Come sa di vegemite lo toast altrui

Creato il 17 maggio 2011 da Albino

(In sottofondo: Rullo di tamburi)

And the winner is….



Ta-daaaaan!

Ebbene si, me ne torno in Australia, a Sydney questa volta. I motivi credo di averli elencati piu’ o meno tutti nei post precedenti, e immagino che gia’ prima che io scriva niente sia abbastanza ovvio il perche’ di questa scelta. Ma andiamo a vedere i dettagli, ora che abbiamo scoperto le carte.

Innanzitutto, diciamolo: volevo (e dovevo) tornare in Australia, per una serie di motivi legati alle mie vicende personali. Se non fossi tornato, nel 2013 il mio visto di residente sarebbe scaduto. Cosi’, invece, nel giro di qualche anno avro’ la possibilita’ di diventare cittadino aussie, se lo vorro’. L’idea di avere il doppio passaporto non mi fa schifo.

Poi c’e’ un aspetto lavorativo, remunerativo, e naturalmente legato al fatto che l’Australia e’ un paese meritocratico che funziona “all’anglosassone”, come ho piu’ volte scritto su questo blog. Mi riempie di gioia sapere che non lavorero’ in un posto dove si va avanti per eta’ come in Giappone, o a suon di leccate di culo come in Italia.

E qui vi chiederete: ma perche’ non gli Stati Uniti, a questo punto? Non so, tanto per fare una nuova esperienza. In effetti, posti come San Francisco non suonavano male neanche a me. Beh, ma se dobbiamo ragionare dal punto di vista delle opportunita’ e dello stile di vita, qual e’ il paese che ne offre di piu’? Quello in cui o sei ricco o sei povero, o quello in cui il 90% della popolazione e’ classe media, con il suo bel lavoro e la sua casetta? Quello in cui il welfare e’ privato o quello in cui ti riattaccano le dita anche se sei nullatenente? Quello in crisi economica o quello che cresce del 5% all’anno anche in periodi di crisi? Quello invaso da clandestini e in cui la gente gira armata, o quello con la disoccupazione al 4% e virtualmente non c’e’ nessun clandestino?
Cioe’, dai.

Se poi vogliamo guardare alla mia carriera, l’Australia e’ uno dei pochi Eldorado rimasti per gli ingegneri, soprattutto per quelli specializzati come me. In Australia l’ingegnere e’ un mestiere in cui c’e’ moltissima offerta e relativamente poca domanda: il massimo per ottenere condizioni lavorative favorevoli. Poi il mondo del lavoro da quelle parti e’ rilassato, la gente e’ cordiale, no worries mate. Soprattutto per chi viene dal Giappone come me, e’ una figata sapere che la tua prossima azienda non ti togliera’ mezza giornata di paga se arrivi un minuto in ritardo.

Quindi, mi son detto, Australia sia. E ho deciso per Sydney proprio per i motivi che ho elencato nei post precedenti. Ma visto che siamo qui per riassumere la situazione, ecco che vi sfoggio una bellissima tabella esplicativa.


A Sydney c’e’ il clima che voglio.
Dicono, ma non so se sia vero, 300 giorni di sole l’anno, con un inverno le cui minime viaggiano intorno ai +7, +8, nei soli mesi di giugno, luglio, agosto. Ma praticamente, piu’ che di un inverno si tratta di un lungo autunno seguito da una lunga primavera, e poi naturalmente una lunghissima estate. Il clima che volevo lo si trova in due citta’ Australiane: Perth e Sydney. Solo che Perth e’ troppo lontana da tutto, percio’ l’ho esclusa a priori. Il resto o e’ troppo freddo per i miei gusti (Melbourne poi ha un clima assurdo, chi c’e’ stato lo sa), oppure manca l’inverno come da Brisbane in su. Un clima splendido quello di Brisbane, diciamolo, roba quasi da Rio de Janeiro, forse il migliore del mondo, ma alla lunga, ripeto, andare al lavoro in maniche corte stanca.

A Sydney c’e’ spiaggia vera. Non come a Brisbane, in cui devi fare un’ora e mezza di macchina per vedere l’oceano. E, cari lettori, stiamo parlando di perle come Bondi beach, una delle spiagge piu’ famose del mondo.

Sydney ha la dimensione che cercavo. Ovviamente non e’ Tokyo, di questo bisogna farsene una ragione. Tokyo e’ una delle capitali del mondo, uno dei punti di riferimento come Londra o New York. Ma dopo queste big three, ci sono altre metropoli che spiccano nel mondo. Citta’ come Roma, Parigi, Berlino, Rio de Janeiro, Shanghai, Seul… e, naturalmente, Sydney. Un posto cosmopolita, proiettato al futuro, con un’area urbana di cinque milioni di abitanti, praticamente la popolazione dell’area metropolitana di Roma (o della Regione Lazio, non ricordo).

Ripeto: non si puo’ fare un confronto con la Metropoli Tentacolare. Mettiamola cosi’: ho sacrificato qualche decina di milioni di persone in nome di sole e di mare, di stile di vita e di natura.

Ma tenetevi forte, perche’ la data del trasloco e’ veramente vicina. Intorno a fine giugno, se tutto va come deve andare. Spiegazioni su questo e altri dettagli tra cui le ultime vicende lavorative giapponesi, naturalmente, nei prossimi episodi.



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