A lezione di scrittura da Diego Zandel: “Essere Bob Lang”
Qualche affinità elettiva tra il nostro Paris Kebab di Marco Trucco, e il nuovo libro di Diego Zandel, Essere Bob Lang, edito Hacca, lo ammettiamo, esiste. Anche se i generi letterari sono diversi — spy story per Zandel, noir di respiro europeo per Trucco — le tematiche, a sorpresa, si somigliano. E anche le ambientazioni metropolitani, con richiami a cittadine dell’area mediterranea (quella magrebina in Trucco, quella greca in Zandel), hanno un denominatore comune.
Ma quello di Diego Zandel, scrittore di origine fiumana nato e cresciuto nel campo profughi marchigiano di Servigliano, non è “solo” un romanzo.
Di più, è la nascita, la crescita e la maturità di un romanzo nel romanzo, una lezione di scrittura, un metaromanzo in cui s’intrecciano le vicende dello scrittore (Marco) con quelle del protagonista, ciò che Marco vorrebbe essere ma non è (Bob Lang). Una copertina ammiccante, con un personaggio da film anni Cinquanta, un James Bond ambientato in epoca moderna, un impiegato di banca che vorrebbe fare lo scrittore e avere una vita più avventurosa… personaggi che hanno tutti un loro spessore all’interno del libro, e che contribuiscono in misure diverse a dare una svolta alla storia e alla storia nella storia.
Ed è, soprattutto, un inno all’amore per la scrittura, un crescendo di colpi di scena e un’ottima lettura estiva. Ma non solo estiva.
La copertina di Essere Bob Lang, di Diego Zandel, Hacca edizioni
La poesia è tutta nella trama, nelle due storie che s’intrecciano e che fanno percepire il mondo “reale” più incredibile di quello immaginario. Applicando così alla lettera uno dei principi enunciati nella lezione di scrittura di cui si parlava, da uno dei personaggi-chiave del romanzo, Sebastiano Monti: “Nella vita possono succedere cose incredibili, nel romanzo no, solo cose verosimili, altrimenti ne va la credibilità della storia che racconti” (p. 182). E ancora: “Evita, se puoi i luoghi comuni. Anche se sono proprio quelli che aiutano a vendere (…). Che so, i terroristi arabi cattivi e gli occidentali buoni, oppure il contrario: gli occidentali, gli americani per primi, tutti cattivi e gli arabi buoni. È la vecchia solfa dei bestseller e del cinema americano di cassetta: indiani e cowboy, russi e americani, serial killer e investigatori. Tu evitalo. Perderai qualche lettore che prende un libro in mano solo per rilassarsi e non ha voglia di mettere in discussione le sue certezze, ma ne guadagnerà il testo” (p. 181). Un precetto, quest’ultimo, che ci sentiamo di sposare a piene mani.
La figura dello scrittore Monti è ispirata a Stefano Terra, scrittore dimenticato, purtroppo morto prima di vedere realizzato il romanzo di Zandel, presentato in questo video assieme al libro dello scrittore di origine fiumana, da un giornalista di Repubblica, Massimo Novelli.
(Pubblicato sul fu blog di Safarà Editore sotto lo pseudonimo di Erica Kofler)