La storia è ambientata in piani temporali differenti che si alternano per fortuna in modo chiaro, con tanto di data all'inizio, e si svolge a Aurora nel New Hampshire, con qualche puntata a Concord, dintorni e New York. Nel 2008, il giovane scrittore di successo Marcus Goldman si reca a Aurora per scoprire chi ha ucciso Nola Kellergan, ragazza di quindici anni scomparsa nel 1975, il cui cadavere è stato scoperto nel giardino della villa di Harry Quebert, anziano scrittore di successo che è stato insegnante, pigmalione letterario e amico di Marcus, che viene accusato dell'assassinio. Gli altri personaggi sono abitanti della cittadina, padre e amici di Nola, poliziotti, tipi loschi e ragazze ingenue. Marcus viene a sapere che nel 1975 Harry, trentaquattrenne, ha avuto una relazione con Nola, un amore impossibile e totale. Con una serie di contorcimenti che si fanno frenetici verso la fine, la vicenda cambia continuamente prospettiva e ogni fatto si ribalta, con l'intenzione di spiazzare il lettore e costringerlo a rimanere incollato al romanzo fino all'ultima delle 779 pagine nell'edizione cartacea. In un'intervista l'autore ha affermato che con questo libro mirava a ottenere sui suoi lettori lo stesso effetto che ha avuto su di lui la serie TV Homeland: Vedi una puntata, poi un’altra, poi cominci a fare delle stupidaggini tipo vederne quattro di fila di notte così il giorno dopo non riesci a lavorare... La mia ambizione era ottenere lo stesso risultato con un libro. Io confesso che verso la fine ero talmente stremata che chiunque avesse ucciso la povera Nola mi pareva un benefattore, e al momento dovessi dire il nome dell'assassino farei fatica a ricordarlo. Non dico una parola di più sulla trama, e passo alle osservazioni generali.
La prima è che in questo libro è impossibile mettere in atto la famosa "sospensione di incredulità" in quanto è impossibile credere anche a una sola parola che vi è scritta, sostanzialmente per due motivi: si vede che è costruito a tavolino dosando gli ingredienti dalla prima pagina all'ultima, e storia e personaggi sono talmente inverosimili che anche il più bendisposto dei lettori si scoraggia. Per il primo punto, ce la sbrighiamo in fretta notando che è ambientato negli Stati Uniti (gran mercato per i thriller!), ha al centro una delle fissazioni più pervasive della fiction americana cioè la pedofilia, è disseminato di tic e ingenui snobismi tipicamente USA: p.e. i protagonisti - compresa la quindicenne innamorata - si dilettano di opera lirica, abbondano la metaletteratura e consigli di scrittura che piacciono sempre, i personaggi vomitano quando devono dimostrare di essere scioccati, insomma sembra di essere in un serial statunitense. Per il secondo, non ho neanche voglia di stare a analizzare i personaggi. Basti dire che per dimostrare che quello tra Nola e Harry è un grande amore, i due si ripetono a vicenda in continuazione ti amo da morire, e la quindicenne ribadisce: non ho mai amato così tanto, e qui possiamo crederle senz'altro. Nola, poverina, è un personaggio talmente insensato che fa persino pena pensare al numero di capriole cui lo costringe l'autore; e ciononostante rimane assolutamente sfocato. Cura il suo amato come una mamma ansiosa, gli fa da mangiare, lo accudisce e rilegge quello che lui scrive ripetendo è bello! è meraviglioso! (e a giudicare dai brani riportati rimane qualche dubbio sulla sua capacità critica) mentre lui ha l'ispirazione (giuro).
Mi ha colpito (ma questa non vuol essere una critica, è solo un'osservazione) il modo in cui sono rappresentate le madri: la parodistica, grottesca madre ebrea di Marcus; l'intrigante, isterica, interferente, arrampicatrice, stupida, avida (con doppia capriola finale) madre di Jenny, e, in absentia, la perfidissima madre di Nola (con triplo salto mortale anche lei). Parodistica risulta anche la figura dell'editore di Marcus, Barnaski, con la sua mania dei ghost writers, i suoi anticipi milionari e le sue piratesche strategie di marketing, e qui salta fuori il discorso più irritante, o divertente, a seconda dei punti di vista. Divertente per involontario umorismo: perché il modo come è presentato lo scrittore, anzi gli scrittori, è a dir poco caricaturale. Sia Harry che Marcus a un certo punto della loro vita decidono di scrivere un grande romanzo. Proprio così. Vanno a passare qualche mese in New Hampshire con questo intento, e entrambi naturalmente ci riescono, almeno in apparenza.
L'unico valore riconoscibile è quello economico: il numero di copie vendute, l'anticipo, il guadagno, e non parliamo di bruscolini ma di milioni di dollari (l'anticipo di Barnaski a Marcus). E il successo: ma davvero a New York fermano gli scrittori di un unico libro al Central Park per fargli i complimenti, o si siedono al loro tavolo per chiedergli notizie del prossimo libro, annunciato ma non ancora uscito? e i benzinai li riconoscono da una quarta di copertina? E gli abitanti di Aurora sono così scemi che, saputo che un'abitazione locale è stata affittata da uno scrittore, danno per scontato che sia un grande scrittore famosissimo e ne fanno una delle glorie locali? Insomma, siccome l'ironia non alberga in queste pagine, alla fine tutto pare un'enorme parodia.
Per non parlare delle incongruenze, o ingenuità, se vogliamo essere buoni. Qualche piccolo esempio. Massima cura di Harry e Nola è non far scoprire la loro relazione che sarebbe uno scandalo per la minore età di lei, ma passano una settimana in albergo a Martha Vineyard: lì nessuno gli chiede i documenti né si insospettisce? E quando Nola è in clinica, Harry può entrare indisturbato a spiarla e lasciarle bigliettini sul cuscino. O la collanina perduta che salta fuori all'ultimo momento in puro stile CSI... ma non voglio infierire, perché l'autore implicito che ne viene fuori, cioè Joël Dicker medesimo, alla fine risulta simpatico, uno che si impegna allo stremo per scrivere il best seller seguendo tutti i trucchi e i tic che ha studiato diligentemente (e ci è riuscito infatti!), ma non ha pelo sullo stomaco, è trasparente.
La bella traduzione è di Vincenzo Vega.
Avrei ancora da dire moltissime cose (ho preso una marea di appunti mentre leggevo) ma mi accorgo che ho scritto veramente troppo su questo libro. In una cosa sono d'accordo però con l'autore: si può sempre scoprire qualcosa di nuovo ripensando al passato. Scoprire verità dopo trenta, cinquant'anni, che rivoluzionano il punto di vista, cambiano tutto, la storia come le storie. E quasi mai in senso positivo.