Un elaborato sistema di crafting e tanta azione per cercare di sfondare nell'affollato panorama zombie
Un'epidemia sconosciuta bla, bla, bla... la popolazione decimata bla, bla, bla... sotto assedio su un'isola deserta. Le premesse di How to Survive sono quelle tipiche del genere zombie, coltellino svizzero per sceneggiatori senza fantasia e, a quanto sembra, apprezzatissimo pretesto per convincere il pubblico a sedersi in sala, prendere in mano un libro o impugnare il controller. Nonostante il genere mostri segni di evidente stanchezza, bisogna dire che non è certo la fatica targata 505 Games a fare da spartiacque tra ciò che è nuovo e rinfrescante e quello che invece risulta un po' stantio e sovrautilizzato. Anzi l'ora di prova che ci è stata concessa ci ha permesso di conoscere un titolo che prende molte idee già viste ma tenta di rielaborarle in una chiave in parte nuova, riuscendo a intrattenere. Quello in uscita entro il mese su Xbox Live, PSN e Steam, più avanti su eShop per Wii U, potrebbe insomma rappresentare un interessante diversivo alle imponenti produzioni tripla A per tutti gli amanti dei succhia cervelli.
L'isola
La prospettiva isometrica di How to Survive rivela solo in parte il gameplay del titolo EKO Studios. Come da regola del genere ruolistico d'azione vanno eliminate frotte di nemici, in questo caso non morti assetati di sangue, e potenziato il personaggio scelto tra i tre disponibili, raccogliendo punti esperienza e sbloccando nuove abilità. Abbey, Kenji e Jack hanno statistiche diverse che determinano velocità, resistenza, precisione e via dicendo, tratteggiando lo stile di combattimento di ciascuno.
Bisogna dire che la progressione è parzialmente comune, con determinati poteri che si sbloccano prima o dopo a seconda della scelta, e non c'è la forte connotazione che ciascuna classe propone nei capisaldi del genere. Rispetto a Diablo o Torchlight, inoltre, l'avventura è scandita da una minor quantità di elementi generati proceduralmente, che riguardano perlopiù la disposizione degli oggetti, e il loot raccolto dai cadaveri nemici o travato esplorando i livelli consiste quasi unicamente in consumabili. Ma qui viene il bello. Come ogni buon naufrago, anche il protagonista di How to Survive si risveglia privo di qualsiasi strumento di sopravvivenza, una dotazione che dovrà costruirsi passo dopo passo. Dai bastoni raccolti sulla spiaggia fino a complesse armi da fuoco e intere armature, ogni elemento del proprio equipaggiamento deve essere realizzato attraverso un semplice ma efficace sistema di crafting. Selezionato un elemento nell'inventario bastano pochi click per verificare se c'è una corrispondenza con altri, quindi se si possono combinare in qualcosa di utile. Con decine di ricette possibili la scelta non sembra mancare e non c'è nulla di gratificante come assemblare impugnatura, catena, motore, attrezzi e benzina per costruirsi una fiammante motosega.
Puntando molto del suo fascino sul senso di novità offerto da ogni nuovo fucile o strumento assemblato, sarà fondamentale una mole di contenuti sufficienti a sostenere le dieci ore di durata della campagna e le otto speciali mappe sfida. Cavalcando l'idea del superstite in balia di un ambiente ostile e sconosciuto, gli sviluppatori hanno pensato a interazioni ambientali mirate a rendere più complesso non solo eliminare i nemici, ma anche sopravvivere un giorno di più. Avversari più letali popolano le notti di How to Survive, suggerendo di accendere un fuoco o muoversi nelle ore notturne solo se dotati di torcia. Parte del proprio tempo speso alla luce del sole deve invece essere dedicato a rifocillarsi, bevendo dalle fonti e cacciando o pescando animali per mangiare, al fine di non vedere rapidamente scendere le statistiche vitali del proprio alter ego. Quantomeno nelle fasi iniziali testate, quelle descritte sono aggiunte parzialmente limitate dalla natura un po' lineare di How to Survive, però qualora la portata dei livelli dovesse aumentare, rappresenterebbero delle solida fondamenta per costruire un'esperienza di gioco valida.
Non siamo soli
Giocato da soli o in compagnia grazie alla cooperativa per due persone, online e in locale, How to Survive si distingue per un sistema di combattimento immediato, evidentemente pensato per il controller e assimilabile in pochi istanti. I menu, di stampo classico, sono costruiti in maniera semplice ma efficace. Le primissime battute dell'avventura sono accompagnate da alcune missioni a mo' di tutorial, un valido strumento anche per impostare il tono umoristico e scanzonato scelto per stemperare la violenza messa in scena, ma la sfida non tarda a presentarsi e i due livelli di difficoltà inseriti dovrebbero dare sufficiente filo da torcere a tutti.
Purtroppo non verrà inserita, almeno inizialmente, una modalità hardcore con morte permanente che avrebbe di certo fatto la felicità degli utenti più estremi. A parte queste assenze perdonabili, soprattutto per un titolo venduto ad una quindicina di euro, quello che non ci convince di How to Survive è riconducibile alla realizzazione tecnica. L'aspetto generale di personaggi, nemici e ambienti è piuttosto anonimo e già visto, ma soprattutto le animazioni e l'impatto dei colpi sui nemici sono poco soddisfacenti. In un gioco dove a fine corsa si conteranno centinaia se non migliaia di uccisioni, questo potrebbe essere un problema non di poco conto. Su PlayStation 3, inoltre, la fluidità dell'immagine non era particolarmente solida nonostante una resa visiva nella norma. Problemi che diventano più evidenti se si pensa a quanto fatto in tal senso da titoli come Torchlight 2 e The Incredible Adventures of Van Helsing, molto diversi per stile ma vicini per telecamera e ritmo dell'azione. Difetti e limiti a parte, da quello che abbiamo provato sembra comunque esserci abbastanza sostanza da rendere How to Survive un titolo da tenere d'occhio, in vista dell'uscita e quindi della nostra imminente recensione.