Un bambino di 8 anni è stato prelevato da scuola e portato in commissariato per difendersi dall'accusa di apologia di terrorismo, la vicenda è accaduta nella civilissima Francia.
Ahmed ha otto anni, vive a Nizza e frequenta la CE2, classe corrispondente alla nostra 3a elementare.Pare che abbia dichiarato in classe di "stare con i terroristi e contro le caricature". In realtà pare anche che sia stato incalzato dalla maestra a dirlo, e che sia anche stato apostrofato dal direttore in un'altra occasione. Può un bambino di 8 anni essere arrestato? No. Può capitare però che vengano denunciati i genitori per le conseguenze delle azioni del figlio, in questo caso delle parole del figlio. Queste notizie arrivano alla gente come un: " Attenti a quello che dite in casa, i vostri figli potrebbero dirlo poi a scuola e voi potreste venir denunciati". Queste notizie mirano a indirizzare, anche forzosamente, l'opinione pubblica. Abbiamo idea delle conseguenze sociali della paura?Il CCIF (Collectif contre l'islamophobie en France) riporta una frase del direttore della scuola (confermata dall'avvocato) senza però riportarne la fonta detta al bambino mentre giocava: «Smetti di scavare nella sabbia, non troverai certo una mitragliatrice per ammazzarci tutti».http://www.islamophobie.net/articles/2015/01/28/ahmed-huit-ans-apologie-acte-terrorisme
Pare inoltre che il minore sia stato anche minacciato di morte dalla maestra che ha usato queste parole queste parole: «Visto che ci vuoi tutti morti oggi niente insulina, così puoi provare».Questo non è un reato? Uno di quelli veri? Le parole di un bambino non possono essere un reato, per logica, e difatti non lo sono in nessun ordinamento giuridico considerato evoluto, considerato occidentale, parola usata dai media per dire di una cosa che è evoluta, eppure la vicenda si è svolta n Francia, non in Mali. Eppure qui, sotto processo c'è solo il bambino e la sua famiglia. http://www.agoravox.it/Charlie-Hebdo-e-terrorismo-bambino.htmlConcludiamo con le parole di Domenico Quirico su La Stampa:"I gendarmi che hanno così puntigliosamente condotto al commissariato il precoce terrorista (e il maestro che li ha convocati) ignorano di avere dei precursori. Non sanno che la rivoluzione siriana, poi diventata guerra civile, ha avuto come miccia proprio l'arresto di alcuni ragazzini da parte dei "mukharabat", i servizi di sicurezza del regime di Bashar Assad. Colpevoli di aver scritto su un muro "Bashar vattene" e subito addidati dai gendarmi siriani come terroristi potenziali e quindi arrestati. La domanda è: cosa ci distingue da loro, dai terroristi? Ci distinguono un sostantivo e un verbo: la capacità di distinguere, tra un terrorista e un bambino per esempio, tra la vittima e gli assassini. E l'applicare il diritto che è misura e e non la sharia della colpa collettiva"Mi auguro che gli adulti responsabili di questa vicenda, l'insegnante e i gendarmi della polizia vengano indagati quindi, non il bambino.