Essendo un genere di nicchia, le case editrici italiane non puntano molto sul romantic suspense italiano, ma come abbiamo ormai imparato è proprio nelle nicchie che gli autori autopubblicati devono essere capaci di introdursi se vogliono avere successo. Per questo ho chiesto a Loredana Conti, autrice di “I nomi delle rose selvatiche”, già nostro ebook in adozione del mese, di spiegarci meglio cos’è e come si scrive un romantic suspense. Certa che le altre aspiranti scrittrici troveranno diversi consigli utili da cui lasciarsi guidare.
Come e perché ti sei avvicinata a questo genere?
Veramente per caso. “I nomi delle rose selvatiche” l’ho cominciato a scrivere quindici anni fa. Lo sospesi per motivi vari. Quando l’ho ripreso ho pensato quindi di completarlo rendendolo adeguato ai tempi: sembra incredibile, ma in quindici anni è cambiato il mondo.
Ci racconti un po’ dei tuoi libri? Oltre a “I nomi delle rose selvatiche”, hai scritto anche una serie?
Ho un filo conduttore. Un’idea. Desidero parlare di reincarnazione, karma, responsabilità individuale, crescita, evoluzione. Perché sono gli elementi che rendono sensata la nostra vita, anche davanti al non-senso. Anche davanti a eventi che ci travolgono. La motivazione che mi spinge a scrivere storie leggere, perché non sono certo capolavori Dostoevskijani, è tentare di comunicare questi concetti, che sono fondamentali, che regalano equilibrio, che donano forza, in un modo accattivante. Quindi anche attraverso un bacio rubato, o un battito di ciglia.
Come mai hai deciso di pubblicare esclusivamente su Kindle?
Mi è sembrata la soluzione più semplice. Purtroppo non ho tempo ed energie per mettermi nel giro delle case editrici.
Qualche consiglio da dare alle aspiranti scrittrici di Romantic Suspense?
Sviluppate empatia. I personaggi parleranno da soli. Mi viene rimproverato da alcune amiche di limitare a poche righe le parti angoscianti, con il respiro sospeso. Ma il problema è che mentre scrivo, io vivo gli eventi e prima mi tolgo dalle situazioni di pericolo e di dolore meglio sto. L’esercizio dell’empatia aiuta anche nella vita al di fuori dei romanzi. Infilarsi nelle scarpe altrui ci racconta quanta fatica fa chi ci sta di fronte, anche quando lo vorremmo strozzare, trasformando quell’emozione negativa in un abbraccio animico.
Quale ingrediente non deve mai mancare?
L’amore che vince su tutto, condito da passioni a volte esagerate (non sempre quello che ci fa battere il cuore in un romanzo ci farebbe felici nella realtà): gelosia, tormenti, attrazione fisica. E naturalmente un buon intreccio giallo-nero.
Si dice sempre che gli scrittori prendono spunto dalla realtà, ma esistono davvero uomini così affascinanti come quelli descritti nei tuoi libri? E come si conquistano!?
Io spero di no. Nel senso che gli uomini che tanto ci piacciono nei romanzi non sono persone facili. A volte sono anche un po’ schizzati. Bella, bellissima la passione. Ma tra un incendio che lascia alberi sterili e un fuoco di camino che scalda per tutta la vita, cosa scegliereste?
Io non mi lascerei affascinare dai miei personaggi. Tuttavia li posso sognare. Fino a che restano in quell’ambito non fanno danni: la sfera sentimentale percepirà solo l’aspetto intrigante di questi principi neri.
Nel caso tuttavia ne incrociassimo uno, dopo esserci fatte un bel segno della croce, l’unica cosa che possiamo fare per conquistarlo è un bel lavoro su noi stesse, che ci renda indipendenti, forti, autonome. Felici anche da sole. Piene, anche da sole. Ci correranno dietro loro. Parola mia.