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Come superare la paura di volare: cause e trattamento di una della fobie più diffuse

Da Silvestro

A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psiologa psicoterapeuta a Roma

Come superare la paura di volare: cause e trattamento di una della fobie più diffuse
Salve a tutti, e ben ritrovati. L’articolo di oggi riprende un tema già discusso ma che in questa sede vorrei approfondire: la paura di volare e come uscirne. Anzitutto ringrazio il mio amico Riccardo che ha ispirato il ritorno a questo argomento visto che ancora una volta preferirebbe andare in Spagna a nuoto anziché prendere un aereo.

Lo so, lo so, è una paura che molti di voi definiscono stupida, ma vi assicuro che stupida non è e soprattutto non è sempre così facile da vincere, o meglio, bisogna sempre valutare il famoso vantaggio secondario che si ottiene dalla paura del volo. Ma procediamo con ordine.

Anzitutto si tratta di una vera a propria fobia nel senso che vi è una vera e propria paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazione specifici (in questo caso l’aereo, l’aereoporto, il pensiero di stare sull’aereo e potremmo azzardare anche, il senso di impotenza e di mancato controllo che ne deriva”). La persona che soffre di fobia specifica , reagisce quasi sempre con una risposta ansiosa di fronte allo stimolo fobico. Questa risposta ansiosa a volte può prendere forma di attacco di panico sensibile a quella particolare situazione con sintoni organici ben precisi quali sudorazione profusa, crisi d’ansia ricorrenti, insonnia, dispnea, nausea, vomito etc…. Questo quadro sintomatologico può presentarsi, in diversi gradienti di gravità (dalla crisi acuta ad una sensazione permanente di disagio), sia nel momento in cui il soggetto si trova nella situazione-stimolo (per esempio in aeroporto, al momento del check-in, al momento di allacciare le cinture), sia qualche tempo prima del viaggio programmato, in alcuni casi anche un mese prima, sia al solo evocare pensieri o immagini mentali che riguardino aerei, voli, altezze, viaggi. Chi soffre di questa paura teme dunque, quello che si potrebbe verificare sia prima e soprattutto durante il volo, in particolare in occasione del decollo e dell’atterraggio e quando vi sono condizioni meteo come temporali, nebbia e simili. E’ come se la persona si vedesse scorrere di fronte un film dal finale catastrofico e presta pertanto attenzione ad ogni minima informazione ( anche previsioni del tempo prima di partire) che possa confermare questo suo “presentimento”. Ma cos’è in realtà l’aviofobia? O meglio, la paura del volo nasconde in sé dell’altro? Di solito  la paura del volo non si presenta isolata: spesso si trova associata ad altri tipi di fobie, soprattutto quelle per i mezzi di trasporto, per le altezze e per i luoghi chiusi e si possono ritrovare, singolarmente o in associazione:  la paura di volare non è quindi, un comportamento isolato. La motivazione di un comportamento così diffuso è da ricercarsi sicuramente nel fatto che l’essere umano sta attraversando un periodo di grande insicurezza sociale, economica, territoriale ed esistenziale. L’istinto porta ad aumentare gli atteggiamenti di controllo, in pratica si cerca di compiere azioni direttamente controllabili dall’individuo, una situazione che però limita fortemente le persone. Andare in aereo è la massima rappresentazione del lasciarsi andare in un ambiente che non appartiene all’uomo, se si prende il treno si può sempre continuare a piedi, con la nave si può nuotare, ma in aereo è diverso. Razionalmente uno sa che se deve accadere qualcosa accade lo stesso, ma c’è una parte inconscia che a volte è difficile da controllare. Ma quale potrebbe essere la causa?

La paura di volare può insorgere in qualunque momento della vita, a volte in maniera brusca, più spesso in maniera graduale. In alcuni casi esistono, nella storia recente o più remota della persona, eventi a cui può essere fatta risalire l’insorgenza del sintomo, o a cui, se non altro, il soggetto stesso fa riferimento, come causa o evento scatenante la paura. Nel caso di un’insorgenza improvvisa spesso esiste un evento “traumatico” che viene eletto ad evento scatenante unico e assoluto. Come in ogni altro caso di esordio più o meno improvviso di una sintomatologia fobica la causa non è mai rintracciabile in un’unica situazione o evento: più spesso si assiste ad una complessa catena di circostanze che, intrecciandosi variamente con la personalità del soggetto e con le sue esperienze emozionali, si evolvono nel tempo fino alla manifestazione della fobia.

Tuttavia la causa si può anche rintracciare nell’”impronta catastrofica” che i media lasciano nel momento in cui trasmettono le immagini di disastri aerei o di dirottamenti. In quel caso è come se

il cervello assorbisse tutta la negatività della situazione per poi restituirla impietosamente sotto forma di stress post-traumatico e di aviofobia. Il ricordo dei particolari delle immagini si sedimenta infatti nell’ippocampo, una struttura cerebrale fondamentale per la memoria e strettamente connessa con l’amigdala, struttura più arcaica del cervello a forma di mandorla e centro di tutte le nostre paure. Le immagini televisivee, le notizie dei giornali o internet non fanno altro che innalzare il livello di allerta  dell’amigdala, portando la persona a vivere in costante pre-allarme che spesso può tradursi anche in aviofobia. In un certo qual modo è come se ci si dicesse “Vedi? Puoi fare questa fine, poi ti può succedere anche questo..e quest’altro ancora!”
Cosa fare? O meglio come se ne può uscire?

La psicoterapia cognitivo comportamentale è il trattamento elettivo per le fobie, quindi per l’aviofobia, e prevede l’ uso di tecniche di esposizione, come per i disturbi d’ansia. L’esposizione può differire per forma e contenuto.

Una prima forma di esposizione utilizzata è quella che avviene in immaginazione, in essa si chiede alla persona di visualizzare mentalmente la scena che genera ansia. Gli esercizi prevedono la creazione di una scala di situazioni ansiogene che verranno affrontate poi in immaginazione partendo dalla meno disturbante.

Una seconda forma di esposizione prevede lo svolgimento di simulate in studio.
L’ambiente protetto della seduta permette al paziente di sperimentarsi in diversi ruoli e situazioni (es. un colloquio di lavoro, una interazione con il capo ecc..)

Una terza forma di esposizione è quella che avviene in vivo, ovvero proprio nella condizione reale che il paziente teme. A tal proposito si possono preparare dei coping cards, ovvero dei bigliettini di affrontamento su cui il paziente riporta, con l’aiuto del terapeuta, modalità e pensieri alternativi di cui si può avvalere nel momento in cui si trova ad affrontare la situazione fobica.

Tutto questo ovviamente va a diminuire anche la messa in atto di condotte di evitamento che mantengono il disturbo, consentendo così alla persona di fare un’esperienza correttiva che l’aiuterà a superare la sua ansia.

 Il trattamento cognitivo comportamentale permette sia una riduzione repentina del sintomo, sia una ristrutturazione cognitiva dei pensieri distorti riguardo la necessità e la tendenza al controllo, il proprio valore e senso di adeguatezza. Partendo dall’analisi dei pensieri automatici, consente così di arrivare alle credenze intermedie ( valori, assunti, credenze mutuate dall’educazione, dalla religione, dalla società) e in ultimo alle credenze di base, modificando in profondità il proprio essere e i propri pensieri.

La paura dell’aereo si può quindi sconfiggere e con l’occasione si può anche fare un lavoro su se stessi prevenendo “spostamenti e migrazioni del sintomo”

E’ tempo d’estate e di viaggi in aereo, non rinunciate per paura perché in questo caso sareste voi i primi sabotatori di voi stessi.


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