Per capire questo aspetto osserviamo prima la situazione italiana.
Vi è mai capitato di imbattervi in quei tizi che si presentano con una stretta di mano decisa e vi dicono che sono schietti e diretti?
Pensate di essere di fronte ad una persona pratica, una di quelle che evitano i cerimoniali e vengono subito al punto.
Afferrate il concetto di "sincera schiettezza" solo quando il tizio si prende la libertà di rivolgervi commenti poco eleganti, rimproveri a voce alta o di esprimere giudizi taglienti nei vostri confronti secondo la sua personalissima analisi della vostra personalità.
“Non hai le palle, cazzo. Tu sei uno di quelli che proprio non ce le ha.”
E voi, se non respirate almeno dieci volte e realizzate che avete di fronte un invasato, vi ritroverete a giustificarvi e a difendervi con l'anima che vi brucia di dolore.
Tra i miei ricordi sul tema spunta il viso di qualche professore sincero e diretto che mi profetizzava il fallimento assoluto della mia esistenza, il caro istruttore di scuola guida che, anziché correggere i miei errori, cercava di capirne la ragione sostenendo che ero un demente o un ritardato; sennò per quale altra ragione ti si spegne la macchina quando stacchi la frizione?
Se ampliamo la panoramica, possiamo imbatterci in persone dirette e sincere capaci di commentare a grida e a bestemmie una partita di calcio dei pulcini, le baruffe televisive fra giornalisti che, con grande onestà intellettuale e coerenza, danno all'avversario dell'ignorante, della capra, del pivello.
E' chiaro, siamo un popolo franco e diretto ma, così facendo, tutti i giorni ci avveleniamo un po' la vita e poi a lungo andare sono ulcere, perdita di capelli, brutte rughe in faccia.
E' davvero necessario sottolineare sempre le mancanze dei nostri colleghi e amici sparandosele così in faccia per poi proteggersi dietro il pensiero: “Ma io la penso così”?
Questo aspetto del nostro carattere nazionale è stato evidenziato da Tanya, una signora messicana residente in Italia che ho avuto il piacere di intervistare.
Tanya afferma:
“Non mi piace che i ragazzi siano cafoni per essere “veri”; è un atteggiamento che li autorizza a dire di tutto a chiunque in nome della schietta verità. Decisamente non ci siamo.”
In Messico l'atteggiamento delle persone è più indiretto. Ci si rivolge agli altri con prudenza e, quando questo non succede, è proprio l'interlocutore aggredito a suggerire: “con prudencia, por favor.”
I messicani difficilmente aggrediscono gli altri con frasi acide e sincere, preferiscono avvicinarsi alla questione a piccoli passi.
A volte saggiano il terreno con alcune domande: “Cosa ne pensi di questo?”, “Cosa è successo ieri?”.
Offrono all'interlocutore la possibilità di esprimere il suo punto di vista prima di parlare. Ciò permette di capire la situazione e quindi di apportare un contributo reale al problema o al conflitto.
Naturalmente anche in Messico alcune discussioni si accendono ma non è molto comune l'ambiente da riunione condominiale.
Un altro aspetto della forma di interagire dei messicani è l'umiltà.
Quando per esempio un istruttore di palestra raccomanda un esercizio o suggerisce una correzione, non gonfia il petto tutto orgoglioso della sua sapienza e della sua inarrivabile professionalità. Il commento è sempre modesto.
Anziché dire: “Se non fai come ti dico io, sbagli di brutto.” preferiscono: “Fai così, a me ha funzionato”.
Dopo qualche mese di Messico noterete che se vi rivolgete con semplicità ad un altra persona raggiungerete il suo cuore e sarete riconosciuti, diversamente sorgerà un muro e dietro quel muro potrete consolarvi soli con voi stessi pensando di essere migliori perché diretti e sinceri: magro premio di consolazione.
Ecco quindi alcuni consigli per parlare con prudenza come i messicani
1) Dichiarate gli obiettivi del vostro discorso. Se dovete fare un ragionamento sull'operato di qualcuno, come prima cosa è meglio rivelargliene le finalità. "Ti dirò alcune cose che ti potranno aiutare a risolvere questo problema." In questo modo lo rassicurate sulla bontà delle vostre osservazioni o critiche.
2) Non fate ironia o sarcasmo. Non tutti amano le battutine e i messicani si offendono facilmente. Ironia e sarcasmo sono permessi solo con amici che li gradiscono. (Questo è un consiglio soprattutto per me)
3) Fate domande. Date modo all'interlocutore di esprimere il suo punto di vista prima di parlare. Eviterete molti malintesi.
4) Evitate i dogmi. "Si fa così", "Così no". Ci sono alcuni ristoratori italiani che sgridano i clienti che mangiano piatti italiani non rispettando la tradizione... "Ma come? Mangi il risotto con il cucchiaio? In quale porcile sei cresciuto?"
5) Esitate prima di dare consigli. Se c'è una cosa che le persone non gradiscono ricevere sono i consigli basati sull'esperienza di altri e le critiche. Consigliate e criticate solo su esplicita richiesta del vostro interlocutore.
6) Ricordate chi siete. Noi abbiamo un'idea piuttosto articolata sulla nostra identità. Parlare di noi stessi ci può impegnare anche per parecchie ore.
Fate un esperimento; affacciatevi alla finestra e osservate un passante a caso. Osservatelo bene. Ecco, per la maggioranza del mondo siamo come quel passante; anonime figure che camminano su un marciapiede.
L'umiltà è l'anticamera di tutte le perfezioni.
Marcel Aymé, Clérambard, 1950