello che toccate e a come intervenite, se mai vi venisse in mente, nel lavoro, perché rischiereste sicuramente di spappolare o reimpastare qualche povera incolpevole testuggine. Un consiglio: lasciate fare a chi se ne intende.
Ma se proprio volete rendervi utili, potreste a questo punto inserire una variazione sul tema:

Dopo aver girato ottocentoventitré supermarket, sarete infatti riuscite a procurarvi i famigerati "coloranti alimentari", e sarà finalmente giunto il momento di provarli: impastateli con piccoli quantitativi di pasta per ottenere risultati ottimali.
Potrete anche foggiare a vostra volta delle colorate tartarughe, per quanto le vostre conoscenze blogger estremamente più ferrate di voi in pedagogia vi informino che è meglio non influenzare la creatività del bambino con invasioni di campo adulte, soprattutto nel caso in cui, come in questo, le vostre creazioni siano abbastanza scarse... no, scherzi a parte: il bambino deve sempre essere libero di esprimersi come meglio crede, senza ingerenza esterne e senza la possibilità di instaurare confronti tra i propri manufatti e quelli della mamma trentenne.
Ma siccome a voi piace da matti giocare con le mani in pasta, non riuscirete a non intervenire; e comunque la pupa apprezzerà la vostra tartaruga verde, ma non la riterrà affatto più meritevole di attenzioni nè più conforme alla sue idea di tartaruga, delle  innumerevoli tartarughe da lei plasmate finora. Meglio così.


Ma andiamo avanti.
Compiacetevi ora per il fatto di aver avuto l'accortezza di non cambiare i vestiti alla pupa al ritorno dal nido, quando l'avete trovata impataccata di tempera gialla dalla testa ai piedi, e godete della possibilità di lasciare che si pulisca con gusto le manine impiastricciate sulla candida magliettina.



Avrete intanto aggiunto un nuovo fondamentale strumento, e il vostro banco da lavoro inizia a prendere forma, un po' come la vostra pastiera, a cui intanto state lavorando sul tavolo grande...
Frugate per casa in cerca di altre fortunate ispirazioni, come per esempio... un punteruolo con una mela in cima, anche se poi la lavoratrice vi dirà trattarsi di un gatto, per quanto ancora non abbiate capito da che parte guardarlo perchè possa essere considerato come tale...


Controllate speso, e a cadenza regolare, la punta del vostro punteruolo-gatto, perché la riuscita  ottimale del "lavo'o" dipende in gran parte dal buono stato dei vostri strumenti.

Guardate ora la pupa concentratissima, e fregatevi le mani soddisfatte per essere finalmente riuscite a trovare un'attività che riesce a farla stare concentrata e impegnata per un tempo incredibilmente lungo.
Fate anche, se vi pare, melensi pensieri da madre mentre guarda il suo pupo all'opera, commuovetevi a piacere, oppure semplicemente scattate valanghe di foto tutte uguali, che poi posterete in branco non sapendo quale scegliere e quale, ahimè, cestinare, pure se le avrete scapitozzato la calotta cranica.


Siate molto attente a bucherellare coscienziosamente la pasta-tartaruga, affinché risulti porosa e gradevole alla vista.
Rallegratevi del fatto che casa vostra continua a celare ai vostri sensi mille e uno tesori, cimeli di tempi in cui evidentemente non avevate altro da fare che trascorrere serate idiote con gli amici e spendere i vostri magri stipendi in minchiate che tuttora vi ingombrano gli anfratti della suddetta casa.
Tadààààn!



Quale bambino non impazzirebbe di fonte a cotanta potenzialità ludica?
Sappiate però che pochi ombrellini sopravviveranno a questa sessione di tartarughe.
E ora, lasciate che la vostra presuntuosa tartaruga verde venga giustiziata per prima:

Viva l'Islanda!

Se vi state chiedendo dove reperire questo prezioso strumento (che mia madre usa chiamare "sa rodanza", e che io conosco solo con questo nome) posso solo dirvi che proviene da un kit di provetto-pizzaiolo, regalato al Beduino da amici burloni quando lui era impiegato, appunto, in quel mestiere, anni e anni prima che la pupa nascesse. Quindi ricordate: non buttate via niente, ogni cosa prima o poi troverà la sua ragion d'esistere.
Siete pronti?
Ecco il risultato di tanto lavo'a'e:


(Una volta finito il gioco con le tartarughe potrete riporre la pasta colorata e no in un barattolo del quale non sapevate che farvi, ma che ritenevate troppo bello (???) per essere buttato nel multimateriale, dopo averla accuratamente avvolta in pellicola per alimenti.
Così magari domani ci fate altre tartarughe...)
Nel frattempo, visto che la pastiera è in forno già da un'ora, e l'avrete pure spenta (ma non la farete vedere perché pur essendo di origini campane osserva la tradizione toscana del "brutto ma buono"), avrete ingannato il tempo realizzando un ottimo pesto di zucchine:


La ricetta ve la sarete un po' inventata, perché quelle trovate on-line avevano sempre qualche ingrediente che a voi mancava, ma dovete dire che non è venuto male. Però vi risparmierete la fatica di pubblicarla perché dovete ancora lavorare un poco sulle dosi (decisamente troppo aglio!)
Ecco, dovreste essere riuscite, se non ad uscire dal barile in cui vi trovavate, almeno ad alzarvi in piedi ad un'altezza sufficiente da riuscire a sbirciare fuori, se non proprio dall'orlo, almeno dal buco che speriamo non sia chiuso da sughero.
Se poi vi arriva il fattorino con un pacco contenente una mucchina viola di legno su ruote, allora siete proprio fuori barile.
Nel caso non siate riuscite ad uscire dal barile, malgrado abbiate seguito passo passo questo utile tutorial, forse c'è qualcosa che non va nella vostra connessione.
Tornate al punto 1 (umore di pupa).

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