Come spiegare una trilogia di racconti?

Da Marcofre

Da un po’ tutte le parti si dice che il sistema migliore per interessare il lettore è spiegare la genesi della storia che poi finirà nel libro. Sarà vero?
Credo di sì, ma vale soprattutto per le storie lunghe, i romanzi insomma. Per le storie brevi… Non saprei proprio. È probabile che sia colpa mia, si tratti di un mio difetto.

Una faccenda complicata

Se ti dicessi che il racconto “La gioia che ci hanno tolto” (che trovi in: “Non hai mai capito niente”), nasce da un’immagine di una donna che riflette sulla propria condizione, mentre il marito se ne sta sul divano a osservare spot pubblicitari che commercializzano pellet… Che ne dici?
Nulla, probabilmente.
E se aggiungo che in “Cardiologia” c’è un padre che arriva da non si sa dove, con un po’ di banconote in tasca e un iPad forse rubato, come regalo per il compleanno del figlio?
Anche in questo caso, forse tu farai spallucce.

Romanzo o racconto

Perché vorresti sapere qualcosa di differente; e io quando scrivevo quelle storie non sapevo nulla.
Qui non si tratta di conservare un segreto per chissà quale paura. Il punto è che quando inizio un racconto, io ne so quanto ne sa il lettore. Potrei anche abbandonarlo. Non ho la più pallida idea di come sarà la scena seguente, e se qualcuno mi chiedesse: ma come finirà? Non sarei capace di rispondere. Lo ignoro. Se conosco il finale, perdo interesse, e credo che lo stesso accadrebbe ai lettori.
Col romanzo mi pare sia differente. Qualcosa devi sapere. Per esempio ci deve essere un’idea capace di reggere per 400/600 pagine.

Si tratta del resoconto psicologico di un delitto.

Così scriveva Dostoevskij al suo editore per interessarlo alla pubblicazione di quello che poi sarà “Delitto e castigo”. C’è già tutto, frutto di un lavoro di riflessione e studio durato settimane, mesi, e che proseguirà ancora. C’è un delitto, e un resoconto che però sarà psicologico.
Ma per i racconti?

Quella cosa chiamata popolarità

Sì, esiste un elemento che li raduna. Ormai ho spiegato che questi sono racconti per celebrare le erbacce: quelle persone lì, poco importanti. Che magari fanno notizia solo quando muoiono, e per poco tempo, perché finiscono nel dimenticatoio quasi all’istante. Ecco: per questo ho radunato tutto sotto la dizione “Trilogia delle Erbacce”. E sto cercando di rendere il tutto popolare.
Probabilmente sbaglio qualcosa, o forse no. Forse, più semplicemente, le mie storie brevi sono modeste. Oppure, tutto è chiaro a me (il progetto che c’è sotto, intendo dire); mentre la sua esposizione non lo è affatto. È per questo che mi pare difficile riuscire a piazzare meglio i racconti.
Tuttavia esiste una buona notizia: ed è che con l’autopubblicazione ogni giorno è buono per pubblicizzare la propria opera. Bisogna solo inventarsi qualcosa, ed è quello che provo a fare.