Di Giuseppe Timpone il 10 ottobre | ore 16 : 17 PM
Quella che è stata definita la coppia Sarkel, ossia il duetto formato dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente francese Nicolas Sarkozy, si è incontrata ieri, per discutere sulla crisi dell’Eurozona, in particolare sul nuovo meccanismo di funzionamento dell’Efsf, il Fondo europeo di salvataggio per gli stati in crisi.
Ma ancora una volta saranno rimasti piuttosto delusi coloro che si attendevano una proposta definitiva, come ricetta per la crisi. Ed è stato lo stesso Sarkozy ad ammettere che di proposte concrete se ne parlerà a fine mese, a ridosso del vertice del G20, trattandosi di un pacchetto completo.
Certo, si sarebbe concordato sulla necessità di modificare il Trattato dell’Unione, al fine di adattarlo alle nuove esigenze. Così come i due leader hanno convenuto sulla necessità di integrare gli stati dell’Eurozona maggiormente da un punto di vista politico, con l’istituzione di un commissario ad hoc, che dovrebbe seguire gli stati che riscontrassero maggiori problemi nel raggiungimento dei target di politica fiscale.
E, tuttavia, sul punto più importante, ossia sulle modalità di ricapitalizzazione delle banche, nulla è stato concretamente deciso, se non altro, perchè i due hanno idee molto diverse sul da farsi. Sia il capo dell’Eliseo che il cancelliere si sono trovati d’accordo con l’idea che le banche debbano essere sostenute nella loro opera di ricapitalizzazione, che consentirebbe all’economia di continuare a godere di liquidità sufficiente. Ma la Germania è contraria all’utilizzo del Fondo europeo per finalità di sostegno a soggetti privati, come lo sono le banche, mentre la Francia, alle prese con il caso Dexia, è molto più possibilista.
Insomma, Merkel e Sarkozy si sono limitati a reclamare maggiore integrazione politica, ma di misure efficaci immediate non ve ne sarebbe l’ombra. Su un punto i tedeschi sono stati chiari: la Germania chiede che il sistema di voto interno alla BCE sia modificato, prevedendo una ponderazione sulla base delle quote di capitale apportate da ciascuno stato. Insomma, il voto tedesco non può valere quanto quello del Lussemburgo.