Come rompere il Governo: scambiare Parlamat con Draghi alla UE, e bombardare la Libia

Creato il 28 aprile 2011 da Iljester

Berlusconi a volte ci è e ci fa. Non ci sono dubbi. Quando se le merita, personalmente non mi tiro indietro. Perché ci sono decisioni politiche che non sono considerate accettabili e la cui natura rischia peraltro di fratturare la maggioranza e prestare il fianco del Governo agli attacchi strumentali dell’opposizione. Che non aspetta altro che queste briciole di maretta per strombazzare i suoi attacchi.
Io mi chiedo: dove sta il vantaggio dello «scambio» tra Draghi all’UE e Parmalat ai francesi? Fino a ieri stavamo paventando l’uscita dall’UE che non ci garantisce contro l’ondata degli immigrati, inondandola di critiche sulla sua proverbiale inefficienza. E oggi pensiamo di piazzarci Mario Draghi? Fino a ieri facevamo gli indignati perché i cugini francesi si stavano allegramente pappando le nostre aziende strategiche (tanto da inventarci norme ad hoc per impedirlo) e oggi scopriamo che è strategico creare gruppi franco-italiani?
Qualcosa non torna. E Berlusconi qualche volta fa mosse un po’ troppo avventate. Mosse non ragionate; mosse capaci di creare situazioni di intolleranza e tensione all’interno della maggioranza. Come puntualmente è stato. A Il Giornale dicono che sia stato Tremonti ad arrabbiarsi per Draghi e Lactalis, «fino a ispirare alla Padania il titolo contro Silvio».
Che sia vero o no, una cosa è certa: la Lega si lagna e continua a lagnarsi pericolosamente. Soprattutto se mettiamo sul piatto degli accordi italo-francesi gli immigrati clandestini e la guerra in Libia, dove Berlusconi ha dato il «meglio» della sua strategia politica internazionale leggermente sclerotica. Revisione del trattato di Schengen (revisione che avvantaggerebbe soprattutto la Francia e i paesi confinanti con l’Italia, perché Schengen con i paesi africani non c’entra un piffero, e i clandestini dal mare arriverebbero con o senza il trattato), con la possibilità per i paesi europei di operare i controlli alle frontiere quando vi siano situazioni di emergenza, al quale è da aggiungere la ciliegina sulla torta del bombardamento della Libia. Che in Italia – sappiamo – non è un’azione ben vista. I pacifinti agitano la nostra Costituzione e il noto articolo 11 Cost. (L’Italia ripudia la guerra), mentre gli altri ritengono che questa decisione berlusconiana sia un favore di troppo alla Francia, che così ottiene pure l’avallo di una delle nazioni che maggiormente hanno osteggiato l’intervento militare nel paese nordafricano.
Insomma, accordi per certi versi bislacchi che lasciano qualche perplessità. Compiacere i cugini d’oltralpe non sembra e sembrava la prerogativa di questo Governo, e i malumori della Lega lo dimostrano appieno. Dunque che fa il Premier? Qual è il suo obiettivo? Mi auguro ci sia un secondo fine politico-strategico che avvantaggi concretamente il nostro paese, altrimenti rischiamo di entrare nel caos più totale. E rischiamo soprattutto di consegnare il paese nelle mani dei vari Di Pietro, Bersani, Fini e Casini, uniti a Vendola. Una prospettiva poco allettante, in un periodo assai delicato per l’Italia, in bilico tra una democrazia sotto tutela giudiziaria e le reviviscenze staliniste delle epoche passate.


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